La cucina italiana, oggi e domani. Questo il tema al centro della conversazione che si è svolta stamattina a Palazzo Reale a Milano. Ne hanno parlato tre chef di fama mondiale – Gualtiero Marchesi, Massimo Bottura e Davide Oldani – affiancati da tre esperti, ovvero Rosanna Binacchi, responsabile delle relazioni internazionali del ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo; Oscar Farinetti, patron di Eataly e Davide Rampello, direttore artistico del Padiglione Zero di Expo 2015. A coordinare l’incontro Clément Vachon, direttore comunicazione di Acqua Panna-S.Pellegrino, brand che ha voluto l’incontro.
Curiosità, voglia di guardarsi sempre intorno e semplicità sono i punti cardinali, secondo Gualtiero Marchesi. E non solo per la cucina: “Ogni volta che mi sono trovato davanti a un’opera d’arte, ho imparato qualcosa”, ha esordito il Maestro. “Solo se conosciamo la materia prima, possiamo rispettarla e fare semplicità”. Massimo Bottura ha sottolineato come valorizzare ciò che rende unica l’Italia – cucina compresa - sia fondamentale per far conoscere all’estero il Bel Paese: “Per farsi conoscere, l’Italia deve riappropriarsi dei propri punti di forza e di ciò che la rende speciale. Dobbiamo smettere di piangerci addosso e cominciare a reagire”, ha concluso lo chef, passando la parola a Davide Oldani.

LEGGENDE. Gualtiero Marchesi e Nadia Santini
Il quale ha sottolineato come negli ultimi 15 anni la cucina italiana sia cambiata nella forma ma non nella sostanza: “È stato abbattuto il muro tra dolce e salato, il gusto è ora più leggero. Ma a guidarci sono ancora le stagioni e i prodotti”. Qual è l’immagine del futuro per
Oldani? “Una comunità di cuochi che si parlano, confrontano e stimano perché credono in una identità chiara e forte del territorio”. Un primo assaggio di tutto ciò si è avuto nei mesi scorsi grazie all’Anno della cultura italiana negli Usa. “Il 2013 ha visto un’attività intensa di presentazione negli Stati Uniti delle eccellenze italiane nel campo dell’arte e della musica”, ha sottolineato Rosanna Binacchi. “Affiancate da grandi chef ad arricchire la presentazione della nostra cultura”.

SORRISI DI CUOCO. Fulvio Pierangelini e Carlo Cracco
“Perché non uniamo il patrimonio artistico e agroalimentare di qualità?”, è stata la provocazione di
Oscar Farinetti. Come? “Togliamo dalle cantine i quadri dei nostri grandi artisti ed esponiamoli nei ristoranti dei migliori chef italiani. Poi realizziamo una pubblicazione e la diffondiamo nel mondo per invogliare gli stranieri a venire in Italia”. Che la cucina sia cultura, metaforicamente e nella pratica, ne è convinto anche
Davide Rampello: “Il fil rouge che accomuna gli interventi di stamattina è il concetto di cultura. E infatti è proprio su questo che stiamo strutturando l’Expo 2015. Penso che la cucina di qualità debba diventare un’agenzia culturale: con la sua attività, il ristoratore ne mantiene altre compreso il paesaggio, frutto dell’intervento dell’uomo che lo coltiva e vi alleva gli animali”.

GRANDE PIEMONTE. Presenti Davide Scabin (in foto) ed Enrico Crippa
“Chiunque voglia unirsi a questa conversazione può farlo con un tweet usando l’hashtag #futurocucinaitaliana”, ha concluso
Clément Vachon. Per poi aprire le porte della Sala delle Otto Colonne per un pranzo a base di specialità gastronomiche italiane organizzato da
The World’s 50 Best Restaurants con il contributo di
Lavazza,
Vueve Clicquot,
Diners Club,
Restaurant Magazine. E per festeggiare dieci anni di eccellenza italiana, ecco arrivare rappresentanti di
Cracco,
Dal Pescatore,
Combal Zero,
Osteria Francescana,
Piazza Duomo,
Quattro Passi, Checchino dal 1887,
Gambero Rosso,
Alle Testiere e Le Calandre.