23-03-2021

Zisola, Marchesi Mazzei alle radici del Nero d’Avola

Filippo Mazzei: «Il nostro segreto? Abbiamo sempre puntato sull’alberello». E i risultati si vedono

Tenuta Zisola si trova a 4 chilometri da Noto

Tenuta Zisola si trova a 4 chilometri da Noto

Vini siciliani dall’animo toscano. Ma non solo. Perché il progetto dei Marchesi Mazzei in Sicilia, nato quasi vent’anni fa, ha radici più profonde, e nasce dalla volontà di valorizzare i vitigni autoctoni anche al di fuori dalla Toscana, loro terra d’origine. Non un inseguimento delle mode, ma una ricerca che vuole andare alle radici della viticoltura siciliana.

È Filippo Mazzei a presentare il progetto Zisola: «È una piccola azienda alla quale io tengo molto e che, credo, abbia avuto un ruolo nell’evoluzione dei vini siciliani».

Francesco e Filippo Mazzei

Francesco e Filippo Mazzei

La storia è presto raccontata: «Alla fine degli anni Novanta io e mio fratello Francesco volevamo fare un’operazione vitivinicola fuori dalla Toscana, nel 2003. Ma cercavamo un posto che avesse alcune similitudini con il nostro territorio, una zona che avesse un vitigno autoctono sul quale lavorare. Ma non è stato facile trovare il luogo giusto. Ogni volta trovavamo bei terreni senza case, oppure belle case con terreni senza buoni terreni».

Ma non si sono arresi: «Devo ringraziare la famiglia Planeta – prosegue Filippo Mazzei - che ha insistito affinché lavorassimo in Sicilia e ci ha aiutato anche in questa ricerca».

La tenuta era abbandonata

La tenuta era abbandonata

«Un giorno mi trovavo sopra Noto, sempre alla ricerca di questo luogo ideale per iniziare: scendendo da lì, a circa 4 chilometri da Noto, girando su una strada laterale, abbiamo trovato questa azienda abbandonata. Bene, dopo 48 ore avevamo firmato il compromesso».

In totale la Tenuta Zisola si estende su 52 ettari, 22 a vigneto e il resto sono agrumi, ulivi, mandorli e carrubi. «La nostra prima scelta fu quella di mantenere l’alberello. Fui criticato da tutti in quanto è complicato, difficile e dal costo di gestione elevato. Oltretutto in zona era praticamente scomparso».

Filippo Mazzei cura la Tenuta Zisola: «È una piccola azienda alla quale teniamo molto»

Filippo Mazzei cura la Tenuta Zisola: «È una piccola azienda alla quale teniamo molto»

«Ci troviamo a un’altitudine tra i 95 e i 130 metri, su terreni calcarei bianchi, vicini al mare, in un’area ventilata, sicuramente calda ma con notti fresche. Ci troviamo, in pratica, nella punta più a sud della Sicilia vitivinicola».

E poi c’è l’importanza del vitigno autoctono: «Ai tempi i Nero d’Avola erano poco commercializzati e con prezzi bassi, molto intensi, molto carichi e non particolarmente lunghi - spiega Filippo Mazzei - Ma io volevo fare vini freschi: per questo l’alberello era l’ideale, con una produzione più limitata. Il grosso del risultato, infatti, è in vigna, l’importante è portare l’uva sana nel baglio. Tutto è gestito parcella per parcella, così da avere un’evoluzione delle potenzialità del vigneto. Può sembrare strano, perché all’apparenza non ci siano differenze così marcate. Eppure abbiamo visto che queste differenze ci sono, eccome».

Filippo Mazzei: «Abbiamo puntato tutto sull'alberello»

Filippo Mazzei: «Abbiamo puntato tutto sull'alberello»

La prima espressione di questo vitigno è nello Zisola 2019. L’annata è stata molto buona, con piogge in primavera e un’estate calda ma non esagerata, mentre la vendemmia è stata tardiva. «Abbiamo fermentato in vasche da 100 ettolitri partendo da uve regriferate, poi macerazione per due settimane, e poi affinamento per 10-12 mesi in legno piccolo (barriques e tonneaux) ma tutte di almeno secondo passaggio».

Il vino, già al naso, non è affatto “carico”, bensì si sviluppa su note aromatiche di frutta fresca e una parte di erbe aromatiche. In bocca è fresco e sapido, ma non solo: stupisce, per un vino rosso siciliano, trovare un tenore alcolico contenuto (13% vol), che lo rende di facile beva. La produzione è di circa 95mila bottiglie sulle complessive 130mila circa aziendali, per un prezzo a scaffale tra i 14 e i 15 euro.

Poi c’è il Doppio Zeta 2017. «La prima annata di questo vino è del 2006, ma siamo partiti con un uvaggio, utilizzando per il 25% Syrah e Petit Verdot, forse perché non conoscevamo ancora bene i nostri terreni.  Poi abbiamo individuato tre vigneti differenti, molto vicini tra loro, che ci permettevano di avere una qualità migliore. Gradualmente abbiamo ridotto le percentuali di Syrah e Petit Verdot, fino a questo 2017, Nero d’Avola in purezza, dove abbiamo cambiato anche il packaging. Un cambio di passo».

Anche in questo caso si utilizzano barriques e tonneaux, con circa il 10% di legno nuovo, per circa 16 mesi di affinamento.

Il vino è davvero sorprendente e affascinante: anche qui i profumi, seppure di una certa intensità, non sono aggressivi, bensì eleganti e morbidi.

C’è un frutto maturo, anche di bosco, una netta speziatura e anche un leggero cuoio. Al sorso è molto equilibrato, con una buonissma acidità, e una facilità di beva incredibile, nonostante una struttura notevole ma mai pesante. Produzione di 15mila bottiglie, per 30 euro allo scaffale.


In cantina

Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo

a cura di

Raffaele Foglia

giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose

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