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Valeria Righetti e lo Chef de Cave Dom Pérignon Vincent Chaperon (credits fotografie: Gabriele Zanon)
Il circuito dei Dépositaires Dom Pérignon, la celebre Maison di Champagne di Èpernay, ha celebrato sul finire del 2021 una serata emozianante con lo chef de Cave Vincent Chaperon accompagnato dallo chef di Maison Dom Pérignon, l’italiano Mario Fadiga per un quattro mani sensazionale con il bistellato chef di Cesenatico, Alberto Faccani.
La domanda nasce spontanea, come si può far parte di questo circuito? Abbiamo raggiunto per un’intervista Valeria Righetti, Senior Brand Manager Dom Pérignon Italia: «Il circuito dei Dépositaires Dom Pérignon riunisce alcuni tra i migliori ristoranti stellati italiani, selezionati dalla Maison perché capaci di interpretare al meglio i suoi valori e la sua filosofia. Si tratta di creatori che - proprio come il monaco benedettino nel XVII secolo - cercano con la loro eccellenza di ispirare le emozioni più profonde ed elevare ogni persona in ogni momento». Si narra che il monaco abbia pronunciato la frase: «Accorrete fratelli, sto bevendo le stelle!».
Chaperon con Mario Fadiga e Alberto Faccani
Possiamo definire Dépositaires i “custodi” di bottiglie siglate da millesimi storici, ricevendo in anteprima annate pregiate, partecipazioni privilegiate a serate o degustazioni molto elitarie. Quali sono le caratteristiche dei Dépositaires e c’è una scelta del gruppo oppure valutate delle auto-candidature? «La caratteristica comune a tutti i ristoranti Dépositaires è innanzitutto l’amore per la nostra Maison - chiosa Valeria Righetti -. Sono interpreti dell’alta cucina che vogliono essere non solo custodi, ma anche ambasciatori dello stile senza tempo e della continua tensione all’eccellenza di Dom Pérignon. I Dépositaires si lasciano ispirare da Dom Pérignon, così come la Maison si lascia ispirare dalla creatività degli chef. Un vero equilibrio tra tradizione e innovazione. La nomina a Dépositaire arriva dopo anni di conoscenza, collaborazione e stima reciproca con la Maison».
Maurilio Garola de La Ciau del Tornavento in Langa
Matteo Baronetto di Del Cambio a Torino
Carlo Cracco dell’omonimo ristorante di Milano
Davide Oldani del D’O a Cornaredo
Chicco e Bobo Cerea di Da Vittorio a Brusaporto
Dino Colantuono di Villa Fiordaliso sul Garda
Stefano Baiocco nell’attiguo Villa Feltrinelli
Nadia e Giovanni Santini di Dal Pescatore a Canneto sull’Oglio
Giorgio Damini di Damini e Macelleria Affini ad Arzignano
Massimiliano Alajmo a Le Calandre nel padovano
Alberto Faccani del Ristorante Magnolia a Cesenatico
Massimo Bottura dell’Osteria Francescana a Modena
Annie Féolde e Riccardo Monco dell’Enoteca Pinchiorri di Firenze
Gioacchino Pontrelli del Lorenzo di Forte dei Marmi
Heinz Beck de La Pergola di Roma
Andrea Antonini dell’Imàgo di Roma
Niko Romito del Reale in Abruzzo
Alois Vanlangenaeker del San Pietro di Positano
Nino Di Costanzo del Daní Maison di Ischia
Andrea Aprea che a Milano riserverà presto delle novità.
Nonostante la pandemia il consumo dello Champagne in Italia e in tutto il Mondo ha raggiunto traguardi importanti. Nel 2022 ci saranno tanti momenti che vedranno protagonisti la maison e i suoi Dépositaire. Seguendo i canali social di Dom Pérignon (il profilo Facebook Dom Pérignon e il profilo Instagram @domperignonofficial), durante l’anno si possono scoprire alcuni chef appartenenti alla Dom Pérignon Society e i loro piatti.
Conclude Valeria Righetti: «Attraverso dei contenuti video e foto, sono gli stessi chef a raccontare - nella loro lingua madre - la loro esperienza professionale, la relazione con la Maison e l’ispirazione che nasce dall’incontro con Plénitude 2, il vino che rappresenta la seconda vita di Dom Pérignon. Un viaggio virtuale emozionante che continuerà per molti mesi, toccando presto anche l’Italia, alla scoperta dei creatori che portano i valori della Maison nel mondo».
laureata in psicologia, è stata rapita dalla galassia di Identità Golose. Se lo studio del vino è la sua vita, la vocazione di buongustaia è una scoperta in evoluzione
Quattro Champagne, una cantina armena e sei italiane, per la precisione una piemontese, una laziale, una umbra, una lombarda, dell’Oltrepò, e due trentine, compreso quel Giulio Ferrari Riserva del Fondatore che Mauro Lunelli lanciò per la prima volta nel 1972, mezzo secolo fa. Buon tutto a tutti!
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