ex editoriali
La cosa, in pratica la sola, che non mi piace del congresso di Identità Golose è l’impossibilità di viverlo come un congressista o un giornalista qualsiasi. Invidio tremendamente chi a Palazzo Mezzanotte può seguire i suoi sentieri dietro lezioni, dimostrazioni e assaggi di cosa buone, libero di essere ovunque. Capisco benissimo che me lo impone il ruolo, ci mancherebbe, però è una limitazione che sento e alla quale certo di supplire chiedendo a chi stimo cosa hanno visto, sentito, capito, cosa va bene e cosa potrebbe migliorare.
Quello che nessuno vuole è trasformare il congresso in una passerella per cuochi carini e telegenici, dalla lezione scoppiettante ma slegata dal contesto. L’evento ha un suo programma, delle linee guida perché chi lo segue dalla platea possa davvero arricchirsi, possa tornare a casa con due nuove idee in testa e, magari, pure qualche dubbio.
Tre anni tre edizioni e la necessità di allargare gli orizzonti. Dai 18 relatori del 2005 ai 56 del 2007 all'edizione del 2008 quando le giornate effettive di lavoro saranno quattro perché gli spunti sono talmente tanti che tre sono ormai diventate strette, insufficienti. In tal senso, un congressista mi ha scritto chiedendomi se la manifestazione diventerà itinerante, che è un peccato inchiodarla a Milano quando c’è voglia di Identità anche a Roma, Napoli, Torino... Non c’è una risposta precisa, se non fluida, alla James Bond: mai dire mai.
I primi ai quali un-evento-uno va stretto siamo noi che lavoriamo alla sua realizzazione, penso a Claudio, Alessandra, Gabriele, Daria, Alessia, Andrea, ancora Alessandra e ancora Claudio, Cesare, Rocco, Bettina, Antonio… Le idee non ci mancano, si tratta di trovare il modo di realizzarle in armonia tra di loro, impegno dopo impegno, senza snaturarci e senza forzature.
Sono per la lievitazione naturale delle cose, i cuochi non devono diventare dei burattini a comando, non devono trasformarsi in madonne da esporre solo perché il cibo è un argomento che tira, fino al giorno che tutti si sono stufati e si appassionano ad altro e altri, lasciandosi alle spalle cocci e delusioni.
Una cosa importante: per quanto io mi senta italiano, a Identità Golose non siamo in corsa perché un giorno qualcuno tra Los Angeles e New York, Tokyo e Londra scriva che la cucina italiana è la migliore al mondo, che è cosa ben diversa dal dire che piace a tutti. Il confronto tra culture diverse non verrà mai meno, esattamente come la difesa di un “fatto-in-Italia” di qualità. Fare la ruota come un pavone è un esercizio che lascio volentieri ad altri.
Paolo Marchi
ideatore e curatore
Nella foto di Maurizio Camagna, da sinistra verso destra: Federico Quaranta, Alberto Santini, Fulvio Pierangelini, Massimo Bottura, Gabrio Bini, Andrea Berton, Carlo Cracco, Corrado Assenza, Paolo Marchi, Rafael Garcia Santos e L'Inutile Tinto