03-01-2024
Angelo Stoppani davanti al Quirinale a Roma il 31 maggioo 2003, una data molto importante per lui e per tutta la famiglia Stoppani. Venne infatti insignito del titolo di Cavaliere del Lavoro
Trentun’anni al Giornale e una fortuna: non esisteva una mensa interna, così eravamo liberi di consumare qualcosa dove ci faceva piacere e poi farsi rimborsare un tot che ogni anno cambiava. Io mai un dubbio: Peck in via Spadari. Amavo, e tuttora amo la qualità, perché rinunciarvi? Per un panino qualsiasi? Per qualcosa portato da casa? E non era solo una questione di ottimi piatti. Andare da Peck, voleva anche dire incrociare gli Stoppani e chiacchierare con loro andando oltre le meraviglie in bellavista.
Angelo, classe 1937, ci ha lasciati oggi, martedì 3 gennaio, e in cielo ha trovato ad attenderlo Mario, scomparso nel 2021 ottantunenne. Bresciani, Angelo era il primogenito di sette fratelli e come tale il più indicato per essere nominato cavaliere del lavoro nel corso del 2003. Questi benemeriti non arrivano a tremila unità, i primissimi nel 1901, e tanti o pochi che vi possano sembrare, lavorare è una condizione che li accomuna tutti. Però c’è lavoro e lavoro, soprattutto ci sono inizi ben differenti. E quelli degli Stoppani sono stati particolarmente duri.
Lui e due fratelli, Mario e Remo, con Lino, attuale presidente della Fipe, che si unì in seguito, arrivarono a Milano non ancora maggiorenni, sessant’anni in tre. Angelo lavorava da quando ne aveva tredici. Una prima salumeria nel 1958, una seconda quattro anni dopo, Peck nel 1970. Bersaglio centrato in pieno al terzo lancio: periferia, centro città, piazza Duomo. Un assoluto paradiso e da sempre, da quando nel 1883 Francesco Peck lasciò Praga per aprire a Milano una bottega dove vendere salumi e carni affumicate.
Angelo aveva una passionaccia per carne e salumi, Mario per i vini e i cosiddetti prodotti a marchio, Remo per i formaggi, Lino per i conti. Si ricordava ogni fattura e non c’era verso di prenderlo in castagna. Capitava che iol primogenito buttasse lì una frase del tipo «ho sentito l’azienda Pinco, dicono che nel 1998...». Impossibile: «No, era il gennaio 1999 e ordinarono questo, questo e quest’altro». Ed era vero, sempre.
I quattro fratelli Stoppani in posa davanti alle storiche vetrine di Peck in via Spadari a Milano: da sinistra, Remo, Mario, Angelo e Lino
Al suo sguardo non sfuggiva nulla e non faceva differenza nel trattare il cliente che doveva stare attento alle mille lire e quello che non badava alle spese. Stile assoluto e una complicità a tutta simpatia come quando ti confidava che «luglio e agosto sono mesi splendidi perché si presentano tanti signori che hanno la moglie in vacanza e fanno loro pagando sempre e solo in contanti, sempre e solo i prodotti e i vini più esclusivi. Guai lasciare tracce». E rideva di gusto.
Angelo Stoppani e Pietro Marzotto, mezzo secolo di Peck
Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito
di
nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose. blog www.paolomarchi.it instagram instagram.com/oloapmarchi
Un tempo, la pagina a tutta acquolina in uscita sul Giornale. Oggi è una delle deliziose rubriche firmate dal nostro Paolo Marchi: signore e signori, gli Affari di Gola. Affari seri, ad alto tasso di ghiottonerie, che ritraggono un’Italia davvero squisita, tra incursioni nelle tradizioni più care al nostro palato, alla meglio gioventù del nostro Buon Paese