30-03-2023

Vinitaly a Verona resta un riferimento

Domenica prossima 2 aprile verrà inaugurata l’edizione numero 55, un appuntamento che si preannuncia poderoso. Tante anche le manifestazioni satelliti, più piccole ma non per questo meno ragionate e importanti

Un'immagine del Vinitaly (Foto Ennevi per

Un'immagine del Vinitaly (Foto Ennevi per Veronafiere)

Per capire l’importanza del Vinitaly, potrebbero bastare pochi numeri: 100mila metri quadrati di esposizione, 17 padiglioni tra fissi e tensostrutture al completo, 4.440 espositori. Dal 2 al 5 aprile, a Verona, si celebrerà al meglio il mondo della viticoltura italiano: la 55esima edizione del Vinitaly si preannuncia come un'enorme vetrina del mondo del vino che si affaccia a tutto il mondo. E c’è subito un primo riscontro importante, con il record di top buyer selezionati e ospitati anche in collaborazione con Ice Agenzia. Ad oggi, infatti, sono oltre 1.000 i “superacquirenti” esteri di vino italiano da 68 Paesi già accreditati: +43% rispetto al 2022, dagli Usa all’Africa, dall’Asia - con il grande ritorno della Cina e Giappone - al Centro e Sud America fino al Vecchio Continente tutto rappresentato e alle Repubbliche eurasiatiche. Un dato che fa pensare a un incremento complessivo del movimento, visto che il Vinitaly 2022 si chiuse con 25mila buyer stranieri da 139 Paesi, il 28% degli 88mila operatori totali arrivati a Verona, facendo registrare la più alta incidenza estera di sempre.

Ci siamo, dunque. E non vogliamo entrare nell’eterno dibattito tra chi crede in questo evento e chi diserta la fiera di Verona: il Vinitaly, in ogni caso, resta un riferimento.

Raffaele Foglia

 

Summa, nel regno naturale dei Lageder

Il 1 e 2 aprile Magrè sulla Strada del Vino ospiterà la 24esima edizione Summa, la rassegna delle eccellenze enologiche biologiche e biodinamiche dal mondo. Come da tradizione, l’evento si svolgerà a Casòn Hirschprunn & Tòr Löwengang della Tenuta Alois Lageder, organizzatrice dell’evento. Alla mostra, aperta al pubblico, saranno presenti un centinaio di cantine selezionate per l’altissima qualità dei vini prodotti in armonia con l’ambiente. Oltre i produttori italiani, per la prima volta dalla Grecia e poi ancora da Germania, Nuova Zelanda, Austria, Portogallo, Svizzera e Francia, con la partecipazione, in rappresentanza di quest’ultimo Paese, di nuove aziende dalla Champagne. L’offerta italiana si arricchisce per questa edizione dei vini di prestigiose e storiche cantine, pioniere di una scelta produttiva naturale, a cominciare da GravnerFederico GrazianiGiulia Negri - SerradenariOcchipintiPassopisciaro Andrea Franchetti e Braida.

A loro Summa propone degustazioni guidate, verticali, prove di botte e walk around tasting, con la presenza dei produttori che raccontano come nascono i propri vini. Durante l'evento, vengono proposte anche visite tra vigneti e in cantina, per far toccare con mano la filosofia biodinamica di Tenuta Alois Lageder, basata sull’economia circolare. Summa 2023 non è solo vino e mercato. L’organizzazione ha deciso di devolvere parte del ricavato dalla vendita dei biglietti d’ingresso al Progetto Dormizil – dormitorio per persone senzatetto. Basato sul concetto dell’Housing first, il progetto intende realizzare una struttura a lungo termine per i senzatetto, con 9 piccoli appartamenti, uno spazio per l’accoglienza di emergenza, docce e lavatoi. Per informazioni e ticket: www.summa-al.eu

Cinzia Benzi

 

Viniveri, “Vini secondo natura” a Cerea

Tre giorni di degustazioni, incontri, proiezioni di film ed eventi gastronomici in programma per la diciottesima edizione di Viniveri. Dal 31 marzo al 2 aprile 2023, Cerea (a due passi da Verona) si animerà di nuovo di vini, vignaioli, storie e territori (qui per i ticket di ingresso) che, fin dalla prima edizione avvenuta nel 2004, hanno segnato un punto di riferimento per i “vini secondo natura", sottolineando come sia possibile tutelare l’ecosistema e l’equilibrio del vigneto tra l’azione dell’uomo e i cicli della natura senza la necessità di utilizzare addizioni e stabilizzazioni forzate in cantina.

