Carnivori di tutto il mondo, unitevi. Ma con giudizio e senso critico. Patrick Martins è un uomo appassionato, lo si capisce fin dalle primissime righe del suo libro “The carnivore's manifesto”, pubblicato nei mesi scorsi negli Stati Uniti. Attraverso poco più di 200 pagine, divise in 50 capitoli, Martins affronta il tema del mangiare carne con decisione e realismo.
Il punto di partenza è molto semplice infatti: ci siamo evoluti come onnivori e mangiare, anche, carne fa parte della nostra natura. Ma se è giusto, piacevole e gustoso nutrirsi di carne, la maggior parte degli animali che forniscono questa carne sono il prodotto di un sistema di allevamento e macellazione «inumano, non sostenibile e crudele. Un sistema che è nocivo per gli animali, per gli esseri umani e per un ambiente già notevolmente deprivato».

L'autore di "The Carnivore's Manifesto" Patrick Martins
Questo “manifesto”, per come lo presenta lo stesso
Martins nella sua introduzione, è soprattutto una guida pratica e realista: «Non voglio confondere la vita di tutti i giorni con ideali impossibili da raggiungere, né penso che sia possibile realizzare una specie di utopistico paradiso del cibo sano – la B di ogni sandwich
Bacon Lettuce Tomato in questo paese arriva da un sistema crudele – ma sono certo che dovremmo aspirare a qualcosa di simile».
Quello che invece certamente non è questo libro è un attacco al vegetarianesimo. Né un tentativo di convincere chi non mangia carne a cambiare idea. L'obiettivo di
Martins è invece dimostrare come mangiare alimenti sani e di qualità non sia, e soprattutto non debba essere, un vezzo, un lusso per pochi: «Nessuno si merita di mangiare carne poco sana. Tutti i nostri figli hanno diritto di mangiare cibo sano e genuino, nello stesso modo in cui hanno diritto di ricevere amore, attenzione e di vivere in un ambiente sicuro».
Patrick Martins, l'uomo che scrive queste parole, racconta di sé di aver avuto una «fortuna cosmica» trovandosi al posto giusto nel momento giusto. Il momento era la primavera del 1998, il posto un ristorante di New York chiamato
Remi. Nella stessa sala stava cenando anche il fondatore di
Slow Food,
Carlo Petrini: quella sera i due si conobbero e da allora iniziò una proficua amicizia e collaborazione. Due anni dopo
Martins iniziava a lavorare a
Slow Food Usa dal suo appartamento di New York.

La stagionalità è importante anche per il consumo di carne: e per Heritage Foods Usa di Patrick Martins ottobre è la stagione della capra
Slow Food, i principi del "buono, pulito e giusto", così come lo spirito del suo fondatore (a cui è dedicato anche un capitolo) sono chiaramente elementi fondanti di questo libro, che spesso cita progetti importanti come quello dell'
Arca del gusto e dei
Presidi. Raccontando la storia di
Slow Food Usa, l'autore arriva poi a spiegare come sia nata la sua impresa,
Heritage Foods Usa, partita come sezione marketing di
Slow Food e diventata poi un'azienda che si occupa di mettere in contatto i clienti con i migliori allevatori degli Stati Uniti, specializzandosi in particolare nella vendita di varietà antiche di animali da allevamento, per preservare la biodiversità messa a repentaglio dalla feroce industrializzazione del settore. Ed è lavorando con questi allevatori e contadini che
Patrick Martins ha sviluppato le idee che si trovano nel suo libro.
Martins procede nella trattazione in modo volutamente disordinato, trattando ogni singolo capitolo come un piccolo saggio a sé stante: ha senso spendere 140 dollari per un tacchino? E' importante che gli animali di cui ci nutriamo abbiano fatto sesso nella loro vita? Esiste una stagionalità anche per gli animali da allevamento? E' possibile costruire un mattatoio in modo umano e sostenibile?
Le risposte a queste domande – solo alcune delle molte che il lettore incontra leggendo “The carnivore's manifesto” – sono tutte affermative e danno modo di comprendere quali possano essere i passi che ognuno di noi dovrebbe fare per diventare un carnivoro responsabile. Cinquanta passi, per trattare meglio noi stessi, gli animali che vogliamo mangiare e il pianeta su cui viviamo.