28-11-2022
Un suggestivo tramonto sul Castello di Vicarello
Vi diamo un consiglio: appena arrivate, spegnete il cellulare e mettete via anche l’orologio. Solo così vi potrete immergere completamente nell’esperienza a 360 gradi del Castello di Vicarello, un’oasi di pace nel cuore della Toscana forse più selvaggia e incontaminate.
«D’altronde siamo nell’area con la minore densità di popolazione di tutta Italia – racconta Brando Baccheschi Berti, che con i fratelli Neri e Corso portano avanti l’avventura iniziata da papà Carlo e mamma Aurora – Ma è forse anche la Toscana più autentica».
Brando Baccheschi Berti osserva i vigneti della Tenuta
Il tutto circondato da 40 ettari di vigneti (in questo caso sono circa 6 ettari), uliveti, terreni agricoli e, ovviamente, bosco. Una location che si rivela ottima anche per le cerimonie, con panorami mozzafiato sulla Maremma Toscana.
Un'immagine di una delle nove suite del Castello
Il servizio è assolutamente impeccabile, presente ma non invadente, con lo scopo di far sentire completamente a proprio agio. Tante piccole attenzioni che tengono l’ospite sempre al centro dell’attenzione, ma con discrezione ed eleganza.
La tenuta vista dall'alto
La ristorazione, da tre anni a questa parte, è affidata al giovane Kevin Luigi Fornoni che, sotto la guida e gli input della famiglia Baccheschi Berti, sta puntando a una cucina che riesca a conciliare preparazioni anche complesse a gusti netti e precisi. Ma soprattutto, la volontà è quella di offrire una cucina con sapori legati alla tradizione toscana con un’evoluzione che permetta un’esaltazione delle stesse materie prime. Senza contare l’importanza di avere, all’interno della tenuta, un orto da dove provengono tutti i vegetali dedicata al ristorante.
Lo chef Kevin Luigi Fornoni
Per la cena lo chef ha “mano libera” di variare, come dimostra il Cappuccino d’uovo, con uovo morbido, patata, anice e tartufo nero, oppure la rivisitazione della lingua di vitello, con una mousse di lingua, barbabietola e dragoncello: entrambi piatti di grande aromaticità e gusto, senza essere pesanti.
I maccheroni al ragù di vaccinara
Tra i secondi è assolutamente da provare il Piccione alla Wellington, dove la ricetta tradizionale viene trasformata per poter utilizzare il piccione, trovando – dopo vari esperimenti – la cottura giusta, lasciando la carne succosa e morbida.
Il Piccione alla Wellington prima dell'apertura
E dopo il taglio, servito al piatto
Insomma, l’esperienza al Castello di Vicarello è quella di un lusso non ostentato, ma discreto, per staccare dal caos e dalla frenesia di tutti i giorni. Prima di ripartire, però, ricordate di riprendere orologio e telefonino…
Radiografia, notizie e curiosità sugli hotel e le locande più importanti in Italia e nel mondo.
a cura di
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose