L’aria tiepida, il profumo del mare, l’intensità del verde dei giardini e del blu del cielo, il silenzio tutt’intorno. Arrivati a Villa della Pergola basta un attimo per capire cosa ci avessero trovato secoli fa gli inglesi in questo luogo arroccato in posizione panoramica sopra Alassio, nel ponente ligure, lontano da tutto, affacciato sull’infinito. La sensazione di pace assoluta, in primis, l’atmosfera romantica, come sospesa, di un luogo senza tempo, fu un invito a sceglierla come residenza di villeggiatura per allontanarsi dal piovoso clima inglese.
I primi furono nel 1875 due scozzesi,
George Henderson Gibb e il generale
William Montagu Scott McMurdo, che fece costruire prima il Villino (una delle 4 Ville che oggi formano la struttura) su una preesistente residenza dei Conti della Lengueglia e nel 1880 diede inizio ai lavori di
Villa della Pergola, con l’iconica cupola rivestita in maioliche policrome di Albisola, il profluvio di marmi e la fontana vicino allo scalone. E non stupisce che sia un posto denso di storia, fonte d’ispirazione per artisti, scrittori e pittori come
Carlo Levi o
Henry Scott Tuke, premi Pulitzer come
Richard Howard e registi come
Oscar Guy Green, ma anche
Alfred Hitchcock deve aver visitato i Giardini quando girò ad Alassio alcune scene di
The pleasure Garden.
Niente è cambiato da allora, fatta eccezione per l’importante opera di restyling che ne ha ancor più valorizzato la straordinaria bellezza. Riaperta il 4 giugno, questa dimora storica di fine ‘800, una delle rare perfettamente conservate nella loro struttura originaria, con i suoi Giardini Botanici è da poco entrata a far parte della famiglia
Relais & Châteaux, unica struttura italiana degli otto nuovi ingressi internazionali del prestigioso circuito francese di hospitality, che raccoglie le dimore di lusso più esclusive al mondo in una collezione di 580 hotel e ristoranti gastronomici.
Ad unirli gli stessi valori fondanti, ossia l’amore per il territorio, la cultura e la promozione della storia e delle tradizioni, ma soprattutto una gestione familiare che mette al centro la cura dell’ospite e la salvaguardia dei beni della struttura, proprio come succede a
Villa della Pergola. Ed è stata una vittoria tutta al femminile per
Nadia Finelli, general manager dell’hotel,
Silvia Arnaud Ricci, curatrice dei
Giardini di Villa della Pergola e la giovanissima
Francesca Ricci, restaurant manager del ristorante
Nove, regno dello chef ligure doc
Giorgio Servetto, appena insignito anche della stella Michelin, cuore della dimora.
Protagonisti della ‘nuova vita’ della dimora sono stati proprio
Silvia e
Antonio Ricci, fautori insieme ad una cordata di amici di un intervento di salvataggio nel 2006 dopo un’operazione di speculazione edilizia. L’attenta opera di restauro ha sapientemente tutelato e restituito questo immenso patrimonio storico e culturale alla comunità e agli ospiti, che oggi possono scegliere di soggiornare o perdersi nei giardini, aperti al pubblico su prenotazione.
Non hanno numeri ma i nomi dei personaggi famosi che hanno alloggiato qui le 15 suites, quasi tutte vista mare, tutte diverse l’una dall’altra, per stile, atmosfera, tonalità di colori e complementi d’arredo, a rievocare il gusto e le atmosfere di
fin de siècle. Distribuite tra la Villa, il Villino, Casa del Sole e Casa Wisteria, sono tutte curate per l’interior design dall’architetto
Ettore Mocchetti, impreziosite da raffinate collezioni di acquerelli, dipinti vittoriani ed edoardiani, mobili antichi.
Curiosando negli spazi comuni si scopre poi un vero e proprio "museo di memorabilia", con una raccolta di rarità e pezzi unici, immagini, oggetti, ritratti e dipinti di Alassio e della Liguria ottocentesca, appartenuti alle famiglie aristocratiche inglesi e alle personalità che nel tempo hanno scritto la storia della Pergola.
Ad accogliere gli ospiti è
Nadia Finelli, oggi maîtresse de maison: «Siamo artigiani della buona cucina e dell’ospitalità», ci racconta, «L’amore per il bello, l’art de vivre ed il forte legame con il territorio, ci permettono di conservare questo luogo come uno scrigno, di ‘prenderci cura dell’altro’, vivendo sempre il servizio con passione e attenzione».
Il tutto in perfetta armonia con la natura circostante: 22 mila metri quadrati di lussureggiante parco affacciato sul mare di Alassio: sono i Giardini di Villa della Pergola, famosi già a inizio del Novecento come una delle meraviglie botaniche della Riviera e del Mediterraneo. Completamente ripensati dall’architetto paesaggista
Paolo Pejrone, i Giardini non sfioriscono mai, ogni mese si tingono dei colori di una nuova fioritura, grazie all’accurata e mirata scelta di piante e fiori, che li ha riportati agli antichi fasti dei Dalrymple, proprietari della Villa per vent’anni e degli Hanbury, venuti dopo di loro.
Sviluppato su più livelli terrazzati, si apre tra uliveti e aranceti, palme delle Canarie e cipressi e vanta la più grande collezione italiana di glicini, ben 34 varietà diverse, che incorniciano le pergole che danno il nome alla Villa. Unica in Europa è la collezione di agapanthus, se ne ammirano quasi 500 specie, insieme ad altre rinomate collezioni botaniche curate da
Silvia Ricci, come quella degli agrumi e il boschetto di mirti secolari. Un tripudio di flora mediterranea e piante esotiche sempreverdi, pini marittimi, mirti, carrubi, ulivi, mandorli, cedri del Libano, jacarande, palme, strelizie giganti, accanto a rose antiche, ortensie, ninfee e fiori di loto, in un percorso colmo di profumi e di grande suggestione.
Pesca dall’orto e dall’agrumeto del giardino lo chef,
Giorgio Servetto, che con i suoi piatti ricchi di agrumi, erbe aromatiche e fiori eduli, accompagna in un viaggio indimenticabile nei sapori del territorio: «Un viaggio fra il mare e le campagne della Liguria, passando per la Francia, per poi proseguire verso il Piemonte», racconta. La sua cucina è una riscoperta dei sapori della tradizione ligure e piemontese rivisitati con estro, da assaporare in tre menu degustazione, ai quali si aggiunge un menu
à la carte. Piatti che esaltano i singoli ingredienti, frutto di un’attenta ricerca che predilige i piccoli produttori del territorio, come nel menu
Orgoglio Ligure, a testimoniare il rapporto profondo con la sua terra d’origine.