Cuore di ViniVeri 2023 gli oltre 100 produttori provenienti da tutta Italia, Francia, Slovenia, Spagna, Austria e Svizzera che porteranno in degustazione, dalle ore 10 alle ore 18, le loro ultime produzioni frutto del lavoro in vigna e in cantina. Tra gli incontri, da segnalare l’approfondimento dedicato alle nuove regole per l’etichettatura del vino che entreranno in vigore l’8 dicembre 2023 e poi le cene con gli chef Nikita Sergeev e Fabio Groppi. Come ogni anno, insieme ai banchi vino, non mancheranno gli spazi per l’assaggio e la vendita di produzioni artigianali agroalimentari. 

Salvo Ognibene

 

Coravin e la Passport Compaign a Vinitaly 2023

Imperdibile la visita allo spazio Coravin, un’eccellenza che non ha bisogno di presentazioni e proprio nella manifestazione scaligera proporrà, nuovamente, il format originale Coravin Passport Campaign.  

«Il Coravin è come un passaporto che permette di viaggiare nel mondo del vino senza alcun limite» - Greg Lambrecht. Questa citazione, dell’inventore del Coravin, ha dato vita a questo divertente progetto che prevede la realizzazione di un vero e proprio “passaporto” cartaceo le cui pagine saranno dedicate alla descrizione dei vini scelti dalle cantine partner. I passaporti verranno distribuiti gratuitamente presso i vari stand e verranno vidimati con un apposito timbro Coravin dalle varie cantine all’assaggio di ogni vino. Attenzione recuperate passaporto presso lo stand Coravin che vi aggiornerà su tutte le cantine da visitare al Vinitaly per ottenere i timbri. Ogni giorno, i primi 4 partecipanti pronti a restituire il passaporto con almeno 10 timbri vinceranno immediatamente dei prodotti Coravin da ritirare presso lo spazio situato nel settore Enolitechpadiglione F, stand B6.

In questa edizione il focus sarà incentrato sugli Sparkling wines che oggi, grazie al nuovo Coravin Sparkling permette di preservare la bollicina aperta per ben per 30 giorni senza subire alcuna modifica. 

CB

 

Valtellina, ecco il Nebbiolo di montagna

La montagna che nasconde l’eleganza. Questa potrebbe essere la sintesi perfetta della produzione dei vini della Valtellina, che negli anni hanno saputo conquistare gli appassionati – e anche i giovani – con prodotti sempre più improntati sulla finezza.

Chi ha ancora in mente i vini un po’ rustici di un tempo, si deve assolutamente ricredere. Questo grazie soprattutto al Nebbiolo di montagna, ma anche a una maggiore consapevolezza dei produttori, che hanno compreso la reale potenzialità della Valtellina. Il tutto senza scimmiottare o inseguire – inutilmente – le zone più blasonate del Nebbiolo, parliamo ovviamente di Barolo e Barbaresco.

Il Vinitaly diventa l’occasione per assaggiare i vini di una quindicina di produttori, sotto il marchio del Consorzio di Tutela Vini della Valtellina: non solo Sforzato, ma anche Valtellina superiore Docg, con le sottozone Inferno, Sassella, Maroggia, Valgella e Grumello. Le coordinate sono semplici: Palaexpo, stand da A a D della fila 14. Non ci sono indicazioni particolari sulle aziende specifiche, perché ormai il livello della Valtellina è altissimo in tutte le sue espressioni. 

RF

 

L’Armangia e la rivincita del Nizza

La “rivincita” viene dal Piemonte e arriva a Verona. Perché questo è il significato dell’Armangia. L’azienda di Canelli svela una bella storia di famiglia e di fiducia  nella varietà dei vini che insieme ne plasmano l’identità.

A Vinitaly sarà presente nel Padiglione 8, area Fivi, blocco B8/B9 stand 15 e porterà: Nizza Titon 2020Nizza Riserva Vignali 2019Moscato d'Asti Canelli 2022Monferrato doc bianco EnnEEnnE 2021Piemonte Chardonnay Robi & Robi 2020Barbera d'Asti Sopra Berruti 2021. Tra le etichette particolarmente rappresentative, appunto, il Nizza Riserva con un invecchiamento minimo di 12 mesi in legno su un totale non inferiore ai 30.  

