Salvatore e Francesco Salvo
Consistenze dell’ortodi Nadia Moscardi
Dall'Italia Emilia-Giappone senza confini da Ailimē a Torino
Quale futuro per il Chiaretto? L'Anteprima che si è svolta a Lazise ha permesso vari ragionamenti su questo vino
Quale futuro per il Chiaretto? O meglio, quale strada vogliono intraprendere i produttori per valorizzare questo vino che, nonostante lo spirito giovanile ed estivo, nasconde in sé potenzialità sorprendenti?
La risposta non possiamo certo darla noi, ma l’Anteprima del Chiaretto, che si è svolta alla Dogana Veneta di Lazise, ha permesso di fare alcuni ragionamenti sui vini della zona del Garda, con un’unione di forze (e di sforzi) da parte del consorzio Consorzio di Tutela del Chiaretto e del Bardolino e del Consorzio Valtènesi.
Ma in realtà c’è qualcosa che li accomuna, un trait d’union che li rende distintivi e differenti dagli altri vini rosa («non chiamateli rosati», dicono i due Consorzi), è proprio il lago di Garda. O meglio, il terreno e il microclima che avvolge questa zona rendendola unica e conferendo ai vini una spiccata sapidità che non si trova altrove.
Il lago di Garda, legame indissolubile tra Bardolino e Valtènesi
Ed è sicuramente un peccato, visto che oltre all’annata corrente, la 2018, è stato possibile anche assaggiare, direttamente ai banchetti dei produttori, le annate precedenti. E così si è potuto perfettamente comprendere come la 2017, con un anno in più di bottiglia, sia un’annata decisamente più completa, i vini trovavano quell’equilibrio che, palesemente, non era presente in quasi nessuna bottiglia del 2018.
Folto pubblico di operatori, giornalisti e appassionati alla Dogana veneta di Lazise
La realtà è che il Chiaretto, sia Bardolino che Valtènesi, ha grandi potenzialità. Non parliamo di affinamenti di tantissimi anni, si intenda, ma possiamo assicurare di aver assaggiato grandissimi prodotti del 2016, del 2015 e persino del 2014 (annata negativa, ma che Poggio delle Grazie, per fare un esempio, ha interpretato al meglio), fino ad arrivare anche al 2012, come dimostra il vino di Giovanna Tantini.
Per quanto riguarda il Chiaretto Bardolino, ci hanno dato buone sensazioni Cavalchina, con una spiaccata nota di pesca, Guerrieri Rizzardi, elegante e dalla buona complessità, Monte del Fra’, con una bocca molto presente e un finale di leggero zafferano, Albino Piona, dove si ha una grande espressione olfattiva e una sapidità molto spiccata, il Granara di Tommasi Viticoltori, già abbastanza equilibrato, e il Villa Cordevigo Bio di Vigneti Villabella, che si presenta con una frutta fresca e croccante, e un finale leggermente spigoloso ma piacevole. Chissà, assaggiati fra qualche mese…
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo