07-11-2012

La fine dell'olio

Crudo o esausto, extravergine o meno, occorre sempre fare attenzione al suo smaltimento

L'olio di cucina esausto, di origine industriale o

L'olio di cucina esausto, di origine industriale o domestica, è fortemente inquinante. Ma in Italia esistono diverse società che si occupano della raccolta e un numero minore di aziende che pensano al loro smaltimento o riutilizzo. Conviene saperne di più (foto Cilento Notizie)

Dell'extravergine – che non a caso qualcuno chiama “oro verde” - non bisognerebbe sprecare nemmeno una goccia; non solo per il prezzo, ma perché (quando si tratta un olio di qualità naturalmente) é talmente buono che sarebbe un peccato. Ma ci sono dei casi in cui è inevitabile, e ancora più frequentemente capita di “buttare” l'olio d'oliva o di semi. Pensiamo a tutte le scatolette e i barattoli di conserve sottolio – dalle verdure al tonno – o a quello usato per la frittura. E come la mettiamo se ci venisse in mente di cimentarvi a casa con l'oliocottura (cioè la cottura di un alimento in immersione in olio extravergine a 70°C per alcuni minuti)? Che fine farebbe tutto quell'olio profumatissimo, ma inutilizzabile per altri scopi?

Tutto questo ci veniva in mente accumulando l'ennesimo vasetto di sottoli, in attesa di deciderci a raccoglierlo e portarlo in una piattaforma ecologica comunale vicino casa (che ancora non abbiamo individuato). Confesso che fino a poco tempo fa ho perseverato nella pessima abitudine di scolarli nel lavandino, la cosa peggiore. Così, un po' per interesse e un po' per curiosità, ho deciso di mettermi a indagare su che fine faccia – e debba fare – l'olio usato per scopi alimentari, stuzzicata anche da un messaggio letto su twitter, ormai sempre più fonte di ispirazione.

Per ogni informazione, affidarsi al Conoe, Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e trattamento oli vegetali e grassi animali

Per ogni informazione, affidarsi al Conoe, Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e trattamento oli vegetali e grassi animali

Fatte un po' di ricerche superficiali, ho scoperto che in Italia esistono molte società che si occupano della raccolta degli oli esausti, alimentari e non, e un numero minore di aziende che si occupano del loro smaltimento o riutilizzo. Queste aziende aderiscono al Conoe, Consorzio obbligatorio nazionale di raccolta e trattamento oli vegetali e grassi animali: dal 2001 si occupa del controllo e monitoraggio della filiera oli e grassi esausti ai fini ambientali.

“L'olio di cucina esausto – scopro dal sito della Lem, una delle aziende addette alla raccolta - che sia di origine industriale o domestica, è infatti fortemente inquinante poiché la combustione incontrollata degli oli produce sostanze tossiche, mentre il relativo contatto con l'acqua comporta la diminuzione della quantità di ossigeno a disposizione”. Buttarlo nel lavandino o comunque nelle fognature provoca l'intasamento delle reti fognarie, l'inquinamento delle falde acquifere e delle acque superificiali e alti costi per la depurazione. Insomma, l'innocua scatoletta di tonno può trasformarsi in un pericolo ambientale non indifferente.

Per non parlare dell'olio di frittura, ancor più nocivo e che va raccolto e trattato in modo corretto. Se questo accade, l'olio vegetale usato può invece trovare una seconda vita diventando la base di diversi prodotti, dai saponi (industriali) ai collanti, o per fonti energetiche rinnovabili, come per esempio il biodiesel. Qualcuno ha addirittura usato l'olio di frittura (opportunamente trattato) come combustibile per aerei. Non contenta, ho contattato direttamente il Conoe per saperne di più e fare qualche domanda che mi era venuta in mente, a cui mi è stata data prontamente risposta.

