Dodici anni dopo il debutto di Iyo, la prima insegna di cucina giapponese a ottenere una stella in Italia, il patron Claudio Liu ha aperto un secondo ristorante dai contenuti non meno interessanti. Si chiama Aji, “gusto”, e si trova sulla stessa via della casa madre, Piero della Francesca, 600 metri più verso il centro di Milano.
Il concept è primo nel suo genere, in Italia e fuori: è un’insegna di food delivery e take away (consegna a domicilio e ritiro) di cibo nippo-asiatico destinata ad alzare l’asticella di un’offerta che finora non è mai corrisposta a una domanda in grande crescita. Iyo è sempre stato un perfetto termometro del trend: «In questi anni», spiega Liu la scintilla del nuovo locale, «tantissima gente ci ha chiesto sushi da asporto, ma non eravamo attrezzati».
Ora attrezzati è dire poco perché questo ragazzo cino-emiliano ha sventrato un vecchio ristorante cinese all’angolo con via Agudio per disegnare completamente un'insegna di 6 vetrine, con una cucina a vista di 70 metri quadrati, collegata via ascensore a un grande magazzino sotterraneo. Dalla strada si osservano già i cuochi in divisa bianca e rossa darsi da fare al di qua di un pass lungo e stretto, da cui passeranno gli eleganti sushi-box.

Il social table da 12 posti

Il restaurant manager Federico Zhu, chef Lin Yin Lu e il patron Claudio Liu

Postazioni wok ipertecnologiche
I contenuti delle cucine, firmate
Marrone, sono ipertecnologici: hanno messo a punto un software che gestisce le comande temporeggiandole. Dal cervellone centrale queste passano direttamente in forma di stampa ai 5 ragazzi («ma diventeranno presto 14») che lavorano nella cucina tra wok di nuova generazione (la fiamma si attiva con un movimento del ginocchio e sotto il fornello cola acqua che pulisce e raffredda in automatico), banconi razionalizzati per accogliere, pulire e tagliare i pescioni e una gestione degli spazi e delle centrali refrigerate che razionalizza movimenti e sovrapposizioni.
Nella sala d’ingresso, oltre al lungo banco di accoglienza in marmo di Carrara, è stato anche allestito un social table per 12 persone che vogliono accomodarsi e mangiare in loco. Le sedute sono alte e comode, sotto al banco ci sono prese
usb e sopra svettano lampade a pioggia disegnate da
Liu con
Lai Studio, responsabile del progetto architettonico.
Le colonne di
Aji sono due ragazzi che hanno lavorato a lungo da
Iyo: chef
Lin Yin Lu (12 anni con Liu) e il restaurant manager
Federico Zhu (6 anni). Il menu si può consultare inquadrando il qr code del biglietto da visita, in loco oppure
online in pdf. Include una sessantina di specialità divise in 10 categorie: entratine
kobachi,
tartare di pesce crudo,
carpacci,
gyoza,
nigiri-sashimi,
gunkan (la specialità da cui partì la cavalcata di
Iyo),
sushi e sashimi,
chirashi,
osomaki,
oshizushi. Le materie prime sono le stesse che hanno reso celebre la casa madre.

Salsa di soia fatta in casa e wasabi in tubetto

Motorini elettrici per il delivery
Per il ritiro veloce in loco c’è spazio sufficiente per parcheggiare davanti al volo («No parking, no business», spiega saggio
Liu). Lo scontrino medio atteso è di 35/40 euro a persona, la spesa di consegna viene 3,50 euro (ma ora è gratis e lo sarà anche in futuro sopra i 40 euro di spesa) e il raggio a domicilio limitato poco oltre la Cerchia dei Bastioni.
Pure il delivery è particolare: avviene a bordo di scooter elettrici neri, progettati da ME design, con bauletti coibentati che mantengono le temperature, anche dei vini. A proposito, la carta delle etichette contiene già 100 referenze. Tra loro pure un
Dom Pérignon P2 2000. Il futuro è adesso.
Aji
via Piero della Francesca
angolo via Agudio
Milano
+39.02.25061889
info@aji.mi.it
Orari delivery e take away: 12-14.30 e 18-30-22.30
Chiuso 13-19 agosto