24-02-2015
Sofia Pepe della cantina abruzzese Emidio Pepe di Torano Nuovo (Teramo) con Danilo Ingannamorte, maître e sommelier dell'Erba Brusca di Milano. Una serata all'insegna di Montepulciano e Trebbiano d’Abruzzo (foto Francesca Bertani)
Venerdì scorso abbiamo preso parte all’Erba Brusca, il gran bel ristorante con orto situato lungo i Navigli milanesi, a una degustazione dei vini Emidio Pepe. Questa celebre cantina abruzzese si trova a Torano Nuovo, tra le sinuose Colline Teramane: i 12 chilometri che distanziano il mare e i venti dal Gran Sasso donano a queste terre un microclima fortunato. L'azienda si regge in piedi sulla fatica di 4 generazioni tutte dedite all’arte vitivinicola, dallo stesso Emidio Pepe alla nipote Chiara, presente alla serata milanese con Sofia Pepe, la figlia del capostipite e la persona che ci ha guidati nella degustazione.
Già nel 1899 il primo Emidio Pepe della famiglia era conosciuto grazie al suo vino e quarant’anni dopo suo figlio Giuseppe lo vendeva sfuso. Nel 1964 un altro Emidio, nipote del fondatore dell’azienda, ha iniziato a imbottigliare il suo “oro nero”, il Montepulciano d’Abruzzo, e da lì è cominciata l’avventura enoica.
Agnello in cassetta con mizuna e cachi mela, in abbinamento a un Trebbiano 2012
I vini non effettuano nessun passaggio in legno, ma solo in vasche di cemento. Nei 1.200 metri quadrati di cantina gli unici materiali usati sono cemento e vetro: questo perché non cedono nulla in fatto di gusto e sapore e il vino «rimane giovane», afferma. Successivamente, il vino effettua una fermentazione naturale, senza l’aiuto di lieviti aggiunti. A novembre la cantina ha festeggiato i cinquant’anni di attività con una grande verticale e a un certo punto del racconto Sofia sceglie un paragone illuminante: «I vini giovani sono come i bambini: puoi parlarci un attimo, ma nulla di più. Mentre quelli invecchiati sono come gli anziani: hanno da raccontare una storia, possono sembrare fragili e delicati, ma allo stesso tempo sono di una complessità unica».
Da sinistra, Sofia Pepe, l'importatore di vini Dan Lerner e Alice Declourt, chef franco-americana dell'Erba Brusca
Assieme al Risotto con fegatini alle erbe, pere e cipolle caramellate abbiamo gustato, invece, un Montepulciano del 2010, piuttosto tannico. Abbinato all’ultimo piatto salato, una Coscia di cervo brasata al Montepulciano con patate e topinambur arrosto, è stato servito un ottimo Montepulciano del 2001, gradazione alcolica 14% vol., perfetto con questo piatto. Last but not least, Torta di polenta e miele con gelato al polline e yogurt, granola e composta di agrumi e rosmarino, abbinata inizialmente a un Montepulciano del 2000. E qui è arrivata la sorpresa: la famiglia ha portato una piccola chicca da gustare, un Montepulciano del 1983. Valeva tutti i vini messi assieme. Una splendida chiusura per un’ottima cena.
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo
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Master in Food&Wine Communication, programmatrice ossessiva, si perde in un buon bicchiere di vino. Ligure di nascita, milanese d'adozione
Storie di uomini, donne e bottiglie che fanno grande la galassia del vino, in Italia e nel mondo, dando voce a grandi blasoni, insomma delle vere e proprie istituzioni, ma anche a piccole aziende: tutto questo è In cantina.