06-08-2021
Emanuele ed Eleonora Angelinetta guardano i vigneti che si affacciano sul lago di Como
Il turista, spesso straniero, si ferma nei paesini del lago di Como alla ricerca di qualche souvenir. Cartoline, magliette o magari una bella bottiglia di vino. «No, per favore. Non vogliamo fare un vino souvenir, come le palline con la neve finta dentro».
Emanuele Angelinetta, in tal senso, ha le idee chiare: se si vuole fare vino, nell’alto lago di Como, non bisogna scendere a compromessi. Si deve puntare alla qualità.
Eleonora ed Emanuele Angelinetta impegnati in vigna
Quindi la strada è una sola: fare vini unici, identitari, che rispecchiano la piccola, o forse è meglio dire la minuscola, realtà comasca, senza compromessi e senza “strizzare l’occhio” al turista.
Uno scorcio della cantina di affinamento
«Di famiglia abbiamo sempre avuto la vigna: sul lago di Como si è sempre fatto vino, per un consumo locale, ma dal Dopoguerra si è un po’ persa questa tradizione. Nel 2006 ho provato a fare una mia prima vinificazione: avevo 27 anni. Nel 2007 mi sono attrezzato con un refrigeratore e due vasche d’acciaio e il risultato è stato abbastanza buono. Poi nel 2008 ho avuto un contatto con Leo Miglio, figlio del senatore Gianfranco Miglio, e nel 2009 ho preso anche i suoi vigneti. Quell’anno mi sono anche laureato in ingegneria, ma poi ho preso la strada del vino».
I vini prodotti da Cantine Angelinetta
Partiamo dal Verdese, unico vitigno autoctono. «Il Verdese non ha una grande acidità, ma si deve valorizzare la sapidità. Il Verdese è una varietà difficile in vigna, con una produttività non costante. E un vino che ha pochi profumi primari, poco alcol, poca acidità, ma una spiccata sapidità e un grande equilibrio. In vinificazione lavoriamo per ossidazione del mostro, per togliere i tannini che sono naturalmente presenti in questa uva». Il vino che ne deriva si chiama La Moglie del Re, del quale abbiamo assaggiato l’annata 2020: si tratta di un vino molto particolare, dove effettivamente la sapidità la fa da padrona. A livello aromatico esce alla distanza, non è un bianco immediato, ma è molto complesso.
Un momento della vendemmia negli scoscesi vigneti sul lago
Le Calderine è l’ultimo bianco, realizzato con circa il 60% di Sauvignon, 30% di Riesling e 10% di Verdese. Questo è un vino più immediato e fresco, molto piacevole e di facile beva.
Occhi Blu e Amanti, gli ultimi nati di Cantine Angelinetta
Vendemmia 2017, tiraggio nel 2018, poi 30 mesi (abbondanti) sui lieviti e sboccatura a febbraio 2021. Il risultato è un Extra Brut con una bella espressività al naso (anche se consigliamo qualche mese in più di bottiglia), con note fruttate di pesca e albicocca, unite a un tocco di erbe aromatiche, mentre in bocca è molto sapido, tipico dei vini del lago di Como, e particolarmente lungo.
Ancora interventi nei vigneti
Interessante anche il rosato, il Roselario, realizzato da Schiava e Marzemino: la linea costante della sapidità del lago di Como si ritrova anche in questo vino.
Il consiglio è quello di andare a visitare la Cantine Angelinetta: raramente si possono trovare vigneti così belli, in riva a un lago meraviglioso, dai quali arrivano vini con personalità e in costante crescita qualitativa.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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