È un secondo giorno all'insegna dei rubitt, i piccoli piatti dei grandi cuochi, sempre abbinati a vini d'eccellenza. Il Milano Food and Wine Festival ha vissuto la sua giornata più viva, la domenica, accogliendo i tantissimi visitatori all'interno del MiCo Milano Congressi, e andando a braccetto con la giornata inaugurale del congresso Identità Milano.
Rubitt è un termine dialettale milanese, proprio perché proprio da Milano, a riportarlo in voga, è stato tra gli altri Cesare Battisti del Ratanà, che li ripropone soprattutto all’aperitivo: “E’ un modo per assaggiare più piatti in pochissimo tempo. E’ il concetto delle tapas spagnole, applicate però all’Italia. E ognuno di noi le reinterpreta a proprio modo”. Il “noi” è riferito anche a Viviana Varese (Alice), Beniamino Nespor e Eugenio Roncoroni (Al mercato), Eugenio Boer (Enocratia) e Wicky Pryian (Wicky’s), tutti chef di Milano che hanno voluto dare il loro tocco di originalità a questi golosi piatti da assaggio. D’altronde rubitt, tradotto, significa “piccoli gioielli”, preziosi come lo erano le preparazioni degli chef. Assieme a loro, "l'oriundo" Stefano Callegari, di Sforno a Roma (ma anche 00100 e Tonda), che ha presentato il trapizzino (gioco di parole - e non solo - tra pizza e tramezzino) con pollo alla cacciatora e coda alla vaccinara.

Wicky Priyan, sushi-rubitt dei cinque continenti a Wicuisine
Non solo rubitt, comunque, perché non è mancato lo spazio per i dolci di
Enrico Cerea (
Da Vittorio, Brusaporto) che ha ripetuto lo splendido successo del sabato. Sapori antichi, poi, con il risotto di
Massimo Spigaroli per poi ripassare all’innovazione con il panino alla liquirizia, foie gras, patatine fritte e ketchup di manzo e maionese al passito di
Cristina Bowerman (
Glass Hostaria, Roma). Conclusione serale con l’estro indiscusso di
Davide Scabin (
Combal Zero) e le sue
Combal Space Lasagne.
Come volevano gli ideatori Helmut Köcher e Paolo Marchi, nella “Milano da Bere” la cucina d'autore ha quindi sposato con naturalezza e piacevolezza i vini d'autore, presenti negli stand. Passando anche dalla storia, come dimostrato dalla produzione della Georgia, culla dei vini, visto che alcuni ritrovamenti hanno portato a datare a 7mila anni fa la produzione enologica. Le anfore del monastero della Winery Khareba celano un tesoro vinicolo realizzato con soli vitigni autoctoni: vini sicuramente diversi dagli standard gustativi italiani e per questo da provare. Uscire dagli schemi significa anche eliminare preconcetti: così la Vernaccia Nera a Serrapetrona non è più solo una uva per vini dolci frizzanti, ma è base per ottimi vini secchi da abbinare a succulenti piatti di carne. La cantina è Tenuta Colli di Serrapetrona.
Non solo champagne: bollicine d'autore con
Ca' del Bosco e altri 3 ottimi produttori di Franciacorta, come
Le Marchesine,
Monte Rossa e
Lo Sparviere. Ma anche i prosecchi di
Adami,
Bisol e la piccola realtà di
Roccat, solo per fare alcuni esempi. Ma anche per bianchi e rossi, così come per i vini dolci, bisogna solo guardarsi attorno. D'altronde, è impossibile "cadere male" assaggiando i 300 vini delle 75 cantine selezionate. C'è solo l'imbarazzo della scelta. Provare per credere, anche nella giornata conclusiva di lunedì.