19-02-2014
Le mani di un cuoco giapponese, Yoshi Takazawa, su un gomitolo di spaghetti. E' un po' il simbolo del crossover della cucina mondiale, ben testimoniato da diverse lezioni di Identità Milano 2014 (foto Brambilla-Serrani)
Parlare oggi di globalizzazione è banale, ma non si può non evocarla di fronte alla formidabile velocità con cui tecniche modi culture tradizioni stili culinari finiscono nel frullatore planetario. Identità Golose ha offerto in vitro il quadro delle dinamiche. Emblematico il caso dello chef giapponese Yoshi Takazawa che ha presentato la sua “versione moderna della cucina italiana”, ovvero un adattamento della nostra cucina alla sua personale interpretazione: le vongole in bianco, la caponatina, la caprese, il tiramisù, la carbonara, il minestrone in chiave Japan…
Anche lo spagnolo Quique Dacosta ha spiegato l’influenza della nostra sulla sua cucina divertendosi a dare una vulgata degli spaghetti alla puttanesca: un composto di salsa olandese acida fuoriuscita da un sac à poche in forma di spaghetti, “condito” con una salsa pilpil a base di pomodori secchi e origano affumicato.
Il valenciano Quique Dacosta ha proposto la sua versione degli Spaghetti alla puttanesca
Ovvio che ogni cuoco debba decidere da sé quali limiti darsi e credo che i tanti i giovani presenti in sala se lo siano domandato a ogni volger di intervento: di quanto spostare l’asticella quotidiana? Consegnarsi a tecniche e ingredienti inesplorati alla ricerca di nuovi sapori giocando magari con la cucina thai o con quella messicana (a proposito, molti tacos nuova maniera si sono visti, come quelli di Enrico Crippa o di Quique Dacosta con lo spagnolo che si è esibito anche in un gazpacho giapponese). O presidiare gli scampoli di tradizione mantenendosi in un recinto di provata fede gastronomica?
Henrik Yde, danese esperto di cucina thai e cinese
La cucina trascende ormai le tradizioni di ogni paese. E di ogni paese siamo portati a scegliere i piatti meglio declinabili secondo un sovralinguaggio universale. Abbiamo davanti a noi una gastronomia sempre più inclusiva in una collisione di culture che spalanca orizzonti enormi. Se però devo intravvedere un orizzonte vicino e rassicurante è quello indicato dal newyorchese Jeremy Bearman nel suo lavoro gomito a gomito con la nutrizionista Kristy Del Coro.
Loro se non altro costruiscono la loro cucina su un canovaccio tutto mediterraneo dove la scelta di ogni ingrediente è dettata da incontrovertibili ragioni dietetiche e nutrizionali. Raccontavano di aver provato per caso le linguine di farro di Felicetti e di averne misurato la qualità gastronomica e nutrizionale. Le hanno così condite con una crema di cavolfiore emulsionata con un brodo, pure di cavolfiore, arricchito dal sapore (e dal calcio!) delle croste di Grana Padano. Un perfetto spot della nostra tradizione offerta nella sua sostanza.
Mai così internazionale la composizione della platea
Direi ancora, per concludere, che l’omaggio a Fulvio Pierangelini si è mostrato anche da questo punto di vista quanto mai opportuno. Se c’è infatti uno chef che ha dato prova della massima e più naturale confidenza con ingredienti di altre culture – leggi per esempio la sua conoscenza e l’oculato uso delle spezie – questo è stato proprio Fulvio. In tempi non sospetti e con risultati, a mio parere, ancora insuperati.
Gli appuntamenti da non perdere e tutto ciò che è attuale nel pianeta gola
di
giornalista professionista, ha lavorato all'Agenzia Ansa e per oltre vent'anni al Gambero Rosso come inviato. Collabora con Cook-inc
Le tematiche più calde e attuali della ristorazione in Italia e nel mondo, le iniziative speciali di Identità Golose, le ultime novità nel pianeta gola con i migliori appuntamenti da non perdere: tutto questo è Primo Piano.