02-04-2019
Matias Perdomo, uruguaiano, e Simon Press, argentino. I due cuochi di Contraste, Milano, hanno aperto la giornata di Contaminazioni a Identità Milano (foto Brambilla/Serrani)
Tradizione o contaminazione? Come essere certi che qualcosa che riteniamo parte integrante di una tradizione non provenga in realtà da altrove? Esordisce così, provocatoriamente, Matias Perdomo, accompagnato dal co-chef di Contraste Simon Press, proponendo un video in cui si alternano foto e filmati di emigrazione/immigrazione di inizio Novecento. Gli italiani che all’inizio del secolo scorso trovarono rifugio in America Latina per fuggire la povertà, racconta lo chef uruguaiano, trovarono clima, ingredienti e una realtà culturale completamente differente in cui vivere e integrarsi. Da quel momento le cose cambiarono, ma non solo per loro, bensì anche per i paesi che li accolsero. “L’esempio perfetto è un piatto che fa parte della tradizione locale e personale di ciascuno di noi in Argentina e Uruguay, un piatto che a tutti ricorda l’infanzia, che evoca casa, famiglia, i pranzi lenti delle occasioni: la pasta con il tuco. Se si fa qualche ricerca, si scopre però che la ricetta ha viaggiato per mare insieme ai genovesi, che amavano cucinare un ragù col tocco di carne. Questo ci suggerisce che mai dobbiamo dare per scontata la tradizione, anche quando ci sembra indiscutibile, intoccabile”.
Il tuco, un viaggio tra due continenti
Talvolta la contaminazione si rivela, invece, fra le pieghe della tecnica, come nel caso della Tartare di coniglio che all’assaggio pare arrosto, complice un consommé ottenuto dalle parti restanti del coniglio stesso. “Un piatto che assomiglia molto a un altro senza però esserne simile se non in parte; un piatto che nel sapore ricorda la ricetta classica della nonna, ma che è innovazione: in Italia il coniglio crudo è qualcosa di ancora abbastanza inusuale, mentre dalle nostre parti non lo è. Ciò che è familiare e consolidato in una cultura può non esserlo affatto in un’altra o in un’epoca successiva”. A conferma di quanto il confine tra nuovo e noto sia sottile e la contaminazione (quella buona) in agguato, Simone Press sfodera un Biancomangiare a base di brodo d’oca e con una riduzione di cannella e grasso dell’animale.
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Napoletana di nascita e lucchese di adozione, parte dalla critica letteraria per arrivare poi a raccontare di cibo e di vino (che sono anche le sue passioni). Adora viaggiare e va matta per la convivialità che si crea intorno alla tavola