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Seconda edizione dell'Alto Adige Wine Summit a Bolzano (foto: Michael Mair am Tinkhof, Mint Mediahouse, per Consorzio Vini Alto Adige)
L’Alto Adige del vino cerca di puntare in alto. E non parliamo solo della qualità, fattore imprescindibile ma anche termine a volte abusato dagli stessi produttori, ma anche dell’altitudine delle vigne, nel tentativo di affrontare il problema dei cambiamenti climatici.
E’ stato questo uno dei temi di riflessione dell’Alto Adige Wine Summit, anteprima dei vini del Sudtirol, giunta alla seconda edizione dopo quella del 2017.
Il convegno inaugurale (foto: Michael Mair am Tinkhof, Mint Mediahouse, per Consorzio Vini Alto Adige)
«Ma attenzione: nell’arco di 9 o 10 chilometri si ha la stessa differenza di gradiente termico/solare che esiste tra l’Inghilterra meridionale e le zone più torride della Spagna. Insomma, uno sbalzo notevole che fa comprendere come l’Alto Adige sia un territorio estremamente variegato, e che questo si riflette anche nei vini». E poi ci sono i cambiamenti climatici. «Rispetto agli Anni Sessanta, sull’arco alpino la temperatura si è alzata di 1,5 gradi centigradi e le previsioni parlano di un ulteriore aumento, compreso tra i 2,5 e i 5 gradi centigradi, entro il 2100». Che si traduce in rischio di siccità e caldo, ma anche grandinate e gelate tardive.
La posizione dei vigneti in Alto Adige
Meno convinti di questa ipotesi sono i produttori, che hanno osservato come salire di altitudine significa affrontare altre problematiche: insomma, sulla carta è uno scenario possibile, ma non è così facile attuarlo.
Più importante, invece, anche in quest’ottica, è il progetto ormai in dirittura d’arrivo promosso dal Consorzio Vini Alto Adige, come confermato dal presidente Maximilian Niedermayr.
Una suggestiva immagine dei vigneti dell'Alto Adige
E si ritorna al punto di partenza, cioè la qualità: vigneti nelle aree maggiormente vocate, con i migliori vitigni possibili per quel terreno, rappresentano sicuramente un’arma contro i cambiamenti climatici. Molto, quindi, è nelle mani dei produttori che predicano qualità, ma che devono anche tradurla con importanti accorgimenti in vigna. A qualsiasi altitudine.
Guardare al futuro, ma con solide basi nel presente: ciò che si nota nell’assaggio dei circa 200 vini presentati in anteprima (nessuno era in commercio prima del Wine Summit) è l’estrema eterogeneità dei prodotti, anche a parità di vitigno utilizzato.
Sta di fatto che tra i Pinot Bianco sono piaciuti, per fare alcuni esempi, il Berg 2018 di Cantina Colterenzio, il Puntay 2018 di Erste+Neue (che fa capo a Cantina di Caldaro), il Quintessenz 2018 proprio di Kaltern Kellerei, il Pratum 2017 di Castel Salegg, e il Riserva Flora 2017 di Cantina Girlan.
Sono intervenuti 150 giornalisti da tutto il mondo (foto: Michael Mair am Tinkhof, Mint Mediahouse, per Consorzio Vini Alto Adige)
Ed è questa la forza dell’Alto Adige: tante sfaccettature dello stesso diamante.
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo