«Il turismo è un treno in continuo movimento» esordisce Nardo Filippetti, presidente di Lindbergh Hotels, evidenziando come le esigenze del viaggiatore moderno siano andate cambiando nel tempo e siano sempre più orientate alla qualità e all'innovazione.
Tuttavia, la classificazione alberghiera italiana fatica a stare al passo con le novità e i trend, motivo per cui un hotel altamente tecnologico, come Homie - il progetto pilota domotizzato che il gruppo ha aperto a Rimini - incontra difficoltà nel riconoscimento del proprio valore a causa di parametri obsoleti, come l'assenza di una cucina o del personale, fattori che penalizzano la valutazione in stelle.
«Serve un'uniformità di prodotto, perché oggi le stelle non rispecchiano il vero valore di un hotel». Un altro tema cruciale è quello della stagionalità. «L'80% degli hotel in Italia sono stagionali: come possiamo garantire lavoro tutto l'anno, formare adeguatamente il personale ed essere attrattivi?», si è chiesto
Filippetti.
Un problema che diventa ancora più evidente considerando che il 90% degli hotel italiani non appartiene a grandi catene e questo può limitare le opportunità di crescita professionale per chi lavora nel settore.
Federica Damiani, Area Director Italy
The Leading Hotels of the World, consorzio che riunisce 430 hotel indipendenti di lusso appartenenti a famiglie in tutto il mondo, ha sottolineato, al di là di ogni possibile trend passeggero, il peso della sostenibilità e dell'autenticità nell'esperienza turistica di fascia alta. «La ricerca di autenticità è l'opposto della standardizzazione: le esperienze vere non si trovano su Google, ma nella storia e nell'anima di una struttura gestita dalla stessa famiglia per generazioni».
Un recente studio su seimila clienti con alta capacità di spesa, aggiunge, ha confermato che i motivi principali per scegliere un hotel a 5 stelle sono la ristorazione di alto livello, la natura e l'autenticità dell'esperienza.
Damiani ha anche evidenziato come il futuro del turismo vedrà una crescita importante del mercato domestico in Asia, soprattutto in Cina, ma che l'Italia e l'Europa resteranno tra le destinazioni principali per turisti da ogni parte del globo.
Mauro Santinato, presidente di Teamwork Hospitality, ha posto invece l'attenzione su problemi cronici del settore: «Parliamo di turismo da anni senza trovare soluzioni. In Italia si passa dall'eccellenza all'indecenza, e il sistema delle stelle non è più un metro di riferimento affidabile». Se il segmento del lusso cresce – gli hotel a 5 stelle sono raddoppiati dal 2014 a oggi – la qualità cala appena si scende di fascia. Inoltre, il sistema formativo mostra grosse lacune: «Trovo preoccupante che il 93% di chi esce dagli istituti alberghieri lasci il settore», conclude.

Un dato che solleva interrogativi sulle strategie per attrarre e trattenere talenti. Nonostante le problematiche ormai croniche, le previsioni restano tutto sommato ottimistiche: «Nel 2040 avremo 2,4 miliardi di turisti e il nostro settore non conosce crisi. Cresceranno i numeri, aumenterà la domanda e il reddito medio in molti Paesi favorirà i viaggi». Ma la sfida sarà quella di superare i limiti strutturali dell'Italia, fra investimenti ridotti e difficoltà nel valorizzare il lavoro e le idee delle nuove generazioni.
«Oggi gli investimenti sono quasi tutti stranieri: chiediamoci perché», ha concluso
Santinato. Il futuro del turismo pare ricco di opportunità, se si guardano i numeri e la potenzialità attrattiva dell'Italia, ma c'è bisogno di strategie innovative e di politiche specifiche per garantire competitività e sostenibilità a lungo termine.