30-06-2025

Ichikawa non invecchia mai, a 71 anni i suoi sushi stregano sempre

Un conto è volere e un altro potere. Poi c’è quella zona d’ombra nella quale ci si smarrisce, quei giardini mentali dove finiscono tanti nostri desideri perché non sappiamo come legarli a una data precisa e avere un’agenda, io in verità due, è come non averla. Così passano i giorni, i mesi e gli anni e quando finalmente varchi la soglia di Ichikawa, in Lazzaro Papi 18 a Milano, zona Porta Romana, ti rendi conto che Haruo Ichikawa e i suoi tre soci, Giorgio Capelli, Stefano Legnani e Paolo Peri, hanno aperto nel settembre 2019, in tempo per chiudere per pandemia e senza nessuna agevolazione perché non avevano ancora alle spalle 180 giorni di lavoro.

Haruo, classe 1954, in Italia da oltre trent’anni, nel 2008 venne scelto da Claudio Liu per guidare Iyo in via Piero della Francesca, dieci anni spesi benissimo, con stella Michelin nel 2014. Oggi non brilla solo l’insegna in Lazzaro Papi, ecco Ichidon in via Antonio Fogazzaro 11, trattoria giapponese con ramen e donburi, idee sviluppate o in una ciotola di brodo o in una di riso.

Due sale, nella seconda splende un bancone per omakase, il menù a mano libera eseguito da Ichikawa per un massimo di otto commensali pur se ne possono accomodare fino a dodici. Il tavolo al quale ci siamo seduti Luisa e io si è rivelato un ottimo punto di osservazione per seguire lo chef al lavoro, sguardo attento e sorriso sempre acceso. Primo passo nel segno di un Sunomono molto più ricco della classica insalata di cetrioli per l’aggiunta di gamberi di Mazara, calamari, ricciola, tonno, uova di salmone, ocra, salmone, aceto, alghe wakame.

Quindi uno straordinario arcobaleno di sushi e sashimi, colori e sapori, tagli ricchi, da bocconi pieni. Dal basso verso l’alto e da destra verso sinistra: anguilla, calamari, capesante, gamberi, ricciola, salmone, ventresca; sashimi di tonno, salmone, ventresca… Temaki di ricciola, ventresca e anguilla; Gunkan di uova di salmone; in teoria ecco poi dei Tako yaki, polpette di polpo, però smontate e servite come un’insalata di polpo, fagiolini, katsuobushi, crema di patate allo yuzu. Gioia e ancora gioia. Ichi sì.


Assaggi

di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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