Abbiamo già avuto modo di parlarne in altre circostanze: la Sardegna del vino ha grande potenzialità, ma tende a chiudersi a riccio e a non uscire dalla sua stessa isola.
Proprio all’ultimo wine2wine è stato evidenziato da tutti i responsabili degli enti vitivinicoli nazionali che, per affrontare i mercati esteri, è necessario uscire dai personalismi, puntando a unioni che possano servire da “apriporte” per nuovi mercati.
L’
Anteprima del
wine2wine quest’anno era la grande occasione della Sardegna. Un po’ come la finale di
Champions League per la Juventus, con risultati che ci sono sembrati, purtroppo, analoghi. Ma su questo ci soffermeremo più tardi.
L’Anteprima del wine2wine era un'opportunità per mostrare agli operatori internazionali del settori, arrivati apposta a Verona per il forum dedicato al business del vino, che le bottiglie della Sardegna hanno tutte le carte in tavola per aprire nuovi mercati: stiamo parlando di vini unici, caratteristici, che parlando di un territorio che contempla centinaia di sfaccettature, come un diamante grezzo.

Marino Braccu durante le degustazioni
Tre i focus individuati, proprio con l’intenzione di puntare su aspetti che potessero interessare, o meglio, incuriosire gli operatori internazionali. Il tutto grazie ad altrettante degustazioni nella sala degustazioni di Vinitaly International, per 40 professionisti del settore, guidate da
Sarah Heller, la più giovane master of wine del mondo, e
Marino Braccu, maître del ristorante
Otto e Mezzo a Hong Kong, tre stelle
Michelin.
Così, grazie all’impegno dell’agenzia Affinità Elettive, le aziende sarde hanno potuto “mostrare i muscoli”, o meglio, far vedere che l’Isola non ha solo vini “rustici”, ma che ha sviluppato una capacità di realizzare prodotti di altissimo livello, dalla grande eleganza, ma soprattutto dall’evidente legame con questo straordinario territorio. Come aveva già avuto di dimostrare il padre del Sassicaia, Giacomo Tachis.

La Master of wine Sara Heller
Per questo si è voluto puntare sul
Vermentino, non solo di Gallura, ma anche di altre zone, per far comprendere la differenziazione di un vitigno che, se all’apparenza può sembrare non particolarmente adatto alla vinificazione, «dal grappolo grosso e dagli acini grossi» come ha specificato
Sarah Heller, in realtà diventa straordinario grazie anche al terreno, con una sapidità eccelsa e con una gamma aromatica molto importante.
E poi ancora si è andati ad analizzare il Cannonau, fratello (geneticamente parlando) della Grenache: ma in Sardegna acquista sentori di macchia mediterranea, di mare, di frutti di bosco, ancora più accentuati. E infine gli autoctoni, per un viaggio nella Sardegna più nascosta.

Gli approfondimenti erano dedicati alla Sardegna
I prodotti presentati in degustazione sono stati tutti molto apprezzati. Gli stessi vini successivamente sono stati anche al centro di una degustazione riservata a una delle più importanti degustatrici di
Wine Spectator, la rivista che determina anche le cantine che fanno parte di
Opera Wine, l’anteprima “top” di
Vinitaly. E anche in questo caso i vini sono stati apprezzati.
Allora la Sardegna ha cambiato la storia? Cioè, la Juventus ha vinto la Champions League. No, purtroppo (per la Sardegna). Perché il progetto di essere i protagonisti dell’Anteprima di wine2wine è stato sposato solo da 12 aziende (Atlantis, Silvio Carta, Cantina sociale della Vernaccia, Cantina Mesa, Tenute Fois, Tenute Olbios, Cantina Arvisionadu, Giogantinu, Vini Mura, Unmaredivino, Gostolai e Sella&Mosca).

Presenti molti operatori stranieri
E questo significa arrivare alla finale senza essere preparati. Significa non essere uniti anche in momenti così importanti e la prossima occasione potrebbe arrivare tra 20 anni, se ogni anno
wine2wine cambiasse la regione protagonista dell’anteprima.
Non vuole, questa, essere una critica asettica, ma vuole essere uno sprone per le aziende sarde: uniti è meglio. E aperti al mondo. Senza paraocchi e pregiudizi. Perché il potenziale c’è, ma non è possibile pensare che un operatore straniero cerchi i vini sardi a prescindere. L’individualismo, in questo settore, fa solo danni.