28-01-2023

L'altra rivoluzione, quella di Chef's Table: «Così la televisione è entrata nelle viscere della cucina»

Sul palco di Identità Milano 2023 il creatore ed executive producer della famosa serie di documentari insieme a 4 dei 5 protagonisti italiani (l'altro, Bottura, è previsto per domenica): Corrado Assenza, Franco Pepe, Dario Cecchini e Gabriele Bonci

I protagonisti di Identità Talk - Chef’s Table,

I protagonisti di Identità Talk - Chef’s Table, la rivoluzione in tv, a Identità Milano 2023: da sinistra Corrado Assenza, Franco Pepe, Dario Cecchini, Gabriele Bonci, Brian McGinn (executive producer e director di Chef's Table), Faith Willinger, Paolo Marchi e Niccolò Vecchia, che ha moderato il dibattito. Tutte le foto sono di Brambilla-Serrani

Arrivare alle viscere. Non è il passaggio di una ricetta ma la conclusione di un discorso. Sul palco di Identità Milano 2023, tra i temi c’è stata la cucina in televisione. In particolare, un toccante focus su Chef’s Table, serie di documentari sviluppata per Netflix, dove in ogni puntata viene narrata la vita e la carriera di un personaggio del food di fama mondiale. Una vera rivoluzione del piccolo schermo spiegata da Brian McGinn, autore e produttore esecutivo del programma, e Faith Willinger, giornalista, tra gli autori della serie.

«Chef’s Table ha cambiato il modo in cui si rappresenta il cibo in televisione – ha riferito McGinn – perché non abbiamo raccontato solo piatti, ma abbiamo deciso di andare in profondità entrando nella filosofia di vita del singolo protagonista di ogni puntata». Una rivoluzione rispetto al passato perché, nella serie tv di Netflix, a parte le nozioni tecniche, si osserva il mondo dal punto di vista dello chef con connotazioni estetiche ed etiche. Si arriva alle viscere. E questa è una vera rivoluzione per i programmi di cucina.

Faith Willinger sotto gli occhi di Brian McGinn

Faith Willinger sotto gli occhi di Brian McGinn

Faith Willinger ha spiegato origini e motivi della sua collaborazione con la produzione del programma: «Un giorno mi ha telefonato Massimo Bottura, mi ha detto che c’era una troupe a Modena che stava registrando un documentario su di lui e mi ha invitato a raggiungerli. La cosa che mi ha sorpreso positivamente è stato il fatto che non si parlasse semplicemente del piatto, ma che il racconto si concentrasse su tutto l’universo dello chef. Questa cosa mi è piaciuta molto e ho deciso di lavorare con loro».

Particolarmente sentite sono state le testimonianze di quattro dei cinque protagonisti italiani di altrettanti capitoli della serie. Corrado Assenza, chef e anima del Caffè Sicilia di Noto, si è lasciato andare ad un ricordo: «La prima colazione di Brian McGinn in relax nel mio locale fu alla fine delle riprese, quando è nata anche una grande amicizia. Dopo un anno, lui è tornato e quel giorno il Caffè Sicilia era pieno di gente tanto che non c’era posto per fare colazione né ai tavoli né al banco: tutte le persone che, in quel momento, erano lì non sapevano che lui era il primo responsabile di quel successo».

David Gelb, l'altro creator ed executive producer di Chef’s Table, bloccato a Los Angeles da cause di forza maggiore, ha mandato un videomessaggio

David Gelb, l'altro creator ed executive producer di Chef’s Table, bloccato a Los Angeles da cause di forza maggiore, ha mandato un videomessaggio

La dedica di Dario Cecchini, macellaio dell’Antica Macelleria Cecchini a Panzano in Chianti, è per Faith Willinger, che ha indicato alla produzione i nomi dei protagonisti italiani della serie: «Credo che la puntata su di me sia stata l’unica su un macellaio. Per questo ringrazio Faith, mia mentore, mia sorella di cuore, Indiana Jones della cucina italiana. Il mio ricordo bellissimo di lei risale a quando ero giovane, studiavo veterinaria e dovevo occuparmi della macelleria di famiglia per la malattia dei miei genitori. Ora sono su questo palco e cerco di essere ispirazione per tutti i giovani artigiani». Pronta la replica della giornalista americana: «Dario ha dato visibilità ai macellai quando nessuno parlava di quel tipo di artigianalità organizzando un’asta di bistecche alla fiorentina nel periodo della cosiddetta “mucca pazza”».

«L’incontro con la squadra di Chef’s Table per me è stato devastante – dice Gabriele Bonci, panificatore e titolare di Pizzarium a Roma – Sono stati quindici giorni in cui mi hanno spacchettato la vita. Nei due di pausa siamo stati su una terrazza a parlare finché non è venuto fuori chi fossi io veramente. È stata sicuramente una grande opportunità. Ho avuto coraggio, me la sono giocata ed è un’esperienza che rifarei senza alcun dubbio». Gli ha fatto eco McGinn: «La puntata su Bonci è stata tra le più intense: una storia di orgoglio, coraggio e crescita personale».

Anche per Franco Pepe, pizza chef e patron di Pepe in grani a Caiazzo, il programma è stata una chiave: «Una sensazione che arriva in modo prepotente: abbiamo dialogato all’inizio, ho spiegato nel dettaglio dieci anni della mia vita e loro hanno raccontato come la mia rivoluzione attraverso l’amore per la pizza mi abbia creato problemi personali e affettivi. Le telecamere sono tornate dove c’era mio padre, dove io sono cresciuto e mi sono formato, ci sono state lunghe interviste che mi hanno scavato dentro e mi hanno riavvicinato alla mia famiglia saldando un debito morale che avevo con mio padre».

È questa la vera rivoluzione della cucina in tv, la vera rivoluzione di Chef’s Table: raccontare cucine, raccontare vite. Entrare nell’anima di protagonisti e spettatori. Serve tutto questo per arrivare alle viscere.


IG2023: signore e signori, la rivoluzione è servita

a cura di

Davide Visiello

classe 1974, sommelier, assaggiatore di caffè e verace uomo del Sud, è alla costante ricerca di sole e cieli azzurri. Nato a Vico Equense e cresciuto a Castellammare di Stabia, ama la cucina quando è innovativa e ha solide basi. Epicureo di cuore e palato, vive e scrive a Palermo, ma mangia e beve ovunque. Collabora con Identità Golose dal 2016

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