23-05-2013

Bangkok, Thaifex e street food

L'Italia affolla la fiera thailandese del cibo in una metropoli immensa e dai tratti streganti e golosi

Nelle vie di Bangkok domina lo street food. I marc

Nelle vie di Bangkok domina lo street food. I marciapiedi sono autentici ristoranti a cielo aperto, ovunque puoi mangiare di tutto e a ogni ora del giorno e della notte. Fascino estremo per i colori, le forme e i profumi anche se l'approssimazione regna sovrana ed è sempre meglio controllare lo stato di conservazione dei prodotti esposti. Per noi europei, soprattutto se appena arrivati, sempre meglio mangiare cibi cotti al momento

In un dizionario delle cucine del mondo uscito nella nostra lingua almeno 25 anni fa, leggo alla voce Thailandia: “La cucina thailandese è, rispetto a quella di alcuni del paesi confinanti, molto meno influenzata da quella europea e ha più aspetti in comune con l’India e la Cina, sebbene la presentazione delle pietanze sia curata quasi quanto in Giappone”. Evviva, ho gradito molto leggere, quando ero ancora a Milano, che il legame con l’Europa è blando. Poi è ovvio che oggi viviamo in tutt’altro mondo e il flusso delle comunicazioni è un oceano e nulla sfugge più a chi cucina almeno un gradino sopra lo straordinario mondo dello street food thai.

E poi ci sono i grandi hotel di Bangkok e dei vari centri turistici (io castrerei chi viene fin qui nel Sud Est asiatico per fare sesso sfruttando la povertà e la disperazione di tanti, miserie umane), c’è la volontà politica e economica locale di fare della capitale un centro di riferimento anche per la qualità della cucina. Non c’è, per fortuna, solo il pangasio. C’è lo sforzo di portarla all’attenzione del mondo e c’è la volontà di chiamare turisti qui anche perché si mangia bene. Bangkok è piena di insegne italiane, vedi ad esempio il gran lavoro del veneto Carlo Valenziano o del friulano Gianni Favro, chef francesi, giapponesi, grandi alberghi, ma non è ancora Hong Kong o Singapore e questo la rende più interessante perché il viaggio è ancora lontano dall’essere terminato.

Mi ha portato in questa metropoli proprio la voglia di confrontarsi con il resto del mondo dei vertici commerciali thailandesi. Sono le giornate della decima edizione di Thaifex – World of Food Asia 2013, fiera del agroalimentare incastonata in una realtà che conta 9 milioni di abitanti censiti nel suo centro ma che in realtà ne ha il doppio perché Bangkok si espande in ogni direzione senza andare troppo per il sottile con i piani regolatori. Traffico perenne, ore trascorse in auto, caldo e umido sono i biglietti da visita negativi (e non è che le nostre città sono gigli immacolati), però la gentilezza è sincera e sorridono con spontaneo garbo e hanno energie da spendere per crescere. C’era orgoglio all’inaugurazione della fiera dove definire Padiglione Italia la teoria di box, 68 in tutto, è forse eccessivo, però suonava importante il faccia-a-faccia con gli stand della Cina, purtroppo più colorati e ben più vivi. Siamo il Paese della creatività, possibile che non venga una mezza idea brillante?

Bangkok comunque, da prendere. Da girare con una bottiglia di acqua nella borsa per evitare scherzi. I templi buddisti, i palazzi, un mix tra nuovo, vecchio e precario che in un certo modo affascina così come la vita sul fiume. C’è addirittura chi vi si tuffa e chi pesca. Come mi ha detto una signora, “ognuno ha il suo stomaco”, nel senso che loro sono abituati e hanno una soglia di attenzione che a noi all'inizio pare al limite del masochismo.

Lo street food è stregante, profumi intensi, bisogna giusto prenderne le misure perché prima o poi vi approdi. “Mangiamo a tutte le ore”, mi ha assicurato la mia interprete e non può essere che così perché le distanze sono tali che nessuno torna a casa per pranzo. Così pure da noi, solo che le distanze qui sono tali da impedirlo. Un dato per due città gemellate tra loro: Milano 181,7 km quadri, Bangkok 1.568,7. Così i più si nutrono per strada e a ogni ora. Street food in senso letterale, non che mangi sul marciapiede ma l’impressione è quella. Prima di rientrare in Italia non mancherò di provare. La tentazione è troppo forte e certe occasioni non arrivano ogni giorno.

Appunti sparsi: la guida è a sinistra. Se ti lamenti per umidità e caldo, ti avvisano che il peggio è alle spalle e presto arriverà la stagione delle piogge (quelle serie) e, in ogni caso, l’umidità fa bene alla pelle e si risparmia sulle creme.
Il pane a tavola sembra uno sconosciuto e il coltello quasi. A meno di non essere in un hotel lusso, solo forchetta e cucchiaio, tanto non arriva nulla in tavola che necessiti di essere tagliato. Rare anche le bacchette, giusto per alcune zuppe. I piatti ordinati sono condivisi, non esiste che uno ordini solo per sé. Gli antipasti arrivano tutti assieme e così i piatti principali. Però nel tran tran quotidiano un piattino e via. I thailandesi sembrano mangiare a tutte le ore e i baracchini a centinaia lo confermano.

Attenti: la parola piccante va intesa, se pronunciata da una figura thai, come fuoco vivo. Se pronunciata da noi come solletico al palato. Regolarsi.

1. continua


Affari di Gola di Paolo Marchi

Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito

Paolo Marchi

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Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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