30-05-2025

Berberè: prima realtà italiana Safe Space

La catena di pizzerie fondata dai fratelli Aloe riceve la prestigiosa certificazione internazionale che premia il suo impegno per l'inclusione

La certificazione Safe Space premia l'impegno

La certificazione Safe Space premia l'impegno di Salvatore e Matteo Aloe nel garantire "accoglienza e sicurezza, ogni giorno".

Il tema dell’inclusività, delle politiche LGBTQIA+ interessa tutti i settori professionali, la politica e le attività quotidiane, eppure se ne discute sempre troppo poco nell’ambiente della ristorazione e dell’ospitalità.

Una sensibilità rara che, in Italia, trova però pioniera una realtà fortemente calata nel territorio nazionale, con diverse insegne nelle principali città italiane ovvero Berberè dei fratelli Matteo e Salvatore Aloe. La capacità di inserirsi in un contesto sociale, di assorbirne le evoluzioni e i mutamenti, sono sicuramente tra le ragioni che rendono la sensibilità degli Aloe particolarmente ricettiva e attenta. A suggellare la bontà di quella che molti auspicano diventi una “best practice” nella ristorazione, è stata la Stonewall Inn Gives Back Initiative, un’associazione no– profit nata dallo storico locale newyorkese simbolo della liberazione LGBTQIA+. A Berberè è stata assegnata per la prima volta in Italia la certificazione Safe Space, “spazio sicuro”, che ad oggi è stata assegnata per lo più negli Stati Uniti. Il riconoscimento premia l’impegno quotidiano per l’inclusione, il rispetto e la sicurezza con politiche scritte e azioni tangibili che si concretizzano in accoglienza e sicurezza ogni giorno.

Ma come si crea un ambiente accogliente e sicuro?

Safe Space fornisce alcune variabili che sono determinanti per la verifica dell’idoneità di un ambiente ovvero la formazione del personale sulle tematiche legate all’inclusione, alla diversità e prevenzione di discriminazioni; l’istituzione di campagne di sensibilizzazione e una comunicazione rispettosa affiancata da politiche di gestione di casi di discriminazioni.

Il percorso avviato dagli Aloe però parte da molto più lontano agli esordi della fondazione del brand Berberé e l’inizio di una felice collaborazione con l’agenzia bolognese Comunicattive. Grazie a questo sodalizio, sin dai suoi primi passi, l’azienda ha messo in campo quelle best practice che dovrebbero essere consuetudine e nel 2024 si sono tradotte in un percorso formativo di tutto il team contro la violenza linguistica, accompagnata da una policy antiviolenza a prevenzione delle discriminazioni, molestie e stereotipi. È ciò che gli anglosassoni sintetizzano con il sostantivo “whistleblowing” e che è diventato codice etico di molte aziende ovvero la possibilità di segnalare in modo sicuro e anonimo comportamento che ledono la persona e la sua diversità.

Come sottolineano Matteo e Salvatore, “rispetto e cura sono alla base del modo di fare impresa. Vorremmo in Berberè uno spazio più sicuro, e questo sarà sempre il nostro impegno. Questa certificazione non è un traguardo, ma un punto di partenza per continuare, ogni giorno, a costruire luoghi davvero aperti, rispettosi e accoglienti”. Berberè non è pero nuovo nel suo prendere una posizione sui temi importanti come la violenza contro le donne. Da diversi anni supporta infatti l’associazione D.I.R.E – Donne in Rete contro la violenza– gestita da organizzazioni di donne in tutta Italia. I numeri di questa associazione rendono chiaro e lampante come il tema sia particolarmente sensibile in qualsiasi settore del nostro Paese. Sono ben 89 le organizzazioni che supportano l’associazione, 117 i centri antiviolenza e 66 le case antirifugio con oltre 23.000 donne ascoltate in un anno. Ogni contributo per supportare D.I.R.E. è un passo importante esattamente come quello di Berberè che contribuisce al lavoro dei centri antiviolenza e promuovendo campagne di sensibilizzazione grazie ad adesivi, cartoline e agli stessi cartoni della pizza che riportano un QR code che guida al CAV più vicino. Un esempio che fa riflettere su quanto tematiche così delicate e spesso ignorate nel nostro quotidiano, non sono poi così lontane da noi perché possono accadere in qualsiasi contesto lavorativo, familiare e sociale.


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di

Claudia Orlandi

sceneggiatrice e scrittrice, dalla scuola di giornalismo enogastronomico del Gambero Rosso è approdata a Identità Golose