21-06-2017

I cinesi e il vino: la cena tra amici

Le situazioni esilaranti, la predilezione per i rossi, generosi e scrocconi. Un dossier su come bevono a Pechino, parte seconda

Come si rapportano i cinesi al vino? Ce lo spiega

Come si rapportano i cinesi al vino? Ce lo spiega Claudio Grillenzoni in 4 puntate. Oggi, la cena tra amici. Prossimamente: 3) il wine tasting e 4) il compratore di vino (foto privy.net)

Seconda di 4 puntate
(leggi la prima: la cena di lavoro)

Secondo Confucio, le sette necessità fondamentali della vita cinese sono: la legna da ardere, il riso, l’olio, il sale, la salsa di soia e l’aceto. Come si vede il vino non è annoverato. E anzi, il fatto che nella lista ci sia l’aceto giustifica forse il perché qui in Cina ancora oggi alcuni apprezzino il vino ormai decotto. Non a caso il huangjiu (黄酒,lett. “vino giallo”), il vino di riso che tanto si sposa bene con i frutti di mare e il granchio peloso del lago di Shaoxin, ha un sentore che per noi non è altro che il vino ossidato.

Ma come si concilia allora il vino occidentale, - gomitolo complicatissimo di tradizione, vitigni, profumi, addirittura religione - con una cultura che per secoli ha identificato la birra come maniao, 马尿 (lett. “piscio di cavallo”) e ha consumato l’uva solo nella variante secca (“putaogan”, 葡萄干, lett. “uva essicata”) come snack tra i pasti?

“L’impresa è al limite del possibile” ride Marco Crivellaro, trader di prodotti italiani in Cina. “E’ come chiedere a un italiano di distinguere tra le varie decine di tipologie di té cinese: il Longjing, il Po’er, il Wulong, il té verde, bianco, rosso, nero... quello del’Anhui, quello del Fujian, quello del Zhejiang quello del Sichuan...” chi più ne ha più ne metta. Hai voglia tu a spiegare a un cinese la differenza tra un Teroldego Rotaliano, un Marzemino di Isera e un Lagrein prodotti in un fazzoletto di 50 chilometri tra le valli trentoatesine.

Questo iato insanabile si appalesa nella classica cena tra amici.

Se gli amici sono di nazionalità mista il problema non si pone: il cinese darà in mano la carta dei vini all’occendale di turno e dirà “fai tu!”. Da notare che questo è un gesto di enorme umiltà per la cultura locale perché chi afferra il menu e fa la comanda è come chi ha il telecomando di Renzoarboriana memoria: è di solito colui che paga, è il Pigmalione della serata e pertanto l’oste che “riceve la faccia” (给面子 “dare faccia” ovvero dare prestigio con la tua presenza a chi ti sta invitando). Va infatti ricordato che il cinese è per cultura molto warmhearted e scenografico, ama invitare più che fare lo scroccone, ama giocare il ruolo del ganassa più che quello di Suzuki di Madame Butterfly. Dunque chi cede lo scettro del menu fa un socratiano so-di-non-sapere che suda sofferenza, perché rinuncia al ruolo di maître de la soiree.

Quando invece gli amici sono solo cinesi si apre un mondo esilarante che va dalla mosca cieca al boogie boozie. Mosca cieca perché è un tirare a indovinare; boogie boozie perché comunque è bello arrivare a fine serata un po’ tipsy e barcollanti: “Il consumatore locale medio” spiega Joe Zhou, restaurant manager del BellaVita di Tianjin, il ristorante italiano più popolare della città, “giudica tanto in base al prezzo. Quando guarda un menu, difficilmente distingue tra Montalcino e Montepulciano, tra Corvina e Passerina, tra Fragolino e Marzemino. Piuttosto lui sa che potrà/vorrà spendere una determinata cifra, in base a essa calcolerà la spesa per il cibo, e il rimanente lo dedicherà al vino in base al numero di bottiglie che ritiene dovrà ordinare per i suoi ospiti”.

La scelta di partenza ovviamente sarà “vino rosso”. Il vino infatti è rosso, e basta! “Questo perché” spiega ancora Zhou “fin dagli anni Ottanta, con l’apertura del mercato, siamo cresciuti con alla tv le immagini dei vini francesi, per cui il vino per eccellenza era il Lafite, e il bianco si usava solo per i festeggiamenti in forma di champagne (in cinese chiamato per assonanza xiangbin, 香槟). Come se non bastasse il cinese si rapporta spessissimo al cibo per le proprietà benefiche che questo porta al corpo. E come è noto, il vino rosso ha i polifenoli e fior di medici hanno decretato che fa meglio di una mela al giorno; mentre il bianco ha i solfiti, (e spesso freschezza, alias acidità) e alcuni cinesi si ritrovano, per davvero o per sentito dire, col mal di testa.

La cosa più divertente è che pur avendo il placet dei medici, il placet dei francesi, il placet della televisione, alcuni cinesi ordinano il vino, ma senza nemmeno amarlo davvero. Di qui le scene incredibili di gente che allunga il rosso con l’acqua gassata o addirittura la Sprite, come per un Radler in Baviera. “Ordinare steak & wine infatti corrisponde a un clichè di stile occidentale” spiega Felix Jaquet, responsabile di Sinodrink a Pechino, uno dei più noti wine distributor di vino italiano in Cina. “Puoi non amare il vino, ma se vai in un ristorante occidentale e ordini una bistecca, devi per forza ordinare un vino rosso, sennò sei out”.

Di qui le scene di gente che mette il vino rosso nel secchiello del ghiaccio, gente che allunga il Brunello con la cedrata Tassoni, gente che fa lo shottino con un vino del ’79, e gente che beve un Barolo Chinato con un filetto di platessa. Avviene insomma quello che farebbe un italiano se bevesse un costosissimo té verde fatto con acqua di rugiada del fiume Amur nell’Heilongjiang: gli aggiungerebbe una bustina di zucchero, in quanto amarissimo. Il tutto tra l’inorridimento di un cinese.

La cena tra gli amici finirà sempre con un tasso alcolico da far tremare Gazza Gascoigne. La ciliegina sulla torta sarà il momento del conto. Perché se è vero che tutti sanno fin dall’inizio che il Pigmalione pagherà bisognerà comunque far a gara per ostacolare il processo, come in una scena di "Mai dire Banzai". Ecco dunque le classiche sbracciate e coreografie davanti alla cassa. Fino a che dopo il saldo tutti si finirà in strada abbracciati a cercare un taxi. Perché a tavola si scherza. Ma se la polizia ti becca al volante con un po’ di Lafite nel sangue hai smesso di ridere per le prossime cinque vendemmie.

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China Grill

Approfondimenti golosi dalla Cina e dall'Estremo Oriente a cura del nostro inviato Claudio Grillenzoni

a cura di

Claudio Grillenzoni

Giornalista col vizietto dell'esterofilia (da buon germanista) e del cibo (da buon modenese), ora vive felice in Cina, a Shanghai, tessendo ponti tra Oriente e Occidente

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