15-10-2020
I marchesi Carlo e Anselmo Guerrieri Gonzaga nell'archivio storico di San Leonardo
I sogni si possono realizzare. Ma spesso ci vogliono ostinata caparbietà, istinto e visione per il futuro.
Ma per capire cosa sia San Leonardo bisogna fare un salto nel passato, nel 1982. Quando il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga sognava di fare un grande vino, elegante e unico. Un vino con un’identità precisa. Ma nel 1982 – suonerà strano – era difficile anche farsi arrivare dalla Francia le prime 8 barriques che gli servivano per fare poi le prime bottiglie.
La tenuta si trova ad Avio, in Trentino, nella Valle dell'Adige
«In realtà, a San Leonardo, si è sempre fatto vino – spiega il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga – Negli anni Cinquanta, mio papà era stato mandato da mio nonno in Svizzera, all’università di Losanna, a studiare enologia. Ma quando tornò, proprio il giorno prima che arrivasse qui in Trentino, il nonno assunse un enologo, che era anche più giovane di mio padre, a guidare la produzione del vino».
Il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga mostra i trattori e i mezzi storici dell'azienda: a San Leonardo c'è anche un museo
E questa è stata la svolta. Quando nel 1974 viene a mancare il padre, il marchese Carlo Guerrieri Gonzaga rientra ad Avio e prende in mano San Leonardo, non prima però di alienare metà dell’azienda per coprire le elevatissime tasse di successione.
La pergola è il sistema di allevamento tipico
Cosa è cambiato dal 1982 a oggi? «Se parliamo del nostro vino, nulla – spiega il marchese Anselmo – Come lo facevamo allora, lo facciamo ancora oggi. Il nostro obiettivo è fare vini eleganti e con un’identità precisa».
Visite in vigna: c'è anche un cerbiatto. La tenuta è di 300 ettari, la maggior parte dei quali di bosco
La particolarità di San Leonardo è quella di essere un piccolo paradiso terrestre di 300 ettari, una trentina dei quali vitati e i rimanenti soprattutto di boschi, nella Valle dell’Adige, in Trentino, al confine con il Veneto tra le pendici del Monte Baldo e i Monti Lessini, con un’enorme biodiversità.
Il marchese Anselmo Guerrieri Gonzaga
Il San Leonardo 2015, al momento in commercio
La posizione di San Leonardo, in mezzo alle montagne, è stata un contrasto naturale al cambiamento climatico. «Dal 1982 al 2016 siamo cresciuti di un solo grado alcolico, mentre la media è di 2 o 3 gradi».
Il Carmenère poco prima della vendemmia
Un altro fattore importante è il tempo. «Quando bevi un bordolese, ci vogliono almeno 5, 6 o 7 anni per cominciare ad apprezzarlo, anche perché il Cabernet ha un tannino importante che ha bisogno di morbidezza. Anche se il vino è affascinante in tutte le sue epoche».
L'archivio storico del San Leonardo: sono conservate le bottiglie dal 1982 a oggi
Uno dei problemi di San Leonardo era stato quello di farsi conoscere, oltre le denominazioni. «Per noi è stato complicatissimo affermare lo stile di San Leonardo e la sua identità. Per questo ammiro molto mio papà per il suo inseguire il sogno, il crederci fino in fondo e avere davvero una passione. Noi veniamo da un territorio che non è conosciuto per i grandi vini. C’è un vino medio molto buono, le cooperative fanno un ottimo lavoro, anche da un punto di vista sociale. Come dice papà, i contadini sono le sentinelle del territorio. E infatti il Trentino è molto ben coltivato». Ma San Leonardo è dovuto emergere senza “l’appoggio” di una denominazione di pregio, come Barolo, Brunello di Montalcino o, per restare in tema, Bolgheri. E c’è un piccolo aneddoto: «Alcuni non sapevano nemmeno dove collocare San Leonardo, tanto che lo trovavamo negli scaffali sotto “Supertuscan”. Chissà, magari qualcuno pensa ancora che siamo in Toscana…».
La verticale di San Leonardo
Noi abbiamo avuto il piacere di assaggiare 2015, 2011, 2008, 2007, 2005 e 2000. Questa verticale ci ha permesso di capire come finezza, eleganza e bevibilità siano il filo conduttore di un vino che raccoglie le sue note sapide dalla vicina montagna e che con gli anni acquista maturità e complessità. Bevibilità fin da subito e il 2015 ne è una testimonianza: un vino che diventerà grandissimo ma che nel bicchiere già esprime grande personalità. Il 2011 è uno dei vini che più ci è piaciuto: dopo 9 anni il San Leonardo si apre a una gamma più ampia di profumi e in bocca trova un ottimo equilibrio, ma con ancora tanto spunto per guardare al futuro.
La bottiglia storica del 1982
Se il San Leonardo è la punta di diamante, anche gli altri vini della gamma aziendale rispecchiano la filosofia aziendale. Il Terre di San Leonardo è il cosiddetto “secondo vino”, in pieno stile delle cantine francesi: 50% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 10% Carmenère, semplicemente arriva dai vitigni più giovani o dalle zone leggermente meno vocate. Ma si tratta di un ottimo vino che esce con un grandioso rapporto qualità/prezzo.
La barricaia dell'azienda
Un'immagine dell'esterno della cantina
Villa Gresti circondata dai vigneti in autunno
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Elisabetta Foradori con due dei suoi figli, Emilio e Theo, tra le pergole della sua azienda (cortesia Azienda Agricola Foradori)
Tra gli obiettivi di Cantina Toblino c'è quello di valorizzare la Nosiola