Se mezzo milione di abitanti vi sembrano pochi, sono più che sufficienti per fare di Göteborg (che gli svedesi pronunciano “iote” pausa, quindi “bori” e tu non capisci proprio a cosa si riferiscano perché per noi italiani è Goteborg e stop) la seconda città del regno di re Carl XVI Gustaf, di una Svezia che sfiora i 10 milioni di cittadini dei quali un quinto nella sola Grande Stoccolma.
Göteborg, sulla costa meridionale occidentale, all’incirca a metà strada tra Oslo (Norvegia) e Copenhagen (Danimarca), ha ospitato la settimana scorsa il World Food Travel Summit, congresso dedicato al turismo mosso dal cibo, dal desiderio delle persone di visitare un posto, in primo luogo, per quello che vi potranno mangiare. In Italia lo diciamo a voce e quasi sempre le parole cadono nel vuoto della nostra rissosa, vergognosa politica. All’estero lo mettono in pratica. Una relazione che è un esempio per tutte: Matt Goulding, un americano trapiantato a Barcellona, ha parlato del successo del Noma e di René Redzepi: “Come un ristorante ha cambiato una nazione”, un fenomeno chiamato Nomanomics e che dovrebbe essere di esempio anche per noi italiani.

Uno scorcio del porto di Göteborg. La costruzione bianca e rossa al centro, è chiamata dalla cittadinanza il rossetto, ma il suo vero nome è Il piccolo boma. La Barken Viking è invece un veliero storico trasformato in hotel. Foto Malin Skoog/imagebank.sweden.se
Gioco forza che un’assise come questa è ancora l’occasione per un pieno di bontà gastronomica.
Mattias Kroon, giornalista svedese che vive nell’estremo sud del Paese, nello Skåne, mi ha ricordato che Göteborg non è nota per una vibrante scena ristorativa, ma per proposte più classiche in linea con i dettami della
Michelin, insegne che guardano soprattuttomagli uomini d’affari e al mondo dei congressi. Non a caso la rossa premia con la stella ben cinque esercizi:
Fond,
Thörnströms Kök,
28+,
Kock & Vin e
Sjömagasinet. Oggi il più interessante è la quarta,
Kock & Vin. Suona come Cucina & Vino e
Kroon, che collaborare con noi di Identità, me la raccomanda assieme con il
Bhoga, posto che debutterà nella prossima edizione della nostra guida grazie allo sprint dello chef
Gustav Knutsson. Ambienti opulenti, l’esatto contrario del minimalismo dominante, ha nelle
Animelle con mele cotogne e rape il piatto forte, ma guai non sostare al bar e affidarsi a mixologist sorprendenti.
E ancora, stessa fonte, una rustica trattoria dove scendere è il Kometen così come un suo collega, che vive e scrive di cucina proprio a Göteborg, perora la causa del Bhoga ma anche di due locali giapponesi, lo Hoze e il Vråå. Certo, uno potrebbe chiedersi perché giapponese prossimi alla Lapponia, ma meglio un’ottima cucina straniera che una mediocre tradizione locale.
Non basta: tutti gli svedesi sentiti ultimamente si sono raccomandati di andare lassù in questo periodo perché il 23 settembre si è aperta la stagione della pesca dell’astice, ottimo al Sjömagasinet anche se la vera festa per il palato e per l’umore è andare a gustarlo lontano dai locali di lusso, sulle isolette al largo di Göteborg.

In svedese si chiama Allemansrätten, in italiano Diritto di pubblico accesso, e autorizza tutti a girare in libertà la campagna, nuotare, camminare, spostarsi in canoa, raccogliere funghi e mirtilli, cucinare. Foto Henrik Trygg/imagebank.sweden.se
E’ la stagione della pesca perché c’è quella per raccogliere le cozze piuttosto che i gamberi o le ostriche. Certo, il concetto di pesca è diverso per noi italiani, legato al pesce, i muscoli si raccolgono ad esempio, però ogni popolo ha le sue tradizioni e sogna con quello che ha a disposizione. Ricordo in tal senso spledide cene a base di gamberi di fiume ben più a nord, nello Jämtland quando ancora
Magnus Nilsson non era nemmeno stato concepito.
Credo fortemente che sia stupido non calarsi nella realtà che si vive e menarsela perché non si ha quello che conosciamo quotidianamente e abbiamo lasciato a casa. Quindi consiglio di guardare bene le pagine del sito che illustra i vari appuntamenti e di farne tesoro in vista di vacanze future. Con un avvertimento: quando vi invitano, il sottoscritto in un ristorante, per una “fika”, evitate battute idiote, è la pausa caffè degli svedesi. Non facciamo sempre gli italiani versione barzellettieri, siamo ridicoli agli occhi del mondo civile.