26-03-2021
Il Brunello di Montalcino 2015 di Biondi-Santi: per la prima volta sono state realizzate anche alcune magnum
«La natura riesce a creare cose belle, basta saperle aspettare». Questa frase di Franco Biondi Santi, scomparso nel 2013, racchiude tutta la filosofia di una cantina che ha segnato la storia del vino non solo a Montalcino, ma di tutta Italia.
Scrivere di Biondi-Santi non è facile. Bisogna cercare di entrare in questa realtà in punta di piedi, sapendo ascoltare e rispettare la storia, per capire il presente e soprattutto capire il futuro di un’azienda che, negli ultimi anni, ha avuto dei cambiamenti societari, fino ad arrivare all’attuale proprietà francese del gruppo Epi (Européenne de participations industrelles) di Christopher Descours.
L'amministratore delegato Giampiero Bertolini
Il passato è glorioso, il presente di transizione, ma il futuro? «La visione futura è quella di rispettare quello che abbiamo oggi in termini di prodotti – continua Bertolini - non pensiamo a fare vini nuovi, ma pensiamo di lavorare sui tre vini che abbiamo, Rosso di Montalcino, Brunello di Montalcino e Riserva, per valorizzarli sempre di più. In realtà, vorremmo ragionare maggiormente sul Rosso di Montalcino: gli vogliamo dare un peso maggiore e una connotazione più precisa, perché spesso viene considerato come risultato dalle selezione degli altri vini, ma per noi è un prodotto importante per un certo target, con una sua identità precisa».
Il direttore tecnico Federico Radi
L’esempio arriva da un vecchio vigneto di Biondi-Santi, sul quale si stanno facendo importanti ricerche. «È un vigneto degli anni 50, è il più vecchio – spiega ancora Radi - E porta con sé un concetto di agricoltura che ai tempi era estremamente comune, con viti miste a ulivo, in un ambiente tale che le piante hanno potuto arrivare fino ai giorni nostri».
Una splendida panoramica dei vigneti a Montalcino
«Vogliamo rienfatizzare al massimo le caratteristiche di ogni terroir – ribadisce Radi - con un’eterogeneità di terreni incredibile anche all’interno della stessa area. Il nostro obiettivo è capire come il Sangiovese reagisce a tutti i fattori: terreno, altitudine, esposizione, suolo. Così è partito lo studio nel 2019. La ricerca di questa grande precisione non è tale da stravolgere un prodotto, ma di andare più in profondità. Siamo tutti toscani, ma siamo tutti nuovi, l’azienda ci ha lasciato un’eredità importante, è necessario per noi avere grande consapevolezza della zona».
La cantina alta di Biondi-Santi, alla Tenuta Greppo
Sulla base di questi risultati, sono state realizzate delle mappe con il gps e quindi sono state scavate 32 buche nei vigneti per identificare le parcelle più interessanti, da vendemmiare separatamente. «Siamo scesi fino a 2 metri e mezzo di profondità – spiega il direttore tecnico Federico Radi - per capire dove la pianta è arrivata e le stratificazione dei terreni. Non vogliamo sconvolgere nulla, ma vogliamo capire questo mix di fattori, capire ogni “ingrediente” che effetto fa e cosa porta. Anche per l’azienda è fondamentale il mantenimento di uno stile».
Federico Radi mostra l'antico vigneto
In cantina, poi, il lavoro è quello di preservare questo patrimonio. «Le nostre vinificazioni – insiste Federico Radi – sono estremamente semplici, con macerazioni non particolarmente lunghe. Utilizziamo lieviti indigeni, in parte selezionati tramite un istituto di ricerca di rilevanza razionale, mentre per alcune parcelle sono lieviti indigeni direttamente della vigna. Le singole parcelle poi seguono un proprio percorso in affinamento, per cercare di preservare le caratteristiche di ognuna».
Le bottiglie degustate: da sinistra, Rosso di Montalcino 2017, Brunello di Montalcino 2015, Brunello di Montalcino Riserva 2013 e il Brunello di Montalcino Riserva 1983
L’annata 2015, valutata 5 Stelle, trova nel Brunello di Montalcino di Biondi-Santi una delle migliori espressioni di questo millesimo: la grande complessità ed eleganza, nel pieno rispetto dello stile aziendale, lo fanno un vino che risulta già ottimo adesso, ma che promette di avere una longevità enorme. Solo il tempo potrà dare questo responso, le premesse sono eccezionali. Per la prima volta nella storia di Biondi-Santi, oltre alla bottiglia classica, sono state prodotte anche alcune magnum.
La Riserva 1983, che l'azienda ha deciso di mettere in vendita
Infine c’è la Storica. Infatti quest’anno Biondi-Santi ha rilasciato sul mercato la Riserva 1983. In questo caso evitiamo inutili e roboanti descrizioni: si tratta di un vino emozionale, impossibile da descrivere, ma che rimane nella memoria. E così ritornano in mente le parole di Franco Biondi Santi: «La natura riesce a creare cose belle, basta saperle aspettare».
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
La presentazione del progetto Brunello Forma
Ottime sensazioni dall'ultimo Benvenuto Brunello
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.