12-11-2006

Sensualità a Imola

Imola Il San Domenico di Imola è uno dei santuari della grande e classica cucina italiana, preparazioni goduriosamente porcellone, piatti che uno mangia infischiandosene di diete, colesterolo e linea, sia quella da mantenere sia quella da ritrovare. In una piazza dove camminare con il proprio amore, indugiando prima di accomodarsi a tavola, Luigi Morini, il prototipo dell’autentico signore, aprì questa alcova nel marzo 1970. Per realizzare il suo sogno, riuscì a convincere il leggendario Nino Bergese a rimettersi il tocco in testa per istruire quello che in sette anni trascorsi gomito a gomito, sarebbe diventato il suo erede, Valentino Marcattilii, il cui fratello Natale è l’ombra del patron in sala. Valentino, abruzzese di nascita, si ritrovò alla testa di un ristorantissimo appena 23enne, bravo a mantenere vivi i classici di Bergese, come il Riso mantecato e l’Uovo in raviolo, adattandoli ai tempi e aggiungendo note sue in una struttura di rara piacevolezza e signorilità. Uno si accomoda, possibilmente nella stanza in fondo a sinistra, e ancora più possibilmente nel tavolo d’angolo opposto alla porta, e si sente come a casa, non la sua, bensì quella di un nobiluomo che riceve gli amici e si fa in quattro per rendere loro piacevole la cena. Certo, tutto questo lusso, mai sopra le righe, ha il suo prezzo ma senza follie (ad esempio, 180 euro il menù della coppia, vino compreso, novanta euro a testa) e con un’intelligente amministrazione della carta dei vini. In pratica nulla costa meno di 40 euro, Lambrusco compreso, ma attorno ai 70 si bevono bottiglie importanti, che lasciano un segno nella memoria. Vi scandalizza il Lambrusco ricaricato otto-dieci volte? Lo capisco, ma a questi livelli, il costo finale al pubblico è determinato anche da un ingrediente impalpabile, mai scritto nelle ricette: dalla possibilità di poter dire agli amici «sono stato a cena al San Domenico». E questo potersi vantare ha il suo prezzo. Dovessi tornare lì oggi, ordinerei un antipasto e un primo di incredibile sensualità: l’Uovo mollet in crosta di pane bianco e l’Uovo in raviolo (nel quale Bergese peraltro non credeva). Il primo è un uovo impanato, sodo l’albume e cremoso il tuorlo, appoggiato su una schiacciata di patate e crema acida al caviale, roba da giochi erotici proprio come il raviolone, pure lui con tuorlo morbido per cuore e una pioggerella di tartufi sopra. E la sinfonia prosegue con i secondi e una straordinaria varietà di dolci. Tutto di una ricchezza paradisiaca. .

SAN DOMENICO
via Gaspare Sacchi 1 IMOLA (Bologna)
Telefono: 0542.29000 Sito: www.sandomenico.it
Chiusura: domenica sera e tutto lunedì
Prezzi medi: antipasti 40, primi 28, pesci 51, carni 39 e dessert 20 euro Menù degustazione: 90, 120 e 125 euro
Coefficiente di difficoltà: buono, cucina golosona

Cibi Divini

I ristoranti di tutto il mondo raccontati nel Giornale da Paolo Marchi dal febbraio 1994 all’inverno 2011. E dalla primavera per i lettori del sito identitagolose.it

Paolo Marchi

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Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
blog www.paolomarchi.it
instagram instagram.com/oloapmarchi

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