30-04-2018

JRE, festa grande per i primi 25 anni

Tutto iniziò nel 1990 con un viaggio di Bianconi in Francia. Il debutto tre anni dopo grazie alla generosità di Pietro Barilla

Walter Bianconi, fondatore nel 1993 e primo presid

Walter Bianconi, fondatore nel 1993 e primo presidente della sezione italiana dei Jeunes Restaurateurs d'Europe, durante i lavori del congresso a Roma il 23 aprile scorso. Allora patron con la moglie Donata del Tivoli a Cortina d'Ampezzo in provincia di Belluno, Bianconi rimase in carica fino al 1997. Foto Paolo Marchi

Per me sono trenta, trent’anni, ma è un ricordo tutto molto mio e di ben pochi altri, all’inizio una sola persona, poi una decina a dire tanto e diverse con la memoria corta. Capita quando gli anni passano e il passato ha contorni sempre più sfuocati. Io stesso credevo che i JRE, l’associazione italiana dei Jeunes Restaurateurs d’Europe, avesse un paio di anni in più rispetto ai 25 appena festeggiati al St.Regis a Roma.

Venticinque perché è stata giustamente presa come riferimento la pubblicazione della primissima guida, uscita a fine 1993 con la data 1994. Azzurra, stretta e lunga, poche pagine perché pochi erano i primi iscritti, 27, sempre di più, in ogni modo, rispetto agli 11 chef-patron con i quali tutto ebbe inizio 24 mesi prima. Undici e non dodici perché Igles Corelli, dopo avere ospitato la primissima riunione nel suo locale, l’indimenticabile Trigabolo di Argenta in provincia di Ferrara, dovette farsi da parte perché di lì a poco quella straordinaria insegna chiuse e quando riaprì era tutta un’altra cosa e per Corelli il film era cambiato completamente.

Lustro dopo lustro è cambiata molto anche l’associazione stessa. Talento e passione era ed è sempre il motto. Senza il primo non si va oltre la mediocrità, senza il secondo non si sopportano oneri e stress di una professione pesante

Luca Marchini, presidente in carica dei JRE italiani, alla cena di gala al St. Regis a Roma

Luca Marchini, presidente in carica dei JRE italiani, alla cena di gala al St. Regis a Roma

come quella del cuoco che è anche ristoratore e rischia di suo perché imprenditore. Oggi le associazioni sono quasi esclusivamente composte da chef patron e non ci si fa più caso. Ma un quarto di secolo fa non era affatto scontato.

A me era capitato di essere in vacanza in Francia, estate 1988 dopo gli Europei di calcio in Germania. In un locale davvero speciale sulla costa atlantica, nel Morbian, scoprii i JRE, la casa madre francese. Una illuminazione. Ne presi una copia, ripromettendomi che avrei fatto di tutto per arrivare a vedere nascere altrettanto in Italia. C’era terribilmente bisogno di mettere i riflettori sulle nuove leve che altrimenti rimanevano nell’ombra dei grandi di quel tempo. Oggi con i social il flusso delle informazioni è completamene diverso, meglio o peggio che sia, non conta ora.

Quella primissima guida – e l’associazione prima ancora - iniziò a prendere forma grazie alla forza di volontà di Walter e Donata Bianconi, marito e moglie, lui trevigiano e lei romagnola, fino all’inizio degli anni Zero titolari del Tivoli a Cortina d’Ampezzo. Lo seppi per caso in agosto a Cortina, Corelli aspettava i primissimi l’indomani al Trigabolo, primissimo incontro in assoluto e loro non vedevano l’ora che gli ultimi lasciassero il locale per dormire qualche ora prima di partire all’alba per Argenta. «Ci vedremo per capire se c’è modo di riunire alcuni giovani in un gruppo, i francesi lo fanno già», mi disse Walter con due occhiaia così. Quel libretto di alcuni anni prima in Francia tornò

Ernesto Iaccarino, a destra, presidente europeo dei JRE

Ernesto Iaccarino, a destra, presidente europeo dei JRE

improvvisamente d’attualità. Lo avevo ben stampato nella memoria ed era lo stesso che aveva colpito Bianconi.