Ignazio e Giuliana Giovine - marito e moglie, lui enologo, lei sommelier - amano sempre mettersi in gioco e credono appunto alla  rivincita della viticoltura che riconquista il suo spazio in una zona dove l’industrializzazione era dilagata. I vigneti permettono una mappa varia e affascinante di etichette, ma tutte legate all’identità del territorio tanto complessa quanto salda.  Se la famiglia produce vino dal 1850, è nel 1988 che Ignazio riceve i vigneti da papà Giuseppe.  Oggi si producono soprattutto Moscato d’Asti Canelli DocgBarbera d’Asti e Nizza Docg, tra Canelli, Moasca e San Marzano Oliveto. 

Marilena Lualdi

 

Valentina Cubi, nel cuore l’Amarone Morar

L’Amarone Morar è la primissima etichetta dell’Azienda Agricola Valentina Cubi, prodotta per la prima volta nel 1997, ed è rimasta il simbolo di questa realtà di Fumane, nella zona classica della Valpolicella.

Il Morar è schietto, pulito, con un equilibrio distintivo tra la morbidezza dei tannini e una buona dose si freschezza e acidità. Le note vellutate e speziate prendono forma grazie ad un leggero appassimento dell’uve e ad un affinamento di tre anni in legno; mentre la freschezza è resa possibile da una vendemmia di poco anticipata e da una maturazione in bottiglia, che consente a tutte le emozioni sensoriali del vino di fondersi per raggiungere il risultato di un rosso strutturato, elegante ed avvolgente.

La sincerità e la schiettezza di questo vino la si ritrova anche in Valentina Cubi che, attraverso i suoi vini e insieme al marito, ed enologo, Giancarlo Vason, punta a dare piena espressione del territorio e dei vitigni autoctoni.

Un vino va di certo assaggiato, ma il racconto - del quale potrete godere al Vinitaly al Padiglione F Stand 12BIO - della storia dell’azienda, dell’importanza della famiglia, dell’approccio biologico alla produzione, del significato dei nomi delle bottiglie, donerà maggiore importanza alle caratteristiche organolettiche di ogni etichetta. 

Stefania Oggioni

 

Sòber, la filosofia già nelle etichette

Al Padiglione 8 Stand E2 di Vinitaly, troverete uno spazio condiviso da un gruppo di amici che hanno gli stessi principi, qui potrete conoscere e apprezzare questi piccoli artigiani del vino, tra cui il giovane e intraprendente Andrea Tirapelle che - coadiuvato dall’amicizia fraterna con Federico Zambon - ha realizzato la sua piccola e fresca realtà produttiva dal nome Sòber Wine. La filosofia comune di Andrea e Federico, appartenenti alla stessa area geografica, è quella di voler esprimere attraverso il vino il forte legame con il luogo di origine da cui le uve provengono.

Siamo in Veneto, precisamente ai piedi dei monti Lessini, nell’est veronese, quella di Andrea è una realtà che ad oggi conta all’incirca poco più di un ettaro, distribuito in vari terrazzamenti posti a sud, sud-ovest, che godono di una notevole escursione termica. Marchio distintivo dei suoi vini è senza dubbio la matrice dei suoli, che sono di origine vulcanica, composti in superficie da un piccolo strato di argilla dalle sfumature rossastre, che ricopre lo scheletro di roccia basaltica tendente ad affiorare. Due le etichette prodotte, una che come già si evince dal nome – Garganega Totale – vuole appunto racchiudere l’essenza di questa varietà, l’altra invece – dal nome Basalt Queens- è frutto dell’unione della Garganega con la Durella, due regine che poggiano i loro piedi sugli affioramenti basaltici. 

Fosca Tortorelli

 

Dario Dainelli: tra calcio e vigna

Il mondo del calcio e del vino non potrebbero essere più vicini. Dario Dainelli, infatti, lasciate le gioie del calcio che l’hanno visto capitano della Fiorentina, ha trovato una seconda vita professionale a Cerreto Guidi, splendido borgo medievale a pochi chilometri da Firenze. Qui, sul terreno argilloso e calcareo tipico toscano, coltiva SangioveseMalvasia NeraColorino e Ansonica.

Tra i vini di punta c’è il RudeSangiovese Toscana IGT, vendemmiato a mano, maturato in cocciopesto, fermentazione spontanea con lieviti autoctoni, due follature manuali al giorno, affinamento in anfora per 6 mesi e in bottiglia di 4 mesi. Per niente discreto, al naso presenta tutto il suo carattere “rude”, tra frutta in marmellata, rosa rossa, cannella, tabacco e arancia rossa candita. Sorso di grande energia e intensità. Acidità spiccata e tannino in evoluzione confermano che ci troviamo di fronte a un vino fatto per durare nel tempo.

