11-06-2024
Guardare in alta quota, per il futuro: i vini dell'Alto Adige affrontano il cambiamento climatico
Pensare al futuro significa guardare in alto. Ne sono convinti in Alto Adige, che stanno cercando sempre più di progettare una viticoltura di montagna che, in maniera assolutamente naturale, possa affrontare il cambiamento climatico.
Il presidente del Consorzio Vini Alto Adige, Andreas Kofler, crede che questa sia la scelta giusta, quella di produrre vini in quota. «Il cambiamento climatico è innegabile – conferma – I vigneti dell’Alto Adige si trovano tra i 200 e i 1.000 metri di altitudine. Ma si prevede che l’aumento delle temperature, nella nostra zona, sarà addirittura il doppio rispetto alla media».
Il presidente del Consorzio Vini Alto Adige, Andreas Kofler
«L’altitudine diventa così una risposta. Ogni 100 metri di altitudine abbiamo una differenza di circa 0,6 gradi. Le varietà che abbiamo a disposizione si adattano molto bene ai nostri terreni, e abbiamo anche dei rossi, nelle zone più calde, che resistono molto bene».
Per i bianchi si cerca sempre la freschezza
La dimostrazione arriva già da una piccola selezione di vini di chi ha già iniziato a puntare in alto. Un primo esempio arriva dal Pinot Bianco della Val Venosta 2021 di Castel Juval, su un terreno a sedimento morenico a circa 750 metri di altitudine. Un vino molto fresco e verticale, ma dall’ottima profondità.
Ripensare alla vigne: «Dobbiamo pensare oggi a quello che avverrà tra 20 anni»
Quello di Thurnhof, invece, è un Sauvignon che si esprime molto per tipicità e finezza: l’annata è una 2022 e anche in questo caso ci troviamo attorno agli 800 metri.
Puntare in alto, evidentemente, ha portato dei benefici: nessuno di questi vini risulta eccessivo, troppo strutturato o eccessivamente alcolico, ma si cerca maggiormente la freschezza e la facilità di beva. L’altitudine è un’arma in più, è vero, ma qui conta anche la bravura e l’esperienza dei vignaioli.
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a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
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