16-02-2017
Si è svolta alla Leopolda di Firenze l'edizione 2017 della Chianti Classico Collection, organizzata dal Consorzio Vini Chianti Classico, con 185 produttori presenti
Dove sta andando il Chianti Classico? Qual è la strada per il futuro? La risposta arriva dalla Chianti Classico Collection 2017, che si è svolta in questi giorni a Firenze, alla Stazione Leopolda, con la presenza di 675 etichette del Gallo Nero diverse presentate da 185 aziende differenti (con un aumento di partecipazione del 30% rispetto a soli 4 anni fa).
La strada intrapresa sembra quella più logica ma al contempo quella lastricata da più ostacoli: rivitalizzare la tradizione e la storia di un territorio, far emergere l'identità del Chianti Classico andando oltre a concetti, ormai superati, di internazionalizzazione dei vini per cercare di piazzarli all'estero.
Prima di parlare di qualità, evidenziamo una statistica: il 22% del Chianti Classico, secondo le statistiche fornite dal Consorzio Vino Chianti Classico, viene venduto in Italia. Un dato certamente significativo, se pensiamo che alcune produzioni toscane hanno percentuali sicuramente inferiori di penetrazione nel mercato di casa nostra. Stiamo comunque parlando di un vino esportato in 130 paesi del mondo, primo fra tutti gli Stati Uniti d'America con il 32%. La produzione annua si attesta attorno ai 38 milioni di bottiglie all'anno.
Era possibile assaggiare oltre 600 vini delle ultime annate in commercio
Assaggiando tutti i 76 Chianti Classico 2015 in anteprima, si è notato che sono pochi (anche se non pochissimi) i produttori che scelgono di utilizzare anche vitigni internazionali, in particolare il Merlot, nell'uvaggio del loro vino (da disciplinare, il minimo di Sangiovese è l'80%, il rimanente è composto da vitigni a bacca rossa autoctoni o internazionali autorizzati). La maggior parte utilizza Sangiovese in purezza, o al massimo si aiuta in minima parte con Colorino, Canaiolo o Malvasia nera. L'idea è quella di Chianti Classici piuttosto puliti, con radici nel passato, ma con uno sguardo al futuro, dove la finezza e la pulizia al naso diventano molto più importanti rispetto a complessità e struttura.
L'annata 2015 è molto interessante: vini con radici nella tradizione, ma che guardano al futuro
Ma ci sono state davvero numerose interpretazioni dell'annata, comunque ottima, che ci hanno impressionato. Tra queste segnaliamo Borgo Casa al Vento, con già un ottimo equilibrio in bocca, Castagnoli, dai profumi molto netti e dalla grande bevibilità, Colle Bereto, con un naso molto complesso (anche se ha bisogno di qualche mese in bottiglia per amalgamarsi perfettamente) e un gusto molto ricco e pieno, Famiglia Nunzi Conti, con una leggera e piacevole nota speziata, Fattoria San Giusto a Rentennano, molto "classico" e beverino, L'Erta di Radda, più complesso e con un frutto maturo ben presente, e Bandini Villa Pomona, avvolgente e piacevole.
Complessivamente, possiamo dire che il 2015 è un'annata di quelle da tenere d'occhio. Dal futuro roseo. Anzi rosso rubino, come il Chianti Classico del Gallo Nero.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose