23-04-2016
Tutti si continua a chiamare l’evento, creato nel 2008 a Paestum da Albert Sapere e Barbara Guerra, Le Strade della Mozzarella ma in verità, venuto a mancare il sostegno del consorzio della mozzarella di bufala campana, con l’edizione che ci siamo appena lasciati alle spalle sarebbe stato più giusto scrivere LSDM. Solo che nessuno avrebbe capito di cosa si stesse scrivendo.
Col tempo tutto si sistemerà e, comunque, la mozzarella non era certo sparita da lezioni, cene e degustazione al Savoy Beach Hotel. Mancava l’istituzione, non il prodotto e i produttori. Sei più uno, e non sette, perché il settimo ha preferito aprire la sua tenuta, senza portare trecce e bocconcini alla rassegna come hanno fatto i suoi colleghi. Basta il nome, Tenuta Vannulo, e tutto diventa chiaro. Vannulo alias Antonio Palmieri e sua moglie Caterina anche se molti pensano che Vannulo sia il nome di una famiglia e non della località su cui sorge il gioiello dei Palmieri.
Durante i due giorni targati LSDM, al Savoy erano presenti Mandara da Mondragone (Caserta), I prati del Volturno da Cancello e Arnone (Caserta), Il Casolare ad Alvignano (Caserta), La Tramontina a Cava de’ Tirreni (Salerno), Barlotti a Capaccio Paestum (Salerno) e infine il caseificio Mail – La favorita il cui titolare, Domenico Raimondo, è anche presidente del consorzio. E poi l’Azienda agricola biologica Vannulo.
Antonio Palmieri e uno straordinario espresso con la panna delle sue bufale
Per capire il livello di qualità lì bastano ben pochi dati: 200 ettari a pascolo, erba medica e piselli per un mangime al quale vengono aggiunti orzo e mais, 600 bufale e una produzione giornaliera di mozzarella di 300 chili. Quando qualcuno si chiede perché per avere il prodotto Vannulo deve telefonare, prenotare (prendere nota: +39.0828.724765) e recarsi sul posto per il ritiro a partire dalle 9.30, la risposta è racchiusa in quel dato: 300 chili. «Far viaggiare le mozzarelle le danneggia e basta. Sono pure poche, fin dove andrebbero?».
Fare ciò che piace anche per un altro motivo, parola di Palmieri: «Noi facciamo ascoltare alle bufale la musica new age, i suoni e i rumori del bosco così si rilassano. Abbiamo anche una macchina che le massaggia e un materasso su cui si distendono. E quando sentono la necessità di essere munte vanno loro direttamente alla macchina. E se ci preoccupiamo che i capi non si stressino, perché dobbiamo stressarci noi umani? Ogni passo è ponderato come nel 2000 quando decidemmo di usare il latte per fare gelati. Quello bufalino è ben più grasso di quello vaccino, anche l’8% rispetto al 3,7, così tutti a dire che nessuno lo avrebbe gradito. Non è stato così».
Vannulo è un caseificio e in scia anche yogurteria e cioccolateria, trattoria (dal novembre 2015, viene però presentata come punto di degustazione) e pelletteria. «Sì, avevamo pensato anche a lavorare le carni ma abbiamo desistito. Un giorno ho come visto l’animale morto appeso a un gancio della macelleria e mi è parsa un’immagine brutta, in contraddizione con il nostro stesso lavoro. Ho accantonato tutto». Una giusta coerenza.
Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito
a cura di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi