05-10-2019
Davvero una gran bel momento alla decima edizione di Identità New York quando ha debuttato il tema del servizio di sala grazie all'appassionata collaborazione con la famiglia Cotarella. Da sinistra: Dominga Cotarella, Vince Gerasole, Antonio Begonja e Marta Cotarella. Foto Brambilla-Serrani
Certo, la rinascita della pizza che ha addirittura conquistato Milano, la caduta del muro che nella ristorazione separava il mondo del salato da quello del dolce, la presa di coscienza che un ristorante oggi non è completo se non prevede una seria proposta vegetariana, il vegano lo lasciamo ai “talebani”, tutte verità e conquiste di questi Anni Dieci che volgono al termine ma, forse, l’espetto più rivoluzionario non arriva dalle cucine. Arriva a noi dalla sala.
Non ho mai registrato tanta forza, tanta energia da parte di chi cura il servizio come da una decina d’anni in qua. Nella prima decade del XXI secolo era già difficile che alle manifestazioni vi fosse spazio per il dessert, figuriamoci per la sala. E’ cambiato tutto. C’è orgoglio tra chi si muove tra i tavoli. E tanto. E tantissimo rimane ancora da fare. Registriamo gocce, rivoli a volte, certo non laghi, fiumi e mari come quando si parla di chef e pastry-chef ma anche di cantine e sommelier o di patron che curano la carta dei vini.
Vi sono chef stellati che aprono corsi e master di cucina, però mai anche di sala come se non avessero pure bisogno di bravi camerieri, ve ne sono ancora di più a livello strutture private anche universitarie ma o guardano a cantine e gestioni o a forni e fornelli. Il servizio di sala resta in pratica un illustre sconosciuto, giusto un paio di eccezioni a confermare la regola che non interessa. Ed è un errore pesante perché poi si lamentano tutti che non trovano personale bravo e fidato.
Antonia Klugmann alla masterclass sulla sala a Identità New Yorkn settembre 2019. Foto Brambilla-Serrani
Fondata a Castiglione in Teverina, nel Lazio, a un pugno di chilometri da Orvieto, in Umbria, con la Toscana dietro l’angolo, la scuola di Intrecci sta vivendo il secondo anno di studi, con il terzo che inizierà il 17 di ottobre. E la fame di sala è tale che le domande superano i posti disponibili, ventidue (15 il primo anno e 25 ora). Una goccia in un oceano in tempesta perché tutti i ristoratori, ovunque ci si trovi, si lamentano perché scarseggia personale appassionato e qualificato.
Il dibattito si è tenuto in una sala piena di addetti ai lavori, con la presenza di Antonio Begonja, socio nelle strutture che fanno capo alle chef Jonathan Benno, loro due già al Per Se di Thomas Keller. Tanto guardare avanti perché lamentarsi e basta non porta a nulla. Ha detto Dominga Cotarella: «Abbiamo pensato molto alla settimana passata a New York. Tante persone conosciute, tante degustazioni e abbinamenti divertenti con grandi chef, ma soprattutto la masterclass dedicata alla nostra scuola e alla sala. Quando Marta ha iniziato a parlare, il mio cuore batteva forte e posso immaginare il suo. La nostra scuola protagonista a New York, solo a due anni dalla sua apertura.
Festa grande a Intrecci a Castiglione Teverina per i diplomati del primo anno e i nuovi allievi del secondo
E ai saluti, l’annuncio che ha strappato applausi e speranze: le Cotarella hanno un secondo sogno, aprire il secondo Intrecci a New York. Possibilmente nell’autunno 2020, più verosimilmente primavera 2021.
E il tema sala, l’orgoglio di essere Camerieri con la C maiuscola vivrà una giornata importante lunedì prossimo 7 ottobre, importante per i ristoranti italiani, tutti, stellati e non, vitale per andare oltre la triste, consumata immagine della persona porta piatti e poco altro. A Roma verrà presentata Pass, la prima guida che giudica i posti per il servizio, nella quale camerieri, maître e sommelier si presentano e si raccontano. L’ha curata l’associazione Noi di Sala, presidente Marco Reitano. Sarò nella capitale perché credo in tutti gli sforzi che si fanno per elevare questo aspetto della vita quotidiana di un pubblico esercizio.
Foto ricordo per il direttivo di Noi di Sala a Identità Golose 2015 a Milano quando diedero vita a un efficace e spassoso allestimento teatrale. Al centro, il solo in camicia e cravatta, l'attore Marco Giallini. Alla sua destra Marco Amato e Alessandro Pipero; alla sua sinistra Matteo Zappile, il presidente Marco Reitano, Davide Merlini, Luca Boccoli e Rudy Travagli. Foto Brambilla-Serrani
All’edizione appena conclusasi delle Strade del Mediterraneo a Paestum in Cilento, gli organizzatori Barbara Guerra, Albert Sapere e Luciano Pignataro, hanno acceso i riflettori anche sulla sala. Hanno fatto bene. Ho così colto l’occasione per esprimere il mio disagio per l’ennesima corsa al dividersi in fazioni, tipico del carattere di noi italiani. Mi illudevo che la parrocchia del servizio andasse oltre le lobby che appesantiscono la vita del resto della galassia golosa, dei cuochi e degli chef, dei pizzaioli e della critica, di pasticceria e gelateria.
Mi illudevo perché a livello sala i protagonisti sono così pochi, molto meno di 100 all’anno gli allievi dei rarissimi corsi professionali, che frammentarsi ha davvero dell’incredibile. In negativo. Sembra proprio che siamo condannati a non fare tesoro delle migliori abitudini di altre nazioni, a non fare gruppo, massa critica. «Dobbiamo fare sistema» lo dicono in pratica tutti, ma temo che i più non sappiano cosa voglia dire e cosa implichi, ad esempio accantonare egoismi, rancori e personalismi per collaborare senza perdere le rispettive identità.
Il lato pubblico del ristorante visto dai suoi protagonisti: maître e camerieri
di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi
Retroscena e curiosità di un mestiere affascinante, storie di grandi donne e uomini che hanno scritto la storia della ristorazione italiana e internazionale, visioni e consigli per alimentare nel tempo un ritorno al vero polmone dell’ospitalità: dritti In sala