L’Amarone quest’anno lascia con l’amaro in bocca. L’Anteprima al palazzo della Gran Guardia a Verona, quest’anno dedicata ai 50 anni della Denominazione, ha infatti evidenziato come l’annata 2014 abbia, purtroppo, rispecchiato le previsioni, con una produzione di Amarone che è decisamente sotto i livelli degli anni passati, sia da un punto di vista della qualità che della quantità.
Il dato è evidente ed è stato sottolineato durante il convegno di sabato 3 febbraio dove il presidente del Consorzio della Valpolicella Andrea Sartori ha rapidamente evidenziato come il 2014 sia stata un’annata critica, dove nel solo mese di luglio si sono avuti 250 millimetri di pioggia, con grandi difformità produttive tra le aree in collina e quelle in pianura e con un 30% in meno di uve ad appassire. Così si è limitato a dire il presidente, sottolineando comunque una crescita del mercato, con il 10% in più, con un aumento che in Germania è arrivato a un +30% e in Italia a +20%.
Il convegno inaugurale, dedicato a stampa e autorità, non ha detto molto di più, dedicando maggiore tempo e spazio a uno show folkloristico e sarcastico di
Vittorio Sgarbi che, con tutta onestà, agli operatori del settore è interessato poco o nulla.
Tornando all’analisi dell’annata, un altro dato balza all’occhio: lo scorso anno, ne avevamo parlato in questo articolo, erano stati presentati 83 campioni.

I banchi di assaggio al Palazzo della Gran Guardia a Verona
In questa edizione, invece, gli assaggi erano solo 43: nota esplicita che molte aziende avevano deciso di non presentare il proprio
Amarone.
In ambito degustativo, invece, abbiamo riscontrato in media una discreta qualità dei prodotti: quasi nessuno aveva evidenti problemi, ma molti davano sensazioni più simili a un Valpolicella base o a un Ripasso, rispetto che a un Amarone.

Ottimo il servizio dell'Ais Veneto
Alcuni prodotti, comunque, hanno avuto buoni riscontri. Ciò dipende da due fattori fondamentali: la capacità del produttore di saper interpretare l’annata (dote che emerge nelle annate difficili e non in quelle dove il clima non tira brutti scherzi), e la fortuna di avere terreni nelle zone dove le condizioni meteorologiche sono state più clementi.
Non tutto il male viene per nuocere. Bisogna infatti pensare che il vino così riscopre uno dei suoi fattori più interessanti, cioè quello dell’annata, che tante volte viene dimenticata: la diversità delle stagioni è un valore che ogni produttore deve essere capace di esaltare, e che non deve essere utilizzato come giustificazione per vini non all’altezza.
Tra i 43 vini degustati (quest’anno non alla cieca, con buona pace di chi sperava di non essere influenzato da nomi ed etichette), è spiccata l’eleganza dell’
Amarone Classico di
Albino Armani e la fisicità della
Cantina Valpantena Verona.
Molto particolare e gradevole l’Amarone Classico di Corte Lonardi (azienda di Marano, come anche Albino Armani), mentre l’Amarone Classico Secondo Marco ci ha impressionato per come sia riuscito a interpretare l’annata senza stravolgerla. Buoni anche Cesari, Monteci, I Tamasotti e Ca’ Rugate. Ma non ci spingiamo oltre, aspettando l’annata 2015.