E’ stata presentata questa mattina all’Osteria del Treno di Milano l'undicesima edizione di Terra Madre/Salone del Gusto, che avrà luogo dal 22 al 26 settembre a Torino. Perché aprire il sipario nel capoluogo lombardo di un evento che animerà quello piemontese? Lo ha precisato Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow Food, in apertura di conferenza: «Per rispetto di questa città che l’anno scorso è stata al centro di un grande dibattito sul cibo. E poi torniamo sempre volentieri perché proprio in questa sala, 26 anni fa, lanciammo la prima edizione delle Osterie d'Italia, 26 anni fa, con Gianni Brera».
«La grande novità», ha proseguito il patron, «è che usciamo dalla dimensione fieristica del Lingotto. Un esperimento che abbiamo già realizzato con Cheese a Bra e con Slow Fish a Genova. Dopo 20 anni abbiamo deciso di cambiare vestito: si cresce e così devono adeguarsi le nostre vesti. È un atto di audacia. Un evento che coinvolgerà tutta la città, con l'apporto di 600 volontari, che ringrazio fin da ora».

Tema di quest'anno: Voler bene alla terra
È così, per esempio, che il parco del Valentino ospiterà il Grande Mercato e i Presidi Internazionali, che al Castello del Valentino e a Torino Esposizioni si svolgeranno i Forum di Terra Madre, che il Borgo Medievale accoglierà le attività didattiche per scuole e famiglie con laboratori, workshop, percorsi sensoriali e mostre… Un Salone diffuso, quindi, con decine di altri indirizzi (approfondisci
qui), che saranno animati ognuno dalle sue peculiarità, tra food truck, vie del gelato, distretti di birra artigianale, scuole di cucina, incontri di ogni ordine e grado, con 800 espositori da 100 paesi del mondo, 130 appuntamenti educativi che coinvolgeranno 40 chef. Senza biglietto d’ingresso perché «Coi proventi dei biglietti, negli anni scorsi pagavamo l'affitto del Lingotto e allora ci siamo chiesti: perché non aprirci alla gratuità?». Un evento che non avrà barriere fisiche. E l'incognita meteo? «
Terra Madre bagnata,
Terra Madre fortunata», scherza.
«Il percorso diffuso», ha sottolineato
Petrini, «toccherà anche i quartieri periferici della città, interagirà con gli ospedali, le scuole o il Cottolengo, un’istituzione sacra per i torinesi. Perché il cibo di qualità non dev’essere un diritto limitato solo a chi può permetterselo. È un diritto di tutti, non solo dei ricchi. Soprattutto oggi, che si fa un così gran parlare di gastronomia, in un momento in cui la nostra agricoltura è paradossalmente in uno stato di sofferenza che non ha precedenti».
Il tema scelto è ‘Voler bene alla terra’: «Un titolo evocativo ma anche d’indirizzo perché deve condizionare l’agire di tutti, dai contadini ai bambini. ‘Voler bene alla terra' vuol dire incentivare i giovani a tornare nelle campagne e negli orti. Segnalare l’esempio di
Michelle Obama che la nostra vicepresidente di
Slow Food Alice Waters ha convinto a mettere in piedi un orto nella Casa Bianca. Tutti i giorni lo visitano le scolaresche. ‘Voler bene alla terra’ vuol dire rimettere in sintonia la città col contado, che poi è la grande e vera conquista dell’umanesimo italiano. Perché un tempo i contadini uscivano dalle campagne ed entravano nelle mura a vendere. Uno schema fertile del quale dobbiamo riappropriarci».