Si passa al bianco con La Sbronza, 100% Ansonica dell’Isola del Giglio, dal sorso di grande freschezza, piacevole mineralità e spiccata sapidità.

Dario Dainelli sarà personalmente al Vinitaly al Padiglione hall 9, stand D17-E16

Annalisa Cavaleri

 

Michele Satta e la sua visione di Bolgheri

Varesino di nascita con origini sarde, Michele Satta arriva a Bolgheri negli anni ‘80 decidendo di dedicarsi al vino e rendersi indipendente prendendo in affitto vigne e cantina. È il 1984 quello della prima vendemmia e l’inizio di una storia che caratterizzerà quella della DOC Bolgheri, la cui fondazione avviene nello stesso anno.

Nel 1987 l’acquisto della prima vigna, Costa Giulia, e la costruzione della nuova cantina, più adeguata alle moderne esigenze di lavoro. Le sue intuizioni hanno contribuito all’odierno prestigio del territorio, tra tutte quelle di scommettere sul Sangiovese e sul Syrah: l’ingresso in azienda del figlio Giacomo avvenuto nel 2017 ha ampliato i contenuti del lavoro svolto. Acciaio, legno ma anche cemento ed anfora sono utilizzati oggi per la vinificazione che guarda sempre alla contemporaneità e all’originalità del lavoro in vigna prima e in cantina poi. Michele Satta è il consiglio per la cinquantacinquesima edizione del Vinitaly e vi aspetta al Pad. 9 Stand D17-E16. Oggi l’azienda è a conduzione familiare con un dimensionamento stabile di 25 ettari e produce attualmente 150mila bottiglie ottenute tutte da uva di produzione propria. 

Sa. O.

 

Pomario vuole preservare un “agroecosistema”

Piegaro è un comune al confine tra Umbria e Toscana, non distante dal lago Trasimeno. Lì sorge Pomario, un piccolo poggio, ricco di sole e isolato dal resto del territorio dal fitto bosco che lo circonda. L’omonima azienda vinicola inizio la produzioni nel 2009, solo qualche anno dopo l’arrivo in zona del Conte Giangiacomo Spalletti Trivelli e della moglie Susanna d’Inzeo, figlia del notissimo campione di equitazione Raimondo, che scoprirono questo angolo nascosto in terra umbra. Da queste parti la vite si è sempre coltivata.

La direttrice della Cantina, l’agronoma Federica De Santis, al suo primo sopralluogo a Pomario, ne scovò un vecchio tralcio, praticamente abbandonato, in procinto di essere estirpato. Dopo mesi di cura e potature quella vigna di Sangiovese riprese a produrre uva, venne clonata e ora è capostipite di molti vini di Pomario.

Dietro a questo aneddoto c’è la filosofia della cantina: preservare un “agroecosistema” incontaminato e di eccezionale rarità,  per produrre vini – e un ottimo olio extravergine - in agricoltura biodinamica per mantenere inalterati gli equilibri naturali. Sul “Poggio Incantato” di Pomario crescono e prosperano vitigni autoctoni come SangioveseCigliegiolo insieme a MerlotTrebbiano e Malvasia. Da questi ultimi nasce Arale, un bianco, in realtà di un bellissimo colore giallo intenso, speziato e complesso, ricco e nobile. Le uve fermentano in barrique su lieviti autoctoni e portano nel bicchiere gli aromi floreali di gelsomino e robinia e un’intrigante sapidità nel finale. Un vino che stupisce, si fa rispettare e ammalia per personalità e potenziale. 

Maurizio Trezzi

 

Terra Costantino: vino e sostenibilità sull’Etna 

Memoria, sostenibilità e visione contemporanea. Sono questi i tre principi da rispettare per Fabio Costantino, patron dell’azienda Terra Costantino di Viagrande (Catania), fondata da suo padre Dino nel 1978 in un suggestivo angolo tra l’Etna e il Mar Ionio. Le vigne, 10 ettari in Contrada Blandano, si trovano sul versante sud-est del vulcano, ad un’altitudine fra i 400 e i 550 metri sul livello del mare, e sono coltivate ad alberello e spalliera; l’azienda è stata la prima sull’Etna ad ottenere, nel 2000, la certificazione biologica e oggi si avvale della consulenza enologica di Luca D’Attoma. Rilevante l’impegno finalizzato a ridurre l’impatto ambientale attraverso vari accorgimenti: dall’utilizzo del sovescio in vigna alle vendemmie totalmente manuali, dall’aerazione naturale della cantina ipogea all’energia elettrica che proviene esclusivamente da fonti rinnovabili al recupero e riutilizzo di circa 1.400.000 litri d’acqua ogni anno.

