14-11-2020
Lo staff di DaVittorio Shanghai, al centro si riconoscono Bobo Cerea e l'executive chef Stefano Bacchelli
La news di questi giorni, paradossalmente, non è tanto la seconda stella Michelin, ottenuta lo scorso mese... questa era già nell’aria da tempo, e anzi le aspettative per l’anno prossimo lasciano presagire addirittura lo spazio malizioso per qualcosa di più. La news di questi giorni nel “mondo” DaVittorio è l’apertura di un secondo locale a Shanghai. In un anno difficile, dove tante insegne sono rimaste al palo, Stefano Bacchelli - non a caso nello zodiaco cinese del segno del coniglio (è nato nel 1987) - fa un doppio balzo in avanti duplicando il monte stelle e il numero di outlet.
Non stiamo parlando però di un altro flagship ma piuttosto di un bistrot. Sulla falsariga di tanti colleghi nel mondo, e qui a Shanghai di Paul Pairet che accanto al tristellato Ultraviolet aprì prima Chop Chop club by Paul Pairet (ora chiuso come quasi tutti i locali del Three on the Bund di allora) e ora il fortunato Polux, bistrot by Paul Pairet a Xintiandi.
La nuova creazione dei fratelli Cerea non sarà localizzata nel distretto-divertimentificio della Concessione Francese, ma piuttosto nella più ovattata location del New JingAn (non lontano dal Bulgari hotel dove c’è il Ristorante di Niko Romito), presso la aprenda archistar-designed sede dell’Ucca, il celebre Centro di arte contemporanea che ha aperto il suo primo avanposto a Pechino nel 2007 (nel quartiere artistico del “798”) e che è diventato il punto di riferimento culturale della capitale.
Stefano Bacchelli e la seconda stella, ottenuta poche settimane fa
L'Ucca, Centro di arte contemporanea di Shanghai, sede a primavera 2021 del Bistrot by DaVittorio
Nel frattempo, il ristorante 2 stelle viaggia vapore a tutta. I 60 coperti localizzati al BFC (Bund Financial Center, presso il fiume HuangPu) sembrano non soddisfare la domanda. Il nuovo menu sarà in place a giorni e al menu tartufo della stagione, rigorosamente bianco e italiano, 2.888 rmb (370 euro), bevande escluse, e al menu pesce e crostacei classico del ristorante (1588 rmb, 203 euro) si aggiungeranno piatti nuovi come il triplice Petto di piccione del Jiangsu arrosto, con terrina di creama di cavolfiore e fegatini di piccione, con accanto coscia di piccione in pasta sfoglia e cuore del cavolfiore in aceto oppure l’Agnello TeMana con fiore di carciofo, o ancora il trittico di Scampi della Nuova Zelanda al forno, alla griglia e in camicia.
Altri piatti invece saranno una rivisitazione con oriental flair dei classici di Brusaporto, come ad esempio l’Amatripesce che al posto della trippa di baccalà prevede la pancia del Pesce Giallo essicata 10 anni e poi ravvivata con acqua (una leccornia locale molto apprezzata e costosa che secondo la tradizione medicale fa anche molto bene alla pelle), con un contorno di crema di baccalà e lime (sala pil pil). O ancora il Kinki fish che sostituisce lo scorfano, qui in Cina introvabile, che affumicato alle foglie di carciofo (“sicilian style”) e viene servito con un geishissimo tè speziato del Fujian con tanto di cerimonia del tè post-imperiale.
Entrée a DaVittorio Shanghai
Approfondimenti golosi dalla Cina e dall'Estremo Oriente a cura del nostro inviato Claudio Grillenzoni
di
Giornalista col vizietto dell'esterofilia (da buon germanista) e del cibo (da buon modenese), ora vive felice in Cina, a Shanghai, tessendo ponti tra Oriente e Occidente
Il momento della premiazione - Tutte le foto: Emanuele Rossi
Vincenzo Lebano, Enrico Cerea e Antonio Lebano. Insieme a Bobo Cerea, curano la ristorazione dell'Excelsior Gallia, storico e lussuoso hotel vicino alla stazione Centrale di Milano. «C'è un filo invisibile, unico e magico che unisce due fratelli. Noi, lavorando tutti insieme da anni, da 4 persone di due famiglie distinte siamo diventati una sola famiglia. E' una gioia e una soddisfazione difficile da spiegare. La cucina è sinonimo di famiglia e l'essere davvero legati da un legame familiare ci dà una marcia e una complicità in più» dicono. Foto - Annalisa Cavaleri
Guglielmo Miriello, direttore del Mandarin Garden, col suo cocktail Kioumi, perfetto con l'Ossobuco alla milanese - Foto Annalisa Cavaleri