16-12-2018
È difficile credere che alcuni dei migliori vini francesi debbano una parte del loro successo all’Inghilterra. Per spiegare l’apparente paradosso occorre andare molto indietro nel tempo. Era il 1154 quando le terre di Bordeaux passarono sotto il dominio della corona inglese e vi rimasero per ben tre secoli. La città prosperò, i traffici commerciali si intensificarono. Il vino locale diventò merce preziosa per le esportazioni verso Londra, e fu grazie all’impulso della casa reale britannica che i Bordeaux iniziarono la loro ascesa nell’olimpo dei vini mondiali.
Oggi, oltre 860 anni dopo, resta ancora un po’ di stile britannico in uno dei vini più famosi e apprezzati del mondo, lo Château Cheval Blanc. Il 1° Grand Cru Classe A di Saint-Emilion viene infatti prodotto assemblando Merlot e Cabernet Franc - in alcune annate con minuscole percentuali di Cabernet Sauvignon - provenienti dalle 45 parcelle in cui sono divisi i 39 ettari della tenuta. Proprio come un “blend” whisky scozzese di inglese memoria. Da queste parti la tecnica si chiama “assemblage”. Il concetto è lo stesso.
Château Cheval Blanc su una mappa storica
«Paradossalmente – ha spiegato Pierre-Olivier Clouet – è più semplice assemblare i vini provenienti dai lotti migliori per creare il nostro 1° Grand Cru, piuttosto che trovare la chiave interpretativa del Petit Cheval. Un vino intenso, concentrato, ricco e fresco. Degno di portare in etichetta il nome della nostra azienda. Non si tratta di una seconda scelta. È un vino di grande qualità con caratteristiche diverse e personalità che lo distinguono e lo caratterizzano nel panorama dei grandi rossi di Bordeaux».
La nostra degustazione
I terreni del Cheval Blanc
La cantina
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
a cura di
giornalista, classe 1966 con una laurea in Fisica e oggi un lavoro da comunicatore. Ha raccontato due Olimpiadi e 5 Mondiali di atletica leggera su Eurosport. Super appassionato di buona cucina, rhum caraibici e golf