Se dovessimo valutare ogni regione per la varietà di produzioni vitivinicole, le Marche sono sicuramente da inserire tra le primissime aree geografiche con la maggiore biodiversità. A confermarlo sono anche le 4 Docg, che sono il Castello di Jesi Verdicchio Riserva, il Conero Riserva, il Verdicchio di Matelica Riserva e la Vernaccia di Serrapetrona, ma anche le altre 12 Doc che insistono sul territorio.
La conferma è arrivata anche dalla degustazione “Marche tasting”, organizzata dall’Imt – Istituto Marchigiano di Tutela Vini, che ha portato a concentrarsi proprio sulle 4 Docg, tramite le testimonianze di 6 produttori che hanno portato la loro esperienza durante l’incontro in streaming, coordinato da Alberto Mazzoni, direttore dell’Imt.

Aldo Cifola della Monacesca durante la degustazione
La prima testimonianza è quella di
Aldo Cifola della
Monacesca, che racconta l’esperienza della produzione del
Verdicchio di Matelica Riserva: «Abbiamo fatto questo vino per la prima volta con la vendemmia 1988. Era un periodo “buio” per i bianchi italiani, che dovevano essere leggeri e di bassa gradazione. Noi invece siamo andati in tutt’altra direzione, per realizzare vini importanti. Il vino si chiama
Mirum, da
Miro, abbreviazione di
Casimiro, in onore di mio papà. All’inizio avevamo poche speranza di venderlo, poi però con l’annata 1991 abbiamo conquistato i
3 Bicchieri del
Gambero Rosso».
È un vino che arriva da un leggero ritardo di vendemmia e da una lunga sosta sulle fecce fini. «Grazie ai terreni abbiamo una notevole sapidità». Il Mirum 2018 dimostra di essere un vino dall’ottima struttura, profondo e con prospettive per il futuro.
Entrando nel mondo del
Castelli di Jesi Verdicchio Riserva,
Riccardo Baldi dell’azienda
La Staffa spiega la sua visione. «Siamo un’azienda giovane, la prima vendemmia è stata nel 2010, mentre i vigneti sono degli anni Settanta e Ottanta. Noi puntiamo molto sulle vasche di cemento: per me è un contenitore che dà una risposta migliore e che permette al vino di evolvere in maniera più lineare. L’annata 2017 è stata difficile, ma alla fine ci ha stupito: per me è stata una sfida, sia per la gestione del verde, sia per la vendemmia, per ottenere più acidità possibile».
Il Rincrocca 2017 è un prodotto molto interessante, che non disdice una buona intensità aromatica di frutta bianca e di fiori, ma che in bocca viene lanciato da una piacevole acidità. Fresco e lungo fin da subito, ma anche duttile per quanto riguarda gli abbinamenti enogastronomici.

Danilo Solusti, responsabile tecnico dell’azienda Casalfarneto
È
Danilo Solusti, responsabile tecnico dell’azienda, a introdurre
Casalfarneto. «Ci troviamo esattamente tra i due fiumi che delimitano la Docg, con 60 ettari di cui 35 a vigneto, 28 sono di
Verdicchio. Il nostro
Crisio viene realizzato con tre vendemmie: una leggermente anticipata, una “regolare” e una in surmaturazione. Il tutto su tre vigneti differenti anche come età di impianto: uno è giovane, l’altro con qualche anno in più e infine uno vecchio. La nostra intenzione è quella di raggiungere un ottimo equilibrio».
Un risultato che viene raggiunto dal Crisio 2017, sempre Castelli di Jesi Verdicchio Riserva DOCG Classico, che trova proprio la sua forza nell’equilibrio gustativo.
«Nel Verdicchio sono stati fatti grandi passi avanti – esordisce
Gianluca Mirizzi di
Montecappone – Da parte nostra abbiamo avuto la consulenza di Lorenzo Landi al fine di realizzare un vino longevo, che potesse arrivare tranquillamente anche ai 15 anni. Con il nostro vino usciamo 3 anni dopo la vendemmia. Abbiamo iniziato a realizzare questo vino con la vendemmia 2003, ma è nel 2007 che abbiamo trovato “la quadra”».
Il vino è Utopia, annata 2016, e risponde alla volontà di realizzare un vino che possa avere una grande prospettiva futura. Già apprezzabile ora, ma sicuramente si può gustarlo meglio dopo qualche anno di bottiglia ulteriore.
Con la
Fattoria Le Terrazze, invece, si passa al
Conero Riserva: «Ci troviamo a meno di un chilometro dalla costa – spiega
Antonio Terni – Mio padre è stato tra i promotori di questa Denominazione. Per quanto riguarda il nostro vino,
Sassi Neri, la prima annata è stata nel 1988. Non si tratta di una vigna in particolare: noi raccogliamo prima le uve per il rosato e per il metodo classico, mentre nella parte alta della vigna aspettiamo qualche giorno per vendemmiare e realizzare questo vino. Vogliamo realizzare vini tipici del territorio, che siano piacevoli».
Il Sassi Neri 2017, Conero Riserva, Montepulciano in purezza, viene affinato per 12 mesi in barriques e poi ha una lunga permanenza in bottiglia. Si tratta di un vino complesso e ricco, ma che riesce comunque a mantenere un’ottima bevibilità e con una capacità di abbinarsi bene ai piatti tipici marchigiani.
La conclusione è affidata a un prodotto davvero unico: la
Vernaccia di Serrapetrona. Una zona piccolissima, estesa solo 66 ettari di vigneti, dove si coltiva la
Vernaccia Nera.
Fontezoppa è una delle aziende che produce questo prodotto: «Noi abbiamo 18 ettari, in prevalenza di
Vernaccia Nera – spiega
Giovanni Basso – suddivisi in diverse zone, di cui 13 rivendicati a
Vernaccia di Serrapetrona Docg. È un territorio particolare, a 500 metri di altitudine e con molto vento».
Il risultato è uno spumante unico: la scelta è caduta sulla versione dolce, che però con le note speziate diventa un’espressione aromatica e non stucchevole molto piacevole. E ci si può divertire con abbinamenti anche azzardati, non solo a fine pasto.