06-01-2018
Chiara Marchi ci porta alla scoperta delle osmize. Nella foto, quella Torri di Slivia, a Slivia, frazione del comune di Duino-Aurisina
Il suo nome viene dallo sloveno osem, ovvero “otto”. E otto erano effettivamente i giorni dell'anno nei quali, secondo l'editto emanato dall'imperatore Giuseppe II d'Asburgo nel 1784, a tutti i contadini del Carso era concesso di vendere i propri prodotti direttamente presso le loro case. Ma non solo. Veniva loro imposto di segnalare tale attività esponendo una frasca nelle vicinanze, pena la confisca della merce.
Golosità da Benjamin Zidarich
Vini Škerk
L'osmiza Torri di Slivia
Salumi all'osmiza di Štoka
I periodi di apertura delle singole osmize variano di anno in anno, ed è molto difficile riuscire a trovarle sempre aperte.
L'osmiza Pipan Klaric
Un bel piatto all’osmiza Gruden Stanislav
Fabio Ruzzier, titolare dell'omonima osmiza (ma anche decatleta, ancora oggi campione master di marcia) con la madre, che si occupa del pollaio
Queste sono le osmize. Questa è la tradizione.
Recensioni, segnalazioni e tendenze dal Buonpaese, firmate da tutti gli autori legati a Identità Golose
a cura di
nata a Trieste, classe ’78. Estroversa fino al midollo, adora chiacchierare, scoprire, condividere. Tredici anni passati nella filiera del caffè, passando dal crudo al tostato. Dopo aver girato l'Italia decide di lasciare il posto fisso per percorrere la strada di una nuova avventura chiamata MissClaire, un progetto editoriale volto a parlare delle sue passioni: il food i viaggi ed il design autoprodotto. Seleziona accuratamente i luoghi del territorio in Friuli Venezia Giulia, Slovenia, Croazia e Austria