Antonio Polzella
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Conegliano Valdobbiadene: terra, uomini e Prosecco
Vino, paesaggio, tradizioni, arte, storia, architettura e cultura: sono tutti elementi vincenti che potrebbero – e a nostro parere dovrebbero – concedere alle colline di Conegliano Valdobbiadene il riconoscimento di Patrimonio dell’Unesco. Il progetto, avviato nel 2008, è giunto all’inizio di quest’anno all’ufficializzazione della candidatura da parte della commissione nazionale per l’Unesco, con la documentazione depositata al centro per il patrimonio mondiale dell’Unesco a Parigi.
Vino e paesaggio, quindi, viaggiano a braccetto verso un riconoscimento prestigioso che porterebbe un ulteriore slancio alla zona da un punto di vista turistico e una maggiore visibilità al Prosecco.
Quindi, c’è Prosecco e Prosecco, con terreni, clima e lavorazioni anche differenti. E pure costi differenti, in una zona, come quella di Conegliano Valdobbiadene, dove la meccanizzazione è pressoché impossibile.
Francesco Drusian nei suoi vigneti poco prima della vendemmia
Drusian sta anche cercando di rivalutare, oltre alla Glera, anche i vitigni storici della zona, che utilizza nei suoi vini, come la Bianchetta e la Perera: «Di quest’utlima, nei vini ne utilizzo al massimo il 3%, perché altrimenti dà un’impronta troppo di pera (da qui il nome del vitigno) al vino».
La Glera baciata dal sole prima di essere raccolta
Per i vini, Drusian è sempre alla ricerca della strada migliore per la produzione: «Perché non sono mai contento. Si può sempre fare meglio». Il suo Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore Brut è sicuramente un prodotto di altissimo livello, con una grande pulizia al naso, note di frutta fresca e un tocco di lievito, e una grande lunghezza gustativa. L’Extra Dry ha un bouquet molto ampio, di grande impatto, con dolcezza e morbidezza che però trovano un grande equilibrio con acidità e sapidità. Il Cartizze, infine, è un vino avvolgente e suadente.
Elvira Bortolomiol con alle spalle uno degli splendidi paesaggi della zona
Sono state poi le quattro figlie, Maria Elena, Elvira, Luisa e Giuliana a portare avanti le idee del padre, con quel sogno della Docg che si avverò nel 2009 e che adesso prosegue con la consapevolezza di dover andare avanti sulla strada di valorizzazione non solo dei singoli prodotti, ma di tutta l’area. E di questo ne è convinta proprio Elvira Bortolomiol, che ammette: «Per il Prosecco esiste un’oggettiva difficoltà per fare capire la differenza tra la Doc e la Docg, per non parlare delle 43 Rive. In tal senso il confronto con il mercato cinese ci può aiutare: dobbiamo essere pronti ad affrontare questa sfida, cercando di far comprendere queste differenze che ci contraddistinguono. Anche da un punto di vista di prezzi».
Le colline di Conegliano Valdobbiadene puntano al riconoscimento dell'Unesco
Di queste, seimila hanno il marchio “Special Reserve”, che, come spiega Elvira Bortolomiol, «è un’ulteriore selezione qualitativa». Ci piace segnalare, infine, lo Ius Naturae, perla “green” dell’azienda, realizzato con uve Glera che arrivano da 5 ettari di proprietà a conduzione biologica.
Tutti prodotti che parlano di territorio. Ognuno con il suo stile, con la sua impronta, con le sue caratteristiche. Bottiglie che riflettono la passione dei tanti produttori che qui stanno lavorando benissimo.
(parte seconda / fine)
Qui la prima parte del nostro viaggio
giornalista de La Provincia di Como, sommelier e appassionato di birra artigianale. Crede che ogni bicchiere di vino possa contenere una storia da raccontare. Fa parte della redazione vino di Identità Golose
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo