Sono vini con un potenziale per certi versi “esplosivo”. E c’era da aspettarselo, visto che tutti arrivano da terreni vulcanici. Battute a parte, la dimostrazione che il terreno è un fattore fondamentale per la realizzazione di grandi vini, arriva proprio dall’associazione Volcanic Wines, nata il 27 marzo 2012 dall’accordo stretto tra i consorzi di Soave, di Etna e Campi Flegrei, di Gambellara, del Bianco di Pitigliano, del Lessini Durello e dei Colli Euganei (ai quali si sono poi aggiunti anche il Consorzio dell’Orvieto, l’Enoteca provinciale Tuscia, la cantina di Mogoro, il Vulture, la strada del vino Terre etrusco romane e il consorzio del Frascati).
L’obiettivo è quello di promuovere i vini da suolo magmatico, per fare comprendere come siano differenti e unici, proprio grazie all’influenza del terreno. Così, guardando la cartina dell’Italia, si può comprendere come ci siano diverse realtà che possono sfruttare questa peculiarità unica. Ma aprendo lo sguardo verso l’intera Europa, si può capire come la conformazione continentale raffrontata alle aree di produzione dei vini sveli gradite sorprese anche fuori dai confini nazionali.

Un piccolo viaggio europeo tra i vini vulcanici è stato virtualmente fatto durante l’ultima edizione di
Soave Preview, con una degustazione di 11 vini provenienti da territori vulcanici. E la prima sorpresa è arrivata dal
Vermentino di Sardegna “Acero” 2015, dell’azienda
Ledda: da una delle poche aree con suolo magmatico arriva un vino ricco e intenso, dall’enorme complessità e da toni unici, differenti da analoghi prodotti sardi provenienti da terreni non vulcanici.
Tra gli undici campioni degustati, dalla Spagna a Israele, dall’Ungheria alla Francia, fino a tornare in Italia, uno dei più sorprendenti è il
Kavalieros 2014 di
Domaine Sigalas, che arriva dall’isola di Santorini, in Grecia. Si tratta di un vino bianco realizzato con uva Assyrtiko, da piante che non hanno subito l’attacco della fillossera: profumi molto eleganti e delicati che si associano a una grande bevibilità con un spiccata nota fresca e minerale.
Impossibile, poi, non sottolineare la carica aromatica del
Ürziger Würtzgarten Riesling Kabinett 2014 di
Alfred Merkelbach, direttamente da una piccola zona – ovviamente di origine vulcanica – della Mosella, caratterizzata da grandi pendenze e da un terreno nero. Vino davvero di grande struttura e di impatto. E di grande spessore anche il
Furmint 2014, azienda
Dobogó, dalla zona del Tokaj in Ungheria, dove questo vitigno (il Furmint, appunto) per una volta non viene vinificato dolce, ma secco. Il risultato è davvero interessante.
Completiamo la carrellata con il
Pinot Gris Rangen de Thann Clos Saint Theobald 2010 di
Schoffit, dall’Alsazia, unico Cru vulcanico della zona, dove le pendenze sono vertiginose. Il risultato? Tanta sostanza e un naso allo stesso tempo intenso e fine. E chiudiamo tornando in Italia, con il
Soave Doc Colli Scaligeri “Vigne della Brà” di
Filippi, che colpisce per freschezza e sapidità con la sua annata 2013.