Venerdì scorso abbiamo preso parte all’Erba Brusca, il gran bel ristorante con orto situato lungo i Navigli milanesi, a una degustazione dei vini Emidio Pepe. Questa celebre cantina abruzzese si trova a Torano Nuovo, tra le sinuose Colline Teramane: i 12 chilometri che distanziano il mare e i venti dal Gran Sasso donano a queste terre un microclima fortunato. L'azienda si regge in piedi sulla fatica di 4 generazioni tutte dedite all’arte vitivinicola, dallo stesso Emidio Pepe alla nipote Chiara, presente alla serata milanese con Sofia Pepe, la figlia del capostipite e la persona che ci ha guidati nella degustazione.
Già nel 1899 il primo Emidio Pepe della famiglia era conosciuto grazie al suo vino e quarant’anni dopo suo figlio Giuseppe lo vendeva sfuso. Nel 1964 un altro Emidio, nipote del fondatore dell’azienda, ha iniziato a imbottigliare il suo “oro nero”, il Montepulciano d’Abruzzo, e da lì è cominciata l’avventura enoica.

Agnello in cassetta con mizuna e cachi mela, in abbinamento a un Trebbiano 2012
Il team in vigna oggi comprendere
Sofia, la sorella
Daniela e
Chiara che affianca
Emidio non solo sul territorio ma anche in cantina e sul mercato nazionale ed estero.
Sofia ci illustra le dimensioni dei possedimenti, un totale di 15 ettari, otto e mezzo dei quali dedicati alla coltivazione di Montepulciano e i restanti di Trebbiano d’Abruzzo. In vigna non usano prodotti chimici né diserbanti ma solo zolfo, acqua di rame e preparati biodinamici. «La nostra», afferma con orgoglio, «è una spremuta d’uva: potremmo bercene anche un’intera bottiglia senza poi soffrire di hangover la mattina seguente. La raccolta viene effettuata rigorosamente a mano, come la diraspatura; mentre la pigiatura si effettua ancora all’antica: coi piedi».
I vini non effettuano nessun passaggio in legno, ma solo in vasche di cemento. Nei 1.200 metri quadrati di cantina gli unici materiali usati sono cemento e vetro: questo perché non cedono nulla in fatto di gusto e sapore e il vino «rimane giovane», afferma. Successivamente, il vino effettua una fermentazione naturale, senza l’aiuto di lieviti aggiunti. A novembre la cantina ha festeggiato i cinquant’anni di attività con una grande verticale e a un certo punto del racconto Sofia sceglie un paragone illuminante: «I vini giovani sono come i bambini: puoi parlarci un attimo, ma nulla di più. Mentre quelli invecchiati sono come gli anziani: hanno da raccontare una storia, possono sembrare fragili e delicati, ma allo stesso tempo sono di una complessità unica».

Da sinistra, Sofia Pepe, l'importatore di vini Dan Lerner e Alice Declourt, chef franco-americana dell'Erba Brusca
I piatti della chef
Alice Delcourt non hanno deluso le aspettative: alla
Vellutata di sedano rapa con mele, saba e yogurt di bufala è stato abbinato un buon Trebbiano del 2012, come per l’
Agnello in cassetta con mizuna e cachi mela. Se questo vino copriva un poco il primo piatto, il secondo è stato in grado di esattare il sapore ricco della carne cucinata con sapienza.
Assieme al Risotto con fegatini alle erbe, pere e cipolle caramellate abbiamo gustato, invece, un Montepulciano del 2010, piuttosto tannico. Abbinato all’ultimo piatto salato, una Coscia di cervo brasata al Montepulciano con patate e topinambur arrosto, è stato servito un ottimo Montepulciano del 2001, gradazione alcolica 14% vol., perfetto con questo piatto. Last but not least, Torta di polenta e miele con gelato al polline e yogurt, granola e composta di agrumi e rosmarino, abbinata inizialmente a un Montepulciano del 2000. E qui è arrivata la sorpresa: la famiglia ha portato una piccola chicca da gustare, un Montepulciano del 1983. Valeva tutti i vini messi assieme. Una splendida chiusura per un’ottima cena.