13-06-2013

Ma quanto mangiano a Bangkok

Il pranzo sembra non finire mai. E' il trionfo dello street food e dei mercati al coperto

Il particolare di una bancarella colma di aglio e

Il particolare di una bancarella colma di aglio e peperoncino al mercato coperto di Bangkok chiamato Ying Charoen market in Phaholyothin road nel distretto di Bang Khen. Duemila banchi, quasi tutti di prodotti alimentari, tettoia bassa, caldo (a fine maggio) attorno ai 40°C. Colori, vita e profumi incredibili

segue dalla prima e seconda puntata

Sono rimasto impressionato da Bangkok, dalla sua luce, dalla gentilezza innata delle persone, dai colori e dai profumi del suo cibo da strada che non ho toccato perché quattro giorni sono niente per togliersi una pelle e indossarne un’altra. Gabriele Zanatta dice che lo street food è solo un po’ troppo unto e a volte condito come non siamo abituati, il piccantissimo è sempre in agguato, ma che non c’è nulla da temere a livello di igiene. Del resto, di sicuro tanti mercati all’aperto in Italia ti stregano per un verso e ti allontanano per un altro, la stessa cosa insomma. O ti fidi e ti lanci o è meglio limitarsi a guardare, sognare e fotografare.

Una cosa è certa: i thailandesi mangiano a tutte le ore, da prima dell’alba a notte fonda, poco ma sempre e questi angolini specializzati in pochissime cose, a volte addirittura una appena, tipo le pannocchie di mais, soddisfano ogni esigenza, a iniziare da quella di spendere il minimo, niente se raffrontato a quanto siamo abituati in Italia per un panino qualsiasi.

Lungi da me pensare di avere capito tutto. Detesto chi arriva in un posto la mattina e la sera te lo spiega come se lui vi vivesse da un paio di lustri. Io non so ancora fin dove si spinge Milano… Palloni gonfiati. E poi Bangkok è difficile da capire perché immensa e molto uguale. Certo il lungofiume, le rive del Chao Phraya, nelle sue varie facce, tra alberghi di lusso e grattacieli, fatiscenza e baracche, è inconfondibile così come il quartiere storico dei templi buddisti, ma per il resto la capitale thai si sviluppa in orizzontale e il cemento è ovunque, una gramigna grigia macchiata dal colore degli altari buddisti (e dai profumi degli incensi), da fazzoletti di verde e dai vestiti delle persone. Non capisci mai bene dove sei, intendo un turista anche perché le indicazioni stradali sono scritte in una lingua impossibile per noi esattamente come l’italiano lo è per loro che non sono abituati agli articoli, al maschile/femminile, al singolare/plurale, ai tempi e alle declinazioni dei verbi.

Tutto ti appare uguale non appena esci dai quartieri dai tratti più evidenti. Ad esempio non ho ancora capito dove si trovi un mercato al coperto di fascino estremo visitato all’ora di pranzo. Per quanto uno possa sapere che non è come i nostri, la realtà ti arriva addosso con forza. E non ho avuto tempo per andare al mercato sulle barche e sulle barche. Le cose sono andate così: da una scuola di cucina a una seconda, la prima (raccontata qui) dà direttamente sulla strada, la seconda invece è al primo piano di un edificio che in pratica si rivelerà uno degli ingressi allo Ying Charoen market in Phaholyothin road nel distretto di Bang Khen. Duemila banchi, quasi tutti di prodotti alimentari, tettoia bassa, caldo (a fine maggio) attorno ai 40°C, umidità a mille che è la cosa che dà più fastidio anche se i tuoi accompagnatori thai, che vivono o hanno vissuto in Italia, dicono che a loro dà ben più fastidio il nostro caldo secco perché secca la pelle. Opinioni.

Lo Ying Charoen market si estende per 15 acri, circa sei ettari, viene lavato da cima a fondo quattro volte al giorno ma ci sono angoli dove fatichi a restare indifferente. Non è affatto una questione di sporcizia, sia chiaro, tutt’altro, ma di merci esposte, di alimenti ricordiamocelo, che in alcuni casi non acquisterei proprio per cucinarmeli a casa. Questione di culture diverse, di fiducia che certi banchi ispirano e altri meno. Però penso pure a chi arriva da un altro continente e in certi nostri mercati trova prodotti per lui insoliti.

3. continua


Affari di Gola di Paolo Marchi

Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito

Paolo Marchi

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Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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