L’azienda produce 6 etichette da vitigni autoctoni tra cui spicca il Contrada Blandano Etna Rosso Doc Riserva, 90% Nerello Mascalese e 10% Nerello Cappuccio da vigne vecchie. In bottiglia il risultato di una fermentazione – macerazione delle uve diraspate di circa venti giorni in vasche di cemento con follature manuali; dopo la fermentazione malolattica il vino affina in cemento e in tonneau di rovere per oltre 12 mesi e quindi in bottiglia. Terra Costantino sarà presente al Vinitaly 2023 al Padiglione 2 – Sicilia, corridoio A, Area Etna, Stand EW23

Davide Visiello

 

Tenute Olianas e il concetto di Biointegrale

A pochi minuti da Barumini, in un paesaggio incontaminato a vocazione agricola e pastorale, sorge Tenuta Olianas con i suoi 30 ettari di vigneti. Il progetto aziendale vede la luce all’inizio del nuovo millennio dall’amicizia tra l’enologo Stefano Casadei e la famiglia Olianas, con l'intento comune di produrre vini di qualità da vitigni autoctoni che valorizzino i territori d’origine nel rispetto dell’ambiente, della natura e delle persone che ci vivono. Protagonisti della produzione sono i vitigni autoctoni sardi: Cannonau e Vermentino, in primis, ma anche BovaleSemidanoMalvasia e Nasco, piantati su terreni vulcanici e granitici, calcareo-sabbiosi e calcareo-argillosi, tutti con un’ottima dote di scheletro e sabbia.

Le pratiche agronomiche ed enologiche sono frutto di un decalogo che Stefano Casadei ha definito assieme a un comitato tecnico e all’Università di Firenze, basato su principi di sostenibilità autentica per produrre in totale armonia con la natura circostante. Un modello che si è evoluto in un protocollo etico brevettato nel 2013 con il nome di Biointegrale, che inizia in vigna e termina in cantina, con interessanti sperimentazioni in anfore georgiane.

Al Vinitaly troverete Tenuta Olianas al Padiglione 9 Stand C5

Adele Granieri

 

Niepoort, dal Portogallo con orgoglio

Per risalire all’inizio della storia di Niepoort, bisogna fare un ampio salto indietro nel tempo e tornare al 1842, anno in cui il fondatore, Franciscus Marius Niepoort, di una famiglia di mercanti di Anversa, stabilì in città la sede del suo fiorente commercio di vino portoghese verso l’estero.

Altrettanto ampio è il giro, questa volta geografico, da fare se si volesse parlare dell’estensione geografica odierna dell’azienda e dei suoi vini, dai 13 ettari dell’inizio. Si parte da Vila Nova de Gaia, quartiere situato sulla riva del fiume opposta rispetto al centro storico di Porto, dove si concentrano le principali (e storiche) cantine della città. Proprio a Vila Nova è sorto un paio di anni fa WOW-World of Wine, un intero distretto culturale basato sulla produzione del vino, con musei, ristoranti, negozi tematici e itinerari pensati per far vivere un’esperienza immersiva. Da qui Niepoort propone sul mercato i suoi Porto. Da non perdere il Porto Colheita (ossia un Tawny di un’annata specifica) 2007, invecchiato in antiche botti grandi per 7 anni, le cui uve provengono da vigne con più di 60 anni.

Per i vini fermi, i vigneti si trovano nelle tre regioni del Douro, di Dão e Bairrada ed è dagli anni ’90 - e dall’avvento a Niepoort di Dirk van der Niepoort - che in azienda ha preso piede con grande successo la produzione di vini bianchi e rossi secchi. Fra questi segnaliamo VV Vinhas VelhasBairrada DOC Niepoort 2018, che affina in botti di legno tedesche per 18 mesi, un naso floreale incantevole e un vino che risente felicemente della vicinanza delle vigne al mare. Vini che si potranno assaggiare allo stand presente a Summa

Amelia De Francesco


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Identità Golose