Walter stesso nel 1988 era andato infatti ad affinare tecniche e orizzonti da Jean Claude Fabre a Florensac nell’Hérault, un incontro prolifico perché seguirono prima un libro a quattro mani, Piatti senza frontiere, e nel 1990 l’idea concreta dei JRE verdi bianchi e rossi, una delle tante realtà che noi italiani abbiamo importato dai cugini.

E adesso proprio quella primissima uscita è stata ristampata per celebrare il primo quarto di secolo. Si apriva con il saluto dei Bianconi, lui presidente fondatore e lei segretaria e mamma putativa di tutti quelli che via via sarebbero entranti, e Carlo Brovelli, un grande innovatore sulla scia dei Marchesi e dei Santin. Titolare 60enne del Sole di Ranco sul lago Maggiore, sponda varesina, Brovelli era il presidente onorario, un simbolo per unire passato, presente e futuro.

La prefazione portava invece la firma dello scrittore Giorgio Soavi, assiduo frequentare del Tivoli come la persona omaggiata attraverso le sue parole, Pietro Barilla, industriale della pasta, ma in questo caso mecenate delle arti e di

iniziative belle come quella di fondare i JRE: «Con questo delizioso racconto vogliamo ringraziare Pietro Barilla che aderì con entusiasmo alla nostra iniziativa ed ebbe fiducia in noi».

Bianconi lo ha ricordato lunedì scorso a Roma. Senza la generosità del re della pasta, quei JRE non avrebbero mai mosso un passo e il futuro ci avrebbe riservato altro perché la stessa idea, messa a dimora in un altro momento e da altre persone, sarebbe sbocciata in tutt’altro modo e preso tutt’altre vie.

In 25 anni, il sodalizio ha avuto otto presidenti. Dopo Bianconi, Herbert Hintner, Moreno Cedroni, Marco Bistarelli, Emanuele Scarello, Andrea Sarri, Marco Stabile e dal 2016 Luca Marchini. A rileggere decine e decine di nomi apparsi nel tempo, di questo o quello uno oggi si chiede che fine abbia mai fatto o, addirittura, chi mai fosse, meteore o rose sbocciate solo in parte. Altri sono tuttora grandi e attuali come i Cerea a Bergamo e i Troiani a Roma (ma entrarono quando ancora stavano a Fabriano nelle Marche), i Portinari a Lonigo (Vicenza) e Pietro Leemann a Milano, Valeria Piccini a Montemerano (Grosseto) e Gaetano Trovato a Colle Val d’Elsa (Siena). C’è chi è ancora nel gruppo

I nuovi ingressi nella sezione italiana dei JRE. Da sinistra verso destra: Nikita Sergeev, Manfred Kofler, Davide Maci, Oliver Piras e Alessandra Del Favero, Fabiana Scarica e infine Roberto Tonola

I nuovi ingressi nella sezione italiana dei JRE. Da sinistra verso destra: Nikita Sergeev, Manfred Kofler, Davide Maci, Oliver Piras e Alessandra Del Favero, Fabiana Scarica e infine Roberto Tonola

come benemerito. Chi è uscito sbattendo la porta e chi è stato accompagnato alla porta. Chi superati i 45 anni, ha giustamente pensato fosse giunto il momento di indossare i pantaloni lunghi passando in altre associazioni lasciando spazio ai trentenni di fine anni Dieci.

Sei novità, anche se la sesta ha un sapore del tutto speciale perché Roberto Tonola, della Lanterna Verde a Villa di Chiavenna (Sondrio), ha raccolto il testimone passato nelle sue mani da suo padre Andrea Tonola, in pratica iscritto da sempre e scomparso recentemente. La Lanterna continua a brillare. Quindi Manfred Kofler di Culinaria a Tirolo (Bolzano), Davide Maci del The Market Place a Como, Nikita Sergeev dell’Arcade a Porto San Giorgio (Fermo), Fabiana Scarica di Villa Chiara a Vico Equense (Napoli), infine Oliver Piras e Alessandra Del Favero di Aga a San Vito di Cadore (Belluno). Che crescano bene.


Affari di Gola di Paolo Marchi

Pagina a tutta acquolina, uscita ogni domenica sul Giornale dal novembre 1999 all’autunno 2010. Storie e personaggi che continuano a vivere in questo sito

a cura di

Paolo Marchi

nato a Milano nel marzo 1955, al Giornale per 31 anni dividendosi tra sport e gastronomia, è ideatore e curatore dal 2004 di Identità Golose.
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