Voglio una vita spericolata /voglio una vita come quelle dei film/voglio una vita esagerata /voglio una vita come Steve Mc Queen /voglio una vita che non è mai tardi/ di quelle che non dormi mai /voglio una vita, la voglio piena di guai. Viviamo un’epoca di mesto riflusso, di Vasco Rossi ormai incanutiti, pure il Roxy Bar ha chiuso qualche mese fa, resta da capire se persino Christian Milone finirà col rallentare un poco, lui abituato a spingere in salita fianco a fianco con Nibali, Sella e Riccò – sì, è l’ovvio riferimento al suo strafamoso passato da promettente ciclista.

L'insegna d'ingresso: Zappatori è il nome di un corpo militare, soldati specializzati nello scavo delle trincee
Da quando ha lasciato i pedali e indossato la toque non ha mai smesso di affrontare i tornanti della vita come se stesse ancora scalando il Mortirolo o l’Izoard, leggero e tenace, deciso e pugnace – ma che fatica! – un po’ strafottente (
Voglio una vita che se ne frega /
che se ne frega di tutto sì), dilagante sui taccuini dei critici gastronomici così come su Facebook, selfie a selfie col “fratello di strada”
Giuseppe Iannotti o con
Alessandro Dal Degan o
Diego Rigotti… Caratteraccio? Mica vero, lo disegnano così: certo ha il fuoco dentro e l’animo battagliero («Anche se sei piccolo non smettere di lottare», è una sua recente massima consegnata agli adepti di
Mark Zuckerberg) e, già che sul tema il dibattito è ormai pubblico, facciamo nostra l’osservazione di un altro suo abituale compare,
Eugenio Boer: «Christian non ha un carattere del caxxo, ma un caxxo di carattere».

La Gastronavicella, due tavoli di alta cucina appena oltre l'ingresso. A sovrintendere in sala, Manuela Bertolino, moglie del cuoco
Eppure questa immagine da giamburrasca
bogia nen rischia di eclissarne un poco la dimensione professionale, la classe cristallina ai fornelli, che c’è tutta. Dunque, reduci dal desinare nella sua
Gastronavicella – il parallelepipedo di vetro riservato alle preparazioni più scapigliate, nella tradizionale
Trattoria Zappatori di famiglia – accogliamo volentieri la richiesta quasi supplicante, lui forse un po’ stanco dopo tante parole e polemiche: «Vorrei essere giudicato solo in base alla mia cucina». Sarà fatto, è una promessa cui appaiamo peraltro una premessa: a noi la caparbietà irruente dello chef sta simpatica, ma la cosa non influisce comunque sul giudizio di merito, sull’assaggio.

La finestra incorniciata sulla nuova cucina di Milone
Che ci detta in verità queste parole chiare e semplici:
Milone è, già oggi appena 34enne, una perla che impreziosisce la scena culinaria italiana, il pranzo che ci ha apparecchiato a Pinerolo è deflagrato come un’esplosione sulle nostre papille gustative reduci da troppi pasti noiosi, di maniera, consumati presso indirizzi anche più celebrati. L’impeto porta con sé ovvie sbavature, imperfezioni, non è opera di cesello: ma riscalda con la sua forza, la sua tremenda energia. E irradia classe, gran classe, accipicchia.
Ich bin ein Miloner.
Ecco il nostro racconto di un pranzo diverso dagli altri, piatto per piatto.