È tornata anche la sezione Golosi di Identità a Identità Milano 2025, in collaborazione con Fondazione Cotarella. In occasione della terza edizione del format, Cinzia Benzi ricorda con emozione quando Dominga Cotarella condivise per la prima volta sogni e obiettivi di qualcosa che appartiene alla sensibilità comune. Un progetto che, per il ventennale di Identità Milano, porta anche a un'iniziativa con Terranostra e Fondazione Campagna Amica, per riflettere insieme sul futuro.
«L’agricoltura è luce ed è patrimonio dell’umanità, va protetta! - esordisce con voce sicura Dominga Cotarella - Dobbiamo parlare al mondo, dobbiamo aprire i confini e fare bene insieme. È necessario lavorare a un progetto comune non dimenticando mai che la terra è un capitale che va preservato. Basti pensare che il valore dell’agroalimentare è di 640 miliardi e vien da sé che ciò che la terra ci offre va tutelato, preservando e valorizzando il cibo (quello vero). Da ultimo, la sicurezza alimentare che è il prossimo passo del protocollo d’intesa e va garantita a tutti i cittadini». Per anni la cucina contadina si è sentita in un certo senso messa da parte da quella d’autore, pur appartenendo alla stessa storia, alla stessa terra. Paolo Vizzari commenta: «Dovrebbe esserci un’intesa naturale tra le due ed è per questo che nei piatti cerco tutto ciò che c’è fuori».

L'incontro nello Spazio Arena
Grande protagonista anche il territorio, attorno al quale si susseguono interpretazioni per certi versi fuorvianti. L’idea generale (e superficiale) è che si tratti solo di cucina regionale. Per lo più è invece l’ambiente, il mondo con cui l’oste o lo chef si rapporta quotidianamente e che deve imparare a interpretare. Il punto di partenza però rimane sempre la materia prima, ciò che i contadini producono. «C’è un errore che non possiamo più permetterci di commettere: fare la spesa in base al piatto che vogliamo preparare. Sono semmai la natura, la stagione, i mercati dei piccoli produttori contadini che devono ispirare le nostre cene, non il contrario» aggiunge
Diego Scaramuzza, cuoco contadino nonché responsabile dei corsi di cucina contadina per
Terranostra Campagna Amica.
Secondo Massimiliano Alajmo, de Le Calandre, non siamo che al servizio delle materie prime. Solo così si può relegare a una più giusta centralità il gesto fisico del produttore che raccoglie i prodotti della terra, rispetto all’estetica di un bel piatto. È ciò che fa Campagna Amica con i ristoranti dei grandi centri, aiutandoli nella selezione capillare di prodotti rigorosamente locali, anche se non regionali. Il nostro Paese infatti può contare su decine e decine di cucine italiane che nulla hanno a che vedere con i confini meramente geografici, ma tutt’al più con la storia che racconta quella zona specifica.

Quindi: cultura di un territorio, dei prodotti e dialogo diretto tra cucina d’autore e piccolo produttore. Ma soprattutto cibo sano, sostenibile, non vittima di eccessive lavorazioni. I dati purtroppo evidenziano nei contesti meno abbienti un maggior abuso di cibi processati, con conseguenti malattie metaboliche. Il problema però è economico ma anche culturale. La dieta mediterranea e la cultura italiana sono uno
state of mind che dipende dall’ingrediente, specifica
Cristina Bowerman.
Luigi Scordamaglia, amministratore delegato
Filiera Italia, aggiunge: «Mai come oggi il Made in Italy è al centro di una sfida davvero ardua: da una parte l’omologazione dell’alimentazione, dall’altra veri e propri cocktail chimici racchiusi in cibi ultra processati. Il risultato è sconcertante, si sta arrivando a morire di cibo e non di fame».
Temi sensibili che appartengono al bene condiviso e alle generazioni future che hanno il compito di prendere in mano la verità della terra e tramandarla. Il primo passo però spetta al presente e, simbolicamente, con la firma del
Protocollo d’intesa tra cucina contadina e cucina d’autore da parte di
Campagna Amica, Terranostra e
Identità Golose, un’alleanza strategica per valorizzare il Made in Italy agroalimentare e promuovere un’alimentazione sana e sostenibile. «La cucina italiana è un tesoro inestimabile, ma per mantenere il suo primato nel mondo dobbiamo lavorare insieme, unendo la tradizione agricola e l’arte culinaria d’eccellenza – ha concluso
Paolo Marchi, fondatore di
Identità Golose - Questo protocollo segna un passo decisivo per valorizzare il nostro patrimonio enogastronomico, promuovendo la sostenibilità e la qualità senza compromessi, con una seria attenzione per il futuro». Se è vero infatti che cibo e vino fanno parte della nostra cultura è vero anche che, con un impegno sociale condiviso, si può fare la differenza a tavola.