20-05-2023
Elizabeth Haigh, titolare dell'insegna di cucina Mei Mei, contenuta nel Borough Market (foto meimei.uk)
Proponiamo di seguito una delle 10 Storie di Gola che arricchiscono la sedicesima edizione della Guida ai Ristoranti d'Italia, Europa e Mondo di Identità Golose, presentata lunedì 27 marzo e in continua evoluzione. Le Storie di Gola sono itinerari firmati da giornalisti o cuochi: non necessariamente insegne fine dining o trattorie ma inconsueti luoghi del cuore dell'autore, distanti dalle solite rotte
Non ho mai capito perché, tutte le volte che tornavo in Italia, amici e conoscenti mi dicevano «Quanto si mangia male a Londra?». Io, invece, ho sempre faticato a immaginare un posto dove potessi mangiare meglio. E non parlo solo di grandi ristoranti, ma dell’immensa varietà di prodotti, culture, vini, mercati, food truck, pop-up, festival… ma com’è possibile che ci sia ancora chi, come si suol dire da queste parti, didn’t get the memo? Coerentemente alla terza legge della dinamica, esiste uno stereotipo uguale e opposto. I britannici sono convinti che noi italiani non siamo forti nel fine dining: «Tell me, where should I go to eat in Emilia? Not Michelin please». Classico. Il nostro cibo è quello autentico della nonna, della tradizione, non di ricerca. Che è uno dei motivi per cui i grandi chef Italiani a Londra non riescono a mettere piede. In barba ai cliché che imperterriti prosperano dalle Alpi alla Manica, vi porto nella mia Londra. Not Michelin (o quasi). Jin Kichi (Hampstead) Molte delle mie certezze dipendono da questo piccolo ristorante giapponese ad Hampstead. È un’izakaya dove vado regolarmente da anni e dove mi sento di poter portare gourmet e amici gastronomicamente meno interessati – e tutti rimangono impressionati allo stesso modo. Da prendere gli yakitori, il sashimi dal sushi bar e gli udon in brodo. Fun fact: anche se sono passati più di 20 anni, i proprietari e buona parte dello staff parlano poco inglese. The true Japanese experience. Behind (Hackney) Se Jin Kichi è stato uno dei mie primi amori, Behind è tra i più recenti. È un ristorante stile chef’s table, 18 posti al bancone e, a lato, un tavolino speciale da quattro. Andy Beynon, il cuoco, si occupava di ricerca e sviluppo per Jason Atherton. Ha aperto Behind a fine 2020 e dopo solo 20 turni di servizio (con un paio di mesi di lockdown in between) ha ricevuto una stella Michelin. Fanno solo tasting menu ma non impegnativo – né economicamente né in termini di tempo – e utilizzano principalmente pesce povero. Three Sheets (Dalston) e Hide Below (Mayfair) Three Sheets è un piccolo bar underground di East London, a Dalston. Tende a essere buio e affollato in maniera easy e piacevole. Il nome deriva dalle tre (three) pagine (sheets) su cui sono elencati i cocktail – molto essenziali, con sapori puliti ma ben delineati. Il tocco definitivo: un sound system che spinge sui bassi. A Mayfair, invece, c’è Hide Below, nel piano interrato di un ristorante dal design spaziale (Hide) e dove il mixologist Oskar Kinberg crea drink con un gusto, a mio parere, assolutamente unico. Ordinate un Cross-Eyed Mary (tweak del bloody mary) e poi ditegli qual è il vostro liquore di riferimento e vi farà uno dei seasonal cocktail.
Zuppa di noodle di granchio di Kiln, 58 Brewer street (foto The Journal/Heather Taylor)
I Bignè della pasticceria Les Choux, 332 Ladbroke Grove, +447507117305 (foto lechouxlondon.com)
La sala di Above at Hide, 85 Piccadilly, +442031468666 (foto hide.co.uk)
Tutte le novità della Guida ai Ristoranti d'Italia, Europa e Mondo di Identità Golose
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Nato a Modena, si è trasferito a Londra nel 2007 dove prende una laurea in Giurisprudenza mentre suona pop-rock con la sua band e si mantiene lavorando come chef. Nel 2011 fonda The Upcoming, magazine culturale online di cui cura la sezione food & drinks. Non manca a un’edizione della Mostra del Cinema di Venezia dal 2001 e ne fa un vanto
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