Contenitori per olio esausto (foto Giornale del Cilento)

Contenitori per olio esausto (foto Giornale del Cilento)

C'e' differenza tra olio crudo e olio cotto/fritto, ai fini dello smaltimento/recupero?
L'olio crudo viene utilizzato normalmente come alimento. L'olio cotto diventa un rifiuto inquinante e quindi raccolto per essere riutilizzato. Naturalmente anche l'olio crudo scaduto o delle conserve alimentari diventano rifiuto.

Riguardo ai ristoranti, ci sono degli obblighi di legge?
I produttori di esausti devono stoccare il rifiuto e accordarsi con una azienda di raccolta consorziate (elenco sul nostro sito) per il ritiro Dlgs 152/06 parte IV rifiuti. In particolare, l'articolo 233 che definisce il Conoe e articolo 256 per le sanzioni.

Ci sono delle modalità di recupero "casalinghe" da consigliare?
Il recupero da utenze domestiche non è praticabile, possono unicamente recuperarlo in un recipiente chiudibile e conferirlo alla piattaforma ecologica comunale (comportamento ambientale corretto nella speranza che il comune abbia istituito delle piattaforme).

A questo proposito, un articolo sul tema trovato in rete suggerisce di chiedere a qualche ristoratore vicino – e particolarmente gentile – di consegnare a loro i proprio oli esausti casalinghi, apporfittando del servizio di smaltimento obbligatorio. Una buona idea, ma immagino che se si diffondesse troppo anche per un ristorante diventerebbe difficile gestire la cosa! Meglio prendersi le proprie responsabilità da cittadino e informarsi sull'esistenza delle piattaforme ecologiche più vicine o, come suggerisce un'altra azienda di recupero oli esausti, dotarsi a livello condominiale per esempio, degli appositi contenitori di raccolta o meglio ancora chiedere al proprio comune di provvedere a istituire le piattaforme di raccolta.

La sansa (polpa, buccia e nocciolo di un'oliva), può rivelarsi un combustibile ecologico

La sansa (polpa, buccia e nocciolo di un'oliva), può rivelarsi un combustibile ecologico

Infine, una mia curiosità; avendo curato una guida all'extravergine, e partecipando spesso a degustazioni, so che in queste occasioni si buttano via gran di quantità di olio, tra quello sputato dagli assaggiatori (minime quantità, ma quando gli oli sono diverse centinaia...) e quello fortemente difettato e quindi non utilizzabile nemmeno in cucina. Quale sarebbe la modalità ideale di smaltimento? Si potrebbe proporre un'idea "virtuosa" a chi fa guide e degustazioni? Se la quantità è commerciale e cioè 50/100 lt per volta si potrebbe chiamare un'azienda consorziata per il ritiro ma presumendo quantità limite andrebbero raccolte in un contenitore chiudibile di recupero e conferito alla piattaforma ecologica del Comune. Infine perchè il rifiuto presenti delle caratteristiche di irrecuperabilità deve essere inquinato da sostanze tossiche e in questo caso deve essere conferito ad aziende per questo autorizzate.

Naturalmente è difficile pensare di rivolgersi al Consorzio in questi casi, soprattutto per piccole degustazioni, però varrebbe la pena prendere in considerazione l'ipotesi di trovare un accordo per esempio con qualche azienda che produce saponi e cosmetici all'olio d'oliva - per quello che resta nelle bottiglie – o seguire il consiglio di un collega assaggiatore ed agronomo, che raccoglieva gli avanzi di olio extravergine delle degustazioni in una bottiglia di plastica – si beve tanta acqua durante gli assaggi di olio! - e li portava poi in campagna per integrare l'alimentazione degli animali. L'olio extravergine, a quanto pare, fa bene anche a loro.


Frantoio Squadrilli

Tematiche e identità legate all'olio extravergine d'oliva, raccontate da Luciana Squadrilli

a cura di

Luciana Squadrilli

giornalista, napoletana di nascita e romana d'adozione, cerca di unire le sue tre passioni: mangiare, viaggiare e scrivere

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