Il fiume Giallo è croce e delizia della Cina. Chiamato dai locali “Il dolore del paese” o “l’Ingovernabile” (中国的悲伤) per le sue piene irruente che inondano le piane del nord di löss e limo (da cui il nome “giallo” appunto), porta però con sé una benedizione: tanta acqua, e questo in una delle zone più assetate al mondo. È cosi che una landa alla Dino Buzzati, in appena una ventina d’anni, sta diventando uno dei distretti vitivinicoli più attivi e ricchi del mondo.
Stiamo parlando della regione del Ningxia settentrionale, una mammella di terra arida e argillosa che si infila all’interno di tre deserti: ad ovest quello di Tengger, ad est quello di Mawusu e a nord quello di Oulan-Bu. Come un accosciato Buddah che ride (弥勒佛), questa regione stringe due tesori tra le mani: nella sua destra, appunto, il fiume Giallo che scorre perfettamente come un righello da sud a nord; e, nella sua sinistra, la catena delle montagne Helan: anch’esse parallele al fiume come un fuso, proteggono l’area dalla buriane siberiane e dalle tempeste di sabbia della Mongolia.
In questo toboga di terreno fattosi magicamente fertile, da pochi anni sono nati alcuni distretti vitivinicoli, regolati da tanto di capitolato e sistema di assegnazione Cru, dove Helan District, Shizuishan district e Xixia district si sono segnalati come i più prestigiosi. Lo chiamano “il Bordeaux della Cina”, ed in effetti con la regione francesce, il Ningxia, non solo condivide una simile latitudine, ma anche – in brutta copia in verità – il gusto per le wineries stile châteaux, con maestosi palazzi tra il barocco europeo e i fronzoli stile parrucca di Richelieu, tutti costruiti negli ultimi vent’anni.

Ningxia, paesaggio vitato
Al di là dell’architettura, un po’ da parco tematico e dei nomi manierati, le cantine ci sono veramente e fanno vini di livello, rossi per lo più:
Chateau Mihope,
Chateau Xixia King,
Chateau Great Wall (del mega conglomerate cinese Greatwall appunto),
Silver Heights,
Chateau Ho-Lan Soul,
Kanaan,
Jade Winery,
Pernod Ricard Winemakers,
Domaine Chandon (Ningxia) Moet Hennessy...
Nel 1996 il Ningxia ospitava 200 ettari vitati; poi, appena nel 2005, la piantumazione di alberi cominciò su vasta scala; oggi sono 40mila. Cabernet Sauvignon e Merlot la fanno da padrone, ma uno dei vitigni che sta prendendo piede e che potrebbe definire il carattere della regione è il Marselan, uva del sud della Francia – incrocio tra Cabernet e Grenache - che non ha trovato il suo massimo apprezzamento in Europa, ma che si attaglia perfettamente al nord della Cina perché si adatta agevolmente ai climi aridi e caldi, perché presenta tannini molto vellutati e ha un impatto sul palato piacevole e rotondo. Secondo il motto del
nemo propheta in patria, cosi come l’Argentina ha goduto del successo del Malbec, il Cile del Carmenere o l’Uruguay del Tannat, ora il Ningxia sta provando a segnare una via con i vini francesi.
«Quando ero ragazza», ci racconta
Emma Gao (
Gao Yuan), proprietaria ed enologa di
Silver Heights, la più premiata ed esportata delle label locali, inserita la scorsa estate da
Luca Gardini nella Guida dell’Espresso e distribuita in Italia da
Vino&Design, «qui c’era solo la coltivazione di frutta come i goji e qualche erba medicinale. Il terreno sotto è pieno di carbone ma non si è mai voluto fare di questa terra una miniera a cielo aperto. Poi la visione e la decisione di mio padre di fare di questo fazzoletto di terra il Bordeaux della Cina».
È così che, dopo la sua laurea alla Ecole d’Oenologie in Bordeaux, ed esperienze in vari Chateaux come
Calon Ségur, Emma Gao torna a casa e inizia questa fortunata avventura col padre. «Siamo partiti letteralmente da zero nel 2007 con in tasca solo la nostra passione. La prima annata con le nostre uve è stata la 2012. E dal 2018 siamo completamente biodinamici. E anche il fatto di esser stata la prima azienda cinese ad aver ottenuto la certificazione Demeter ci riempie di orgoglio. Oggi esportiamo in 18 paesi e a rinsaldare l’attenzione che abbiamo per il vecchio mondo, l’azienda è guidata da un direttore generale italiano,
Marco Milani, e io posso dedicarmi completamente alle mie uve, alla mia terra e alla mia gente».
Un’altra donna, molto elegante e piena di entusiasmo è
Ding Jian, proprietaria di
Jade Vineyard, produttrice del Messenger Reserve, eletto da
James Suckling nel 2021 come uno dei 10 vini migliori di tutta la Cina (e 6 di questi vengono tutti dal Ningxia). Ding ha una voce da usignolo e la sua cantina è punteggiata di dipinti, pianoforte e violoncelli: «Il vino», dice, «eleva la sensibilità per il gusto, proprio come la pittura o la musica. Pertanto il vino è come un opera d’arte, come un quadro espressionista o la musica di uno strumento a corde». È cosi che Ding ha commissionato all’artista americano
Mark Rothko il disegno di alcune delle sue prestigiose label
Tratti espressionisti e stilizzati che rammentano della cultura del luogo e delle antiche pitture rupestri delle montagne Helan. Migliaia di motivi antichi, petroglifi sciamanici e disegni incisi tra 10mila e 5mila anni prima, i cui più famosi sono ad Helankou, dove si può trovare anche il YinChuan World Rock Museum. Testimonianza di culture totemiche, tribali ritualità, e apicali celebrazioni non tanto dissimili a ciò che risuona nel petto ogni volta che innalziamo un calice per un brindisi.