Peppino e Angela Tinari
Agrumi&crostaceidi Sergio Colalucci
IG2020 on the road Spaghetti, sedano, missoltini e uvetta all'anice: Paolo Lopriore porta al Nord la pasta con le sarde siciliana
Paolo Brunelli, patron della gelateria-cioccolateria omonima a Senigallia, autore di una lezione a Identità dal titolo "Il domani di ieri, l'iconico gelato di tradizione cambia volto". (foto Brambilla/Serrani)
Il gelato è uno degli alimenti più democratici e trasversali che a memoria d’uomo si conosca: un appeal e un’empatia così radicate con chi lo consuma che nessuna moda, più o meno passeggera, è mai riuscita a scalfire. Ma anche il gelato ha attraversato un suo periodo di forte spinta a innovare, coincisa con l’allontanamento da alcuni sapori, se non addirittura al loro abbandono, e al passaggio dall’andamento rassicurante del dolce e del cremoso verso complessità ancora tutte da scoprire, da tenere a bada, da contestualizzare e – soprattutto - da far comprendere al pubblico. Oggi al gelato gastronomico e alla ricerca che continua a muovere in tal direzione si va affiancando una nuova tendenza, e chi mangia gelato sta tornando ad apprezzare gusti classici come la zuppa inglese, lo zabaione o il pistacchio: sapori tradizionali che grazie a tecnologie contemporanee e alla sensibilità dei suoi più autorevoli interpreti si stanno dotando di nuovi chiavi di letture, interpretazioni, vere e proprie decodificazioni. Paolo Brunelli questa visione l’ha sempre avuta nelle sue perlustrazioni in lungo, in largo, soprattutto nelle profondità e nei picchi delle altezze dell’arte gelatiera.
Oscar Quagliarini
abruzzese, classe 1979, nel mondo della comunicazione dal 2001. Negli ultimi anni ha maturato una specie di ossessione per la ricerca continua di cuochi emergenti. Mangia, beve, scrive: di territori e ingredienti, di produttori e cuochi. E scatta tante foto, per non dimenticare nessun particolare