Da bambina, non molto tempo fa visto che sto per compiere ventun’anni, la prima volta che entrai in un teatro, a spettacolo finito, incuriosita dal poter parlare con un attore perché in quell’occasione nessuno schermo ci divideva, gli chiesi cosa provò la prima volta che salì su un palcoscenico, e lui mi rispose: «La prima volta è ogni volta. Gioia, ansia, adrenalina, emozioni contrastanti che ti esplodono dentro, che ti accompagnano per tutta l’esibizione e ti lasciano una volta essa sarà terminata». E le prove? Le prove non aiutano a placare queste emozioni? «No, mia cara. Le prove migliorano la tua esibizione a livello tecnico ma le emozioni che tu provi e trasmetti la rendono viva».
Così i giorni prima di esordire sul mio palcoscenico, la sala di un ristorante perché io sono cameriera, li passai a immaginare come sarebbe stato trovarsi

La sala del ristorante della famiglia Cerea, il tre stelle da Vittorio a Brusaporto vicino Bergamo. L'autrice di questo articolo, Carlotta Cenedese, displomatasi a Intrecci, la scuola di alta formazione di sala, vi ha sostenuto uno stage dal 9 luglio al 5 ottobre 2018
dinanzi un pubblico così vasto, quanto le emozioni dall’attore citato avrebbero potuto aiutarmi a farmi risultare piccola quanto una formica.
Pensai e ripensai a quante “prove” mi sarebbero servite prima di esser pronta a salire su quel palco. Gli attori sono soliti a iniziare dai piccoli palchi di paese prima di arrivare Alla Scala. Noi giovanissimi camerieri no, noi veniamo catapultati su una grande tribuna da subito, per i più fortunati dopo un po’ di gavetta fatta a scuola con compagni di classe.
Il momento del cambio abito, quello era il momento cruciale, lì iniziavo a sentire il magone nello stomaco. Allacciato l’ultimo bottone della giacca mi dirigevo dietro le quinte, uno scambio di chiacchiere e si iniziava.
Il nostro è uno spettacolo difficile, a quattro occhi con il cliente. Non vi è un copione: pura improvvisazione. L’adrenalina ci accompagna per tutta la scena, ci rende vivi, ci fa emozionare.
Io ho sempre amato il mio lavoro perché nel bene e nel male mi continua a entusiasmare anche dopo anni. Non conosci la monotonia. Mi annoierei al solo pensiero di lavorare seduta a una scrivania dove l’unico contatto che posso avere è con uno schermo e una tastiera.
Guardare ogni giorno occhi diversi, conoscere mille culture senza prendere neppure un volo, gioire per aver reso felice un cliente e arrabbiarsi per aver fatto attendere l’altro, imbarazzarsi per quella domanda a cui non abbiamo saputo dar risposta. Mille sfaccettature diverse.
Ogni spettacolo sarà diverso dall’altro, il pubblico cambierà ogni sera, non esisteranno prove senza quest’ultimo, non vi saranno solo applausi. Imparerai a stare sul palco quando inciamperai, cadrai e ti rialzerai con classe.
Il tempo e la tenacia non ti faranno sentire più un pesce fuor d’acqua.
La cultura ti donerà sicurezza, la quotidianità allontanerà il timore e laddove vi è, la timidezza. L’umiltà ti permetterà di raggiungere “La Scala”. Ho imparato tanto dai miei clienti, l’ho fatto con umiltà, a volte sono io a scendere dal palco, mi siedo in platea, lascio a loro la scena, applaudo.
L’esperienza ti aiuta a capire chi hai dinanzi, semplicemente osservando e ascoltando, diventiamo psicologi senza una laurea. Ero una bambina quando iniziai a muovere i primi passi sul palcoscenico. Oggi, quel palcoscenico è la mia casa. Lo spettacolo si è perfezionato, le emozioni sono rimaste invariate.