11-07-2024
Da qualche anno a questa parte, possiamo dire molti, la bottigliera dedicata ai gin è più affollata di un party sulla spiaggia con free drink, tanto che pensare a un nuovo prodotto e renderlo distintivo è un esercizio tutt’altro che semplice. Diventa anche difficile trovare botaniche sconosciute oppure abbinamenti non provati, perché i carter head a castelli hanno già visto passare praticamente di tutto e quindi non rimane che una strada sola: semplificare.
Ad abbracciare questa idea ci ha pensato il terzetto di amici e soci in affari più noto come Portofino Gin che, sotto l’ombrellone della semplificazione e della raffinatezza, ha recentemente presentato La Penisola. Si tratta di un’edizione discontinua e con un numero limitato di bottiglie prodotte ogni anno, un tuffo all’indietro nel tempo per distinguersi nel presente perché, come dice anche lo chef Davide Scabin, “la tradizione è la cosa più moderna che esista”.
L’intero progetto nasce dalla voglia di ringraziare un personaggio che ha contribuito a rendere Portofino la località glamour che conosciamo oggi, colui che, per merito, può essere ricordato come “il grande Gatsby della Liguria degli anni ’50 e ’60”: Klaus Pudel, il nonno di Ruggero Raymo, cofondatore di Portofino Gin.
Siamo intorno agli anni ’40 e Klaus, dopo essere emigrato dalla Germania, per una pura casualità fece un giro in Riviera, dove rimase stregato dal magnetismo della terribilmente bella e ancora selvaggia Portofino, in cui decise di trasferirsi e che non abbandonò mai. Il nome La Penisola cristallizza il ricordo legato a nonno Klaus e rende tributo al luogo dove si stabilì agli inizi della sua nuova vita in Italia, ossia in quella piccola casetta gialla ai piedi del castello che nel famoso trittico di bottiglie occupa il centro.
Passato, presente e futuro chiusi in una bottiglia? Certo! La visione di Ruggero Raymo, Chris Egger e Alessandro Briola ha collimato in un concept che già ha trovato il suo posto nelle bottigliere dall’Italia al Messico e tutto, come dicevamo all’inizio, semplificando di molto l’idea di gin.
Un’eleganza voluta e ricercata: Ginepro, Aghi di Pino Marittimo, Pompelmo, Mandarino, Salvia, Maggiorana, Limone, Rosa, Alloro, Rosmarino invece delle ventuno del classico Portofino Dry Gin, assenza di radici necessaria per disegnare un gusto elegante e non amaro, una carezza invece che un kick, una ballerina della Belle Époque francese che, da lontano, scompare tuffandosi nuda nella baia. La Penisola non assomiglia al flagship Portofino Dry Gin, è volutamente diverso per non sostituirlo, ma per regalare un sorso raffinato e leggero, pur non privo di personalità.
Scritta bianca invece che nera e un packaging realizzato pensando all’ambiente: niente più plastica per l’etichetta, ma una fibra di cotone come già avviene per gli champagne di lusso, una capsula al 35% di PET e un tappo fatto di materiali biocompatibili con disegnati due delfini per richiamare il nome che gli antichi romani usavano per descrivere il golfo, ossia "Portus Delphini". Coerenza fino in fondo e rispetto delle risorse naturali senza togliere nulla a un sorso che, pur essendo radicato nel passato, diventa nuovo.
Con La Penisola, si prosegue la narrazione su Portofino, dando seguito al racconto avviato con la prima iconica bottiglia: un cammino guidato dalla ricerca dell’eccellenza e dalla mission di condividere il fascino dell’omonimo villaggio ligure con il resto del mondo; e come avrebbe detto Klaus, o forse no, ma che importa: “Welcome to Portofino, it’s ginto time”.
ll mondo dei cocktail e dei bartender raccontati da Identità Golose.
di
Gli odori sono emozioni enogastronomiche: annuso tutto, orgogliosamente, dal 1983. Quando non sono seduto a tavola faccio il papà e l'ingegnere
Da sinistra, i tre cugini aretini Leonardo Del Mecio, Stefano Del Pianta e Tommaso Picchioni