Vi diamo un consiglio: appena arrivate, spegnete il cellulare e mettete via anche l’orologio. Solo così vi potrete immergere completamente nell’esperienza a 360 gradi del Castello di Vicarello, un’oasi di pace nel cuore della Toscana forse più selvaggia e incontaminate.
«D’altronde siamo nell’area con la minore densità di popolazione di tutta Italia – racconta Brando Baccheschi Berti, che con i fratelli Neri e Corso portano avanti l’avventura iniziata da papà Carlo e mamma Aurora – Ma è forse anche la Toscana più autentica».

Brando Baccheschi Berti osserva i vigneti della Tenuta
Il
Castello di Vicarello si trova nel Comune di Cinigiano, non lontano da Grosseto, in quella parte di colline tra Montalcino e il mar Tirreno: si tratta di una tenuta della quale
Carlo Baccheschi Berti e la moglie si sono innamorati anni fa. Peccato che allora era poco più di un rudere: pian piano il
Castello è stato restaurato, diventando prima residenza della famiglia e poi un punto di riferimento per l’accoglienza di lusso, con nove suite (che in futuro diventeranno dieci), un ristorante in costante e continua evoluzione e una produzione di vino di ottima qualità.
Il tutto circondato da 40 ettari di vigneti (in questo caso sono circa 6 ettari), uliveti, terreni agricoli e, ovviamente, bosco. Una location che si rivela ottima anche per le cerimonie, con panorami mozzafiato sulla Maremma Toscana.

Un'immagine di una delle nove suite del Castello
Lusso e natura si sposano perfettamente: le suite, ricavate dalle antiche strutture del
Castello di Vicarello, sono arredate con gusto e attenzione, con anche mobili ed elementi d’arredo d’antiquariato. Non mancano le comodità ma – per scelta – non c’è il televisore. «Sarebbe una distrazione – spiega
Brando Baccheschi Berti – mentre vogliamo che le persone qui possano immergersi nella nostra realtà».
Il servizio è assolutamente impeccabile, presente ma non invadente, con lo scopo di far sentire completamente a proprio agio. Tante piccole attenzioni che tengono l’ospite sempre al centro dell’attenzione, ma con discrezione ed eleganza.

La tenuta vista dall'alto
L’azienda, come già anche scritto
in questo articolo, si sta dedicando molto al vino. «Al momento la cantina si trova ad alcuni chilometri da qui, non lontano – sottolinea ancora
Brando Baccheschi Berti – ma la nostra intenzione è quella, appena possibile, di realizzarla ex novo nello stesso compendio del
Castello, all’interno della Tenuta, in modo tale da offrire all’ospite un’esperienza più completa possibile».
La ristorazione, da tre anni a questa parte, è affidata al giovane Kevin Luigi Fornoni che, sotto la guida e gli input della famiglia Baccheschi Berti, sta puntando a una cucina che riesca a conciliare preparazioni anche complesse a gusti netti e precisi. Ma soprattutto, la volontà è quella di offrire una cucina con sapori legati alla tradizione toscana con un’evoluzione che permetta un’esaltazione delle stesse materie prime. Senza contare l’importanza di avere, all’interno della tenuta, un orto da dove provengono tutti i vegetali dedicata al ristorante.

Lo chef Kevin Luigi Fornoni
Fornoni, che fa parte anche degli
Ambasciatori del gusto, si distingue certamente per le preparazioni a base di selvaggina e per tutto il mondo legato al “quinto quarto”, grande attenzione viene data anche alle lavorazioni alla griglia. Per il pranzo, il
Castello di Vicarello offre un menù più “easy”, con una carta dove raramente però mancano carbonara o cacio e pepe (sempre con una grande attenzione alle materie prime), oppure in stagione un semplice ma gustoso tagliolino con tartufo nero.
Per la cena lo chef ha “mano libera” di variare, come dimostra il Cappuccino d’uovo, con uovo morbido, patata, anice e tartufo nero, oppure la rivisitazione della lingua di vitello, con una mousse di lingua, barbabietola e dragoncello: entrambi piatti di grande aromaticità e gusto, senza essere pesanti.

I maccheroni al ragù di vaccinara
A seguire si potrebbe assaggiare gli
Gnocchi di patate rosse, con crema di porcini, funghi cotti e crudi, e aria di birra, oppure il golosissimo e coloratissimo
Maccherone al ragù di coda, con ragù alla vaccinara,
barbabietola e rabarbaro candito. Piatti “caserecci”, ma rivisitati in chiave più moderna.
Tra i secondi è assolutamente da provare il Piccione alla Wellington, dove la ricetta tradizionale viene trasformata per poter utilizzare il piccione, trovando – dopo vari esperimenti – la cottura giusta, lasciando la carne succosa e morbida.

Il Piccione alla Wellington prima dell'apertura

E dopo il taglio, servito al piatto
Fornoni, che in cucina è affiancato da
Gaia Cesti, ha una particolare attenzione anche per la panificazione e i lievitati in generale: molto interessanti anche i dolci, come il
Venere, una golosa sfera di mousse al pistacchio con basilico, yogurt e uva fragola (presa direttamente dal pergolato del Castello).
Insomma, l’esperienza al Castello di Vicarello è quella di un lusso non ostentato, ma discreto, per staccare dal caos e dalla frenesia di tutti i giorni. Prima di ripartire, però, ricordate di riprendere orologio e